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Spoleto, folla commossa per l’ultimo saluto a Monsignor Sergio Virgili – Video e foto

(Car. Cer.) – La città si è fermata oggi pomeriggio per rendere l’ultimo omaggio a monsignor Sergio Virgili, don Sergio come voleva esser chiamato da tutti. Alle 15, ora fissata per i funerali, la chiesa del Sacro Cuore era gremita all’inverosimile, anche lungo il corridoio che porta alla sacrestia. Tanti quelli che non sono potuti entrare ma che, nonostante non fosse stato previsto un impianto di amplificazione, hanno atteso in silenzio l’uscita del feretro per dare anche loro l’ultimo abbraccio al parroco dei bambini e dei poveri.
Il rito religioso è stato celebrato dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo, insieme a monsignor Alessandro Lucentini: “tutti ricordano il suo impegno a San Venanzo e al Sacro Cuore- ha detto durante l’omelia – dove inventava modalità sempre nuove per aiutare i più piccoli e i poveri. Rimarrà vivo il suo ricordo, efficace il suo esempio”. Un lungo applauso, al termine della Messa, ha salutato l’uscita del feretro. Lungo la Chiesa i volti sono rigati dalle lacrime, a dimostrazione di quanto fosse amato. Senza distinzione di età. Giovani ragazzi abbracciati a consolarsi, i bambini della parrocchia, come i più grandi e gli anziani, intenti ad asciugarsi le lacrime. Tutti stretti intorno ai familiari di don Sergio, il fratello Tonino con la moglie Carla e le figlie Barbara e Cristina, amatissime dallo zio. Fra le autorità presenti il sindaco Daniele Benedetti e gli assessori Cintioli, Lezi e Vargiu.
“Poche chiacchiere” – in un piccolo pezzo di carta monsignor Virgili aveva scritto le sue ultime volontà: “niente fiori, solo opere per la Casa degli anziani, e poche chiacchiere”. Ecco, in poche parole c’è un po’ tutta la storia di don Sergio, morto ieri a Terni, stroncato da un infarto, all’età di 77 anni, 50 dei quali dedicati alla difesa dei più deboli. Una delle frasi più ripetute era: “le parole non servono a nulla, preghiamo e basta”. Un carattere forte, non sempre facile, ma straordinariamente concreto verso gli ultimi.
L’opera di Don Sergio – Nato a Cesi, in provincia di Terni, era stato ordinato presbitero il 29 giugno 1961. Il 23 ottobre prossimo (il giorno prima del suo 78mo compleanno) sarebbe tornato nella chiesa del Sacro Cuore per celebrare i 50 anni di sacerdozio. Quella che per 30 anni lo aveva visto protagonista di alcune delle opere più belle della storia di Spoleto: dai primi soggiorni estivi per ragazzi disabili, alle imponenti raccolte fondi destinate in teatri di guerra, alla creazione dell’oratorio (lì dove nacque la Marconi Pallavolo, destinata più tardi a conquistare la serie A1), alla fondazione della Caritas, alla realizzazione della Casa per anziani e a quella per ragazze madri. Solo per citarne alcune. Ci vorrebbe un libro per raccontarle tutte, piccole e grandi, custodite nella memoria delle migliaia di fedeli (ma credenti di altre religioni e atei) che lo hanno incontrato nel suo cammino. O un film. Guardando al recentissimo di Olmi “Il villaggio di cartone” sembra quasi di intravedere la figura di don Sergio e la sua opera. Come per il protagonista del film, così per il parroco di Via Marconi i “veri ornamenti del tempio di Dio sono gli ultimi”. Ecco perché nessuno potrà dimenticarlo.
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