Dopo una battaglia legale durata anni il Consiglio di Stato ha dato ragione ai proprietari degli appartamenti che, nel 2003, videro le loro finestre oscurate, a meno di 10 metri di distanza, dalla struttura in travi ed acciaio del parcheggio del tribunale di Spoleto. I due ricorrenti, assistiti dall’avvocato Giovanni Ranalli, si erano rivolti in prima battuta al Tribunale Amministrativo Regionale chiedendo che fosse eseguita la sentenza del 2012 con la quale il giudice aveva deliberato il “distacco obbligatorio ai almeno 10 metri fra il parcheggio e le pareti finestrate”, condannando l’amministrazione comunale ad “arretrare il parcheggio oppure portarne l’altezza al di sotto del muro preesistente, in modo tale da rispettare il distacco di legge”.
Nuovo progetto – Il comune approvò effettivamente un progetto definitivo di arretramento del parcheggio che però, osservarono gli appellanti che fecero istanza di accesso alle carte, non prevedeva alcuna rimozione delle parti strutturali poste a meno di 10 metri dalle loro abitazioni. Una soluzione avversata dai ricorrenti ma, stavolta, accolta dal TAR, che respinse il loro secondo ricorso. Motivo per il quale i due si sono appellati al Consiglio di Stato che nei giorni scorsi si è pronunciato in via definitiva in loro favore.
Buona la prima sentenza – Secondo il massimo organo della giustizia amministrativa “la distanza minima di cui è stata contestata la violazione è inderogabile e va calcolata in base a tutte le porzioni delle costruzioni di modo che ogni punto delle stesse sia posto a distanza non inferiore ai 10 metri”. Stando al dispositivo redatto dai giudici riuniti in camera di consiglio (Filippo Patroni Griffi presidente, Claudio Contessa, Gabriella De Michele, Giulio Castriota Scanderbeg e Roberta Vigotti consiglieri) la seconda sentenza del TAR conterrebbe diversi elementi contraddittori. “Deve quindi essere confermato quanto stabilito nella prima, ovvero che va garantito il distacco obbligatorio di almeno 10 metri fra il parcheggio e le pareti preesistenti”.
Risarcimento – Il comune di Spoleto avrà ora a disposizione 60 giorni per modificare il progetto portando la struttura ad almeno 10 metri dal palazzo, oltre a dover risarcire gli appellanti delle spese legali, quantificate in 7mila euro.
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