Jacopo Brugalossi
Sono davvero alla disperazione gli operai della Ims/Isotta Fraschini (ex Pozzi) di Spoleto, da venerdì scorso in sciopero ad oltranza al punto che stamattina, dopo l’ennesimo “ricatto” da parte della direzione, hanno seriamente pensato di salire su un pullman e recarsi in massa a Varese per chiedere aiuto direttamente alla proprietà, il Gruppo Castiglioni.
La prova di forza – La novità odierna ha rappresentato una vera e propria mazzata per loro. Poche ore fa la direzione aziendale, affidata all'ingegnere Massimo Santoro, ha fatto sapere che se non avessero ripreso regolarmente il loro posto in fabbrica lo stabilimento sarebbe stato chiuso. Insomma la direzione sarebbe pronta a mandare all’aria un intero stabilimento privando di un futuro le 300 persone che vi lavorano. Che sia una precisa strategia? E in caso affermativo, autorizzata da chi? Difficile pensare che Santoro possa decidere senza un avallo della Proprietà. In preda allo sconforto più totale e ed ormai consci di non aver nessuna speranza di trattare con Santoro, agli operai è venuta in mente la soluzione più drastica, anche se forse l’unica percorribile: andare a bussare direttamente a casa Castiglioni.
L’intervento del sindaco – Avvertito di quanto stava accadendo, Daniele Benedetti ha deciso di intervenire in prima persona recandosi intorno a mezzogiorno ai cancelli dello stabilimento. Agli operai ha annunciato che martedì prossimo – “prima non è possibile per motivi tecnici e logistici” – incontrerà a Dongo il proprietario Castiglioni, a cui consegnerà un documento redatto e firmato dagli stessi operai con le loro istanze sull’approvvigionamento delle materie prime e sugli stipendi. Temi imprescindibili per il futuro dell’azienda e delle famiglie degli operai. Benedetti sembra condividere la sfiducia dei lavoratori nei confronti della direzione e dell’ingegner Santoro, tanto che, interpellato da Tuttoggi.info, ha detto: “Castiglioni deve capire che Santoro è il vero problema di questa azienda; questa è l'opinione dei dipendenti e anche su questo dobbiamo lavorare per riportare un clima di serenità all'interno dello stabilimento”.
Tra 2 fuochi – Gli operai in sciopero, ora, sono divisi tra due fuochi. Speranzosi che l’incontro tra il primo cittadino e la proprietà porti buone nuove per il futuro loro e dell’azienda, sarebbero anche disposti a tornare a lavorare domani per evitare di non consegnare in tempo le commesse relative al comparto della ghisa (l’unico in funzione in questo momento). Allo stesso tempo però, non vorrebbero tornare ad indossare le tute per evitare che Santoro si senta vincitore morale anche di questa battaglia. “Se torniamo a lavorare lo facciamo solo come atto di responsabilità”, hanno detto alcuni.
Azienda in crisi – Nel marasma generale, si rischia di dimenticare quanto le condizioni di lavoro nello stabilimento di Santo Chiodo siano precarie. I magazzini sono vuoti, riferiscono alcuni lavoratori, manca l’abbigliamento da lavoro, tanto che qualcuno è costretto a lavorare con pantaloni di due taglie più grandi e qualcun altro ad usare scarpe rotte. Il comparto dell’alluminio è completamente fermo, senza prospettive di ripresa. Nella giornata di ieri c’è stato anche l’appello straziato di un operaio che si è detto pronto a rinunciare ad una parte dello stipendio, se almeno i soldi risparmiati venissero reinvestiti nell’approvvigionamento di alluminio per far ripartire la produzione.
In arrivo Cremaschi – In Umbria per alcuni impegni istituzionali, Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato Centrale della Fiom, incontrerà oggi pomeriggio intorno alle 16.30 i lavoratori a Santo Chiodo. Chissà se il numero due della Federazione dei Metallurgici potrà diradare almeno un po’ delle nubi addensatesi ormai da troppo tempo sopra la testa dei 300 operai della Ims e delle loro famiglie. E ridare un pò di fiducia agli operai che ormai sembrano averla definitivamente persa nei sindacalisti locali.
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(Modificato alle 19.38)
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