C’è vita nell’universo! E a questo punto, aveva ragione l’amabile Eugenio Finardi quando invocava a gran voce “Extraterrestre portami via…”.
Cè di che riflettere in tal senso dopo aver visto lo stellare concerto del “marziano” Jesus Molina in quartetto, terza ed ultima data della meravigliosa rassegna di Spoleto Jazz 2022 organizzata dagli impagabili ragazzi di Visioninmusica di Silvia Alunni, in collaborazione con il Comune di Spoleto.
Una Silvia, novella Sun Ra, talmente convinta della vita su altre galassie (Sun Ra diceva di aver parlato direttamente con gli abitanti di Saturno!!) che non ha resistito a programmare la sua nuova stagione di concerti all’Auditorium del Gazzoli di Terni proprio con l’inossidabile Eugenio Finardi, il prossimo 19 gennaio 2023, con tutto il suo repertorio classico riscritto in chiave jazzistica. Imperdibile!
E che una scintilla di qualche misteriosa divinità arda nel corpo di Jesus Molina, è fin troppo chiaro dopo aver ascoltato anche solo l’inizio del concerto al Teatro Caio Melisso, soldout per la seconda volta, inclusi gli eroici 30 spettatori della Galleria. Parliamo di oltre 300 spettatori di cui è certo almeno due terzi provenienti da fuori città.
Una costante questa del gradimento di pubblico sulla programmazione che si è ripetuta senza differenze in tutti e 3 gli spettacoli della rassegna. Motivo per cui ora non ci sono alibi o tentativi di guardarsi l’ombelico, da parte dell’Amministrazione, facendo finta di non sapere che questo è il momento migliore “di battere il ferro”.
E se c’è un universo del jazz, da qualche parte, è evidente che qualche scintilla di luce prodigiosa ha colpito anche la città del Festival, che sta germogliando una pianta sana e robusta.
Il “marziano” Jesus Molina è un artista di soli 26 anni, che tuttavia sembra avere una vita secolare di esperienza dietro le spalle. Una sorta di divinità Sumera, come quelle che correvano a velocità supersonica nell’Epopea di Gilgamesh, in spazi senza tempo. Proprio come le mani di Jesus che sembrano vivere di vita propria ed aliena.
Dire che Molina è in possesso di una tecnica strabiliante, sarebbe riduttivo. Come lui molti altri artisti che girano i palcoscenici internazionali possono dirsi tecnicamente perfetti.
La vera differenza è la inspiegabile capacità di modificare tempi e ritmi della produzione del suono, riannodandoli tutti ad un filo conduttore.
La velocità esecutiva della mano destra di Molina, nelle varie coloriture dei brani, lo fa sembrare a volte molto simile al migliore Oscar Peterson, Ma come detto non è una sola questione di tecnica esecutiva, perchè Molina ha la scintilla della divinità Sumera che lo agita.
L’esempio perfetto è l’esecuzione di un grande classico come Spain di Armando “Chick” Corea, che nel corso del tempo abbiamo sentito eseguita in tutte le salse possibili. Non ultima una versione spettacolare proposta proprio nel primo concerto della rassegna di Spoleto Jazz da Matteo Mancuso.
Eppure Molina riesce a tirarne fuori una versione piena di ispirazione e di fughe in avanti e repentini ricordi, memorie della sua divinità, che rendono il pezzo qualcosa di imperscrutabile se non si è in possesso dell’arte.
Il pubblico presente, per la maggior parte conosce già Molina ed anche questa sua versione di Spain, ma anche chi scrive è rimasto molto colpito dall’esecuzione dal vivo di una brano feticcio come quello di Corea. Del resto da un “marziano”, con tracce di divinità Sumera al suo interno, cosa ci si può aspettare d’altro se non rimanere completamente abbagliati e coinvolti.
E la storia non cambia molto nemmeno per un pezzo come A Night in Tunisia di Dizzy Gillespie che nello spazio di pochi minuti assomma sonorità della tradizione colombiana e latina (la Colombia è il paese di origine di Molina), a rifiniture puramente legate al bepop e a legature tutte personali.
Molina, anche nel caso delle cover, genera nuova musica sempre e comunque. Ed è la stessa sensazione che si prova ad ascoltare i brani di sua composizione raccolti in ben 5 album (l’ultimo in ordine di tempo è Agape, da poco uscito) nonostante la giovanissima età terrestre.
La composizione del suo quartetto, visto a Spoleto, ricalca fedelmente il gruppo con il quale l’artista si è esibito in una serie di concerti in Spagna nel 2019. Si tratta dell’incredibile percussionista Jorge Perez, del perfetto bassista Guy Bernfeld con l’aggiunta per questo tour europeo dell’ispirato chitarrista cubano Jose Irarragorri.
Tutti amici di Molina sin dai tempi del Berklee College of Music dove Jesus ha studiato.
A Spoleto non è mancata nemmeno l’occasione di rispolverare il primo strumento studiato dalla nostra divinità sin dall’età di 12 anni, il sassofono che manco a dirlo, viene suonato in maniera splendida.
E c’è spazio anche per un fuori programma inaspettato e di cui l’organizzazione di Visioneinmusica non sapeva nulla, con un duetto tutto “piacione” tra lo stesso Molina e il suo accompagnatore nel Tour europeo, il tenore italoamericano Jonathan Cilia Faro, che si mette a cantare Il Cielo in una stanza di Gino Paoli e due classici come Amapola e Besame Mucho. Un siparietto che normalmente piace molto alle platee americane, ma che in Italia di solito non ottiene effetti divinatori.
Ma Jesus Molina è anche un ottimo intrattenitore e scherza molto con il pubblico presente così che il tutto passa come una piacevole boutade all’interno di un evento indimenticabile.
Tanto è convincente Jesus che ad un certo punto blocca il concerto, fa accendere le luci in teatro e si fa un video per i social con il gruppo e tutto il pubblico in teatro che sta allo scherzo e si mette a strillare un saluto per le migliaia di fans sui social. Tutto rintracciabile in una bella serie di reels della parentesi spoletina sulla pagina Instagram di Molina.
E’ pur sempre un ragazzo di 26 anni terrestri…e naturalmente pubblico in delirio, ma da paura extraterrestre!