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Spoleto, gli “sgambetti” di Antonini & Co. Nuovi guai in vista. Tutti a spasso

Carlo Ceraso
Si arricchisce l’elenco delle definizioni che hanno segnato gli ultimi anni della gestione Antonini alla guida prima di Banca Popolare Spoleto e, da un anno, della holding Scs che ne controlla la quota di maggioranza. All’operato già definito da Bankitalia “pervasivo, dominante e poco trasparente” di quando era in sella alla PopSpoleto, si aggiunge ora quello affibbiato all’ex dominus (e al suo entourage) dal giudice Roberto Laudenzi il quale ha detto chiaramente che alla assemblea del 17 dicembre scorso ci sarebbe stato più di “uno sgambetto”. E’ quanto trapela in queste ore sull’udienza di venerdì scorso dove i vertici di Scs – privati dal giorno prima dei poteri della straordinaria amministrazione – si sono incontrati con le parti ricorrenti (l’ex board di Solfaroli, Cucchetto e Raggi da una parte; i 4 soci ‘ribelli’ dall’altra) ed hanno dovuto ingoiare l’amaro boccone. Le poche parole di Laudenzi sono bastate a far calare il panno all’ex padre-padrone e a convincere all’istante i suoi legali (gli avvocati Feliziani, Morera e Trabalza) ad accettare la proposta di indire una nuova assemblea dei soci in accordo con i ricorrenti. Una mazzata. I volti dei poco magnifici 7 cavalieri della Scs si sono scuriti come quando calano le tenebre, con l’unica eccezione del consigliere Pasquale Coreno che da buon ex agente dei servizi segreti è abituato a non tradire le emozioni.
Le strategie – una utopia pensare che l’accordo si raggiungerà presto. Il primo incontro comunque è fissato per il prossimo 8 maggio a Roma ma è probabile che non sarà l’ultimo. Certo Antonini (in una foto d'archivio) ora ha tutto l’interesse a cercare l’intesa (il 27 successivo c’è l’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio Scs, ma è quella straordinaria del 27 luglio, per l’aumento di capitale della controllata Bps, a preoccupare il Cda privo dei necessari poteri), ma a quale prezzo? Facile pensare che i ricorrenti porranno sul piatto della bilancia qualche condizione di non poco conto, anche perché ora sono loro in vantaggio. Ad intimorire di più è la posizione che assumeranno i 4 soci (Arcangeli, Graniti, Martinelli e Roscini) assistiti dall’avvocato Massimo Marcucci, il legale che ha inferto il colpo più duro al ‘sistema’ Antonini, forse ancor più di quello assestato lo scorso anno da Palazzo Koch quando Antonini e Bellingacci furono defenestrati dal board di PopSpoleto. Non di meno comunque quella di Solfaroli & Co., assistiti dall’avvocato Stefano Mazzi di Perugia, fra i maggiori esperti di diritto societario in Umbria, e dal professor Zaccheo del foro di Roma (assente all’ultima udienza). Se è certo che i “ribelli” chiederanno precise regole per lo svolgimento dell’assemblea (visto che all’adunanza di dicembre scorso Antonini e Caparvi avrebbero mandato a farsi benedire le norme statutarie), non è da escludersi che possano proporre l’uscita dal board proprio di Antonini e Bellingacci. Impossibile che accettino una simile condizione, sarebbe come invitare Berlusconi a passare una notte con la Merkel. Gli studi legali sono comunque già al lavoro per studiare strategie e controstrategie, ma appare improbo che l’assemblea possa tenersi in tempi brevi. Voci non controllate sostengono che il Cda potrebbe anche dimettersi in blocco per consentire ai revisori dei conti di bissare la strategia di novembre scorso convocando una assemblea straordinaria con la quale rimettere in sella Antonini. Ma è solo una ipotesi che non trova conferme ufficiali.
Controdenunce in vista – qualche nuovo guaio potrebbe arrivare per la Scs dall’azione che i clienti di Marcucci, e lo stesso legale, stanno per avviare nei confronti della holding dopo il durissimo comunicato diramato da quest’ultima che aveva preannunciato azioni legali nei loro confronti. Secondo la nota dell’istituto di credito i ricorrenti “hanno mistificato i fatti di fronte al giudice” (clicca qui), inducendo il presidente del Tribunale in errore con la sentenza della sospensione del Cda, poi parzialmente modificata con la sospensione dei poteri straordinari e comunque riconfermata anche dal giudice istruttore (qui). Secondo Scs i “ribelli” avrebbero spacciato l’assemblea del 25 aprile scorso per “straordinaria quando aveva invece carattere ordinario, come da ordine del giorno che è stato in pubblicazione trenta giorni sul sito BPS, sui manifesti nonché sugli organi della stampa”. Ma è proprio scorrendo la sezione “Investor Relations” del sito Bps che si nota una anomalia. Il primo documento è del 27 gennaio con oggetto “Calendario eventi”, leggiamolo: “Venerdì/sabato 27/28 aprile 2012 Assemblea Ordinaria dei Soci per approvazione Bilancio e Straordinaria” (qui). Del 22 marzo un nuovo comunicato con oggetto “Parziale modifica calendario eventi societari 2012: Si informa che il Cda ha modificato la data dell’Assemblea Ordinaria dei Soci che si terrà il 26/27 aprile 2012” (qui). E l’assemblea straordinaria? Insomma sul sito istituzionale non vi è traccia alcune dell'annullamento dell’assemblea straordinaria. Una anomalia che potrebbe aver indotto in errore i ricorrenti, che forse non meritavano il trattamento riservato loro da Scs. Il comunicato della holding, diramato alla stampa privo di firma, ha peraltro sollevato i malumori di diversi avvocati del foro di Spoleto che sono scesi al fianco di Marcucci e potrebbero a breve chiedere un intervento dell’Ordine presieduto proprio da Paolo Feliziani.

