Categorie: Cronaca Spoleto

Spoleto, facevano prostituire ragazze in appartamenti e in un albergo del centro / In 3 alla sbarra

Jacopo Brugalossi

La “banda”, dedita al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione tra Terni, Orte e Spoleto, era stata sgominata dai Carabinieri di Spoleto nel gennaio del 2011 con l’arresto di cinque persone. Ieri per tre di loro, quelle rinviate a giudizio dalla dottoressa Daniela Caramico D’Auria nell’udienza preliminare del febbraio 2013, è iniziato il processo di fronte al collegio penale del tribunale di Spoleto. Si tratta di un ternano di 44 anni, di sua moglie, una 38enne brasiliana, e di un 60enne spoletino titolare di un albergo in città.

Il loro modus operandi, descritto nelle carte processuali e spiegato dai Carabinieri stessi in una conferenza stampa convocata all’indomani degli arresti, era ben collaudato. Il 44enne si occupava di procacciare luoghi di incontro e clienti, anche attraverso la pubblicazione di annunci su internet, alla stessa moglie e ad altre tre donne, invitate a recarsi a Spoleto e a prostituirsi con l’illusione di facili guadagni e la pronta disponibilità di un alloggio. Alloggio che in realtà serviva solo come luogo d’incontro coi clienti, mentre per quanto riguarda i guadagni le ragazze erano costrette a cederli per il cinquanta per cento al loro aguzzino.

Quando gli appartamenti non erano più “sicuri” l’attività si spostava nell’albergo del 60enne spoletino – a cui venne comunque riconosciuto un ruolo marginale nella vicenda – le cui stanze, stando al quadro accusatorio, vennero in più occasioni concesse senza registrazione alle ragazze e alla 38 brasiliana, che nel processo ha la doppia veste di imputata e parte offesa. Quest’ultima è infatti accusata, in concorso con due complici che vennero arrestati nell’ambito della medesima operazione ma per i quali si è proceduto separatamente, di aver a sua volta adescato le ragazze prospettandogli facili guadagni, dato loro istruzioni su come comportarsi coi clienti, procurato preservativi e monitorato costantemente l’attività facendosi pagare una sorta di tassa giornaliera di cento euro.

A denunciare la “banda” era stata una delle ragazze che nel 2010 raccontò ai Carabinieri di esser stata minacciata dalla sua sfruttatrice. I militari indagarono a fondo e con tutti i mezzi possibili, compreso l’escamotage di fingersi clienti, e dopo quasi un anno fecero scattare le manette ai polsi dei responsabili. Vennero tutti trasferiti in carcere tranne l’albergatore spoletino, a cui proprio in considerazione del suo ruolo marginale nell’attività illecita vennero concessi gli arresti domiciliari.

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