La stampa – le ultime clamorose vicende giudiziarie hanno svegliato dal torpore anche la stampa locale, rimasta fin qui in disparte quasi a non voler disturbare il manovratore. Eccezion fatta per il Giornale dell’Umbria, che da sempre segue le vicende Bps-Scs, tutti gli altri si son dovuti allineare e dare le ‘tristi’ novelle che offuscano l’immagine di Antonini & Co. Anche il sonnacchioso Tg3 ha parlato dell’udienza che ha bacchettato il modo in cui fu condotta l’assemblea della ‘vergogna’ del 17 dicembre scorso. E persino il CorUmbria (dove Bps, grazie ad una operazione fortemente voluta dall’ex dominus, vanta una quota azionaria che nel 2011 ha registrato una svalutazione per 946mila euro) è stato costretto a dedicare una ventina di righe alla vicenda. Piccoli segnali di come il “sistema” che ruota intorno all’attuale vertice Scs continua a registrare una lenta ma inesorabile decadenza. Certo anche fra i giornalisti e pseudo tali, di fedelissimi ne restano svariati. Come il duo, più simile a Stanlio e Ollio, pronto sempre ad esaltare le notizie che piacciono al capo e a censurare quelle che potrebbero disturbarlo. Esilarante l’intervista video di giovedì scorso: “ecco presidende – dice l’intervistatore mostrando una padronanza della lingua da far invidia anche a un maestro delle elementari – fino a ieri lei era sospeso come cda, oggi viene riammesso come cda della credito e servizi…ma inzomma cosa fa questo giudice (il presidente del Tribunale, n.d.r.) che prima sospende e poi riammette?”. C’è da comprenderlo, poverino, è tanta la foga di far bella figura con il leader che preferisce far finta di non aver capito quello che realmente è successo in tribunale. Tanta la voglia di annunciare all'orbe terracqueo il verbo, che il video finisce su Youtube con l'affettuoso quanto semplice titolo di “Giovanni”. La risposta dell'interlocutore fa passare un brivido lungo la schiena: “sono solidale al giudice – dice il presidentissimo, che non si rende neanche conto della gaffe che sta per fare – perché purtroppo è stato tratto in inganno dai soliti personaggi che a Spoleto conosciamo tutti, i quali son andati da lui dicendo cose false e le hanno messe per iscritto”. Talmente tratto in inganno che poche ore dopo l'intervista è arrivata al board anche la “legnata” del giudice istruttore.

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