Cronaca

Spoleto e la “Grande Mutilazione”, 800mila euro all’asta per l’opera di Leoncillo che se ne va in Asia

Nella serata di ieri, 28 novembre, come già annunciato da giorni, nel corso della prestigiosa Evening Sale milanese di Sotheby’s a Palazzo Serbelloni dedicata all’arte moderna e contemporanea, è stata battuta all’asta “Grande Mutilazione” di Leoncillo Leonardi, celebrato scultore italiano. Nell’asta milanese è stato stabilito un nuovo record di valutazione per le opere dell’artista spoletino. L’opera infatti sarebbe stata aggiudicata telefonicamente a dei compratori asiatici per la cifra record di 800.000 euro, prezzo di martello (969.000 euro con i diritti). Una valutazione mai raggiunta prima dallo scultore, considerando che il prezzo a base d’asta partiva dalla cifra compresa tra 400 e 500mila euro. Lo scorso ottobre a Londra l’artista aveva segnato il suo precedente record di aggiudicazione ottenendo ben 720.000 sterline per una scultura in grès accostabile alla “Grande Mutilazione”

La scultura battuta all’asta, dalle dimensioni importanti (circa 2 metri),  vantava una rilevante storia espositiva avendo partecipato a due Biennali di Venezia, oltre che alla III Exposition Internationale de sculpture contemporaine a Parigi al Museo Rodin nel 1966 ed in altre importati mostre.

Ma sopratutto, per la cronaca recente, l’opera era di proprietà della Spoleto Credito e Servizi, finita sul lastrico dopo una serie di vicissitudini che hanno fatto svanire gli investimenti di 20mila e più soci e che da  azionista di riferimento della Banca Popolare di Spoleto, è ora soggetta a procedura di fallimento, motivo per cui i due curatori, Eros Faina e Paolo Sambuchi hanno ordinato la messa all’asta del capolavoro di Leoncillo.

Nei giorni precedenti l’asta milanese ci sono stati dei tentativi mediatici di bloccare l’operazione dei curatori fallimentari opposti dall’attuale reggenza della SCS e supportati anche da forze politiche che siedono in Consiglio Comunale, mentre è pendente in Corte di Appello un ricorso contro il fallimento. Motivo quest’ultimo per cui secondo una bizzarra interpretazione giurisprudenziale si sarebbe potuta e dovuta impedire la procedura della curatele che, ça va sans dire, significa proprio “prendersi cura” di chi è stato danneggiato, se non turlupinato.

Un pò tardi per accorgersi che la stalla è aperta e i buoi sono fuggiti. Di tutto questo si sarebbe dovuto e potuto parlare con cognizione di causa alcuni anni fa, ma evidentemente all’epoca c’era ancora chi pensava di poter tornare a governare, con lo stesso “stile” di prima, la stanza dei bottoni della SCS  e magari anche della BpS. Stile che ha prodotto una serie di guasti irreparabili, di cui il più evidente è proprio la fine degli investimenti dei 20mila soci della SCS  e per cui oggi ci ritroviamo a parlare dell’incolpevole grandissimo Maestro Leoncillo Leonardi che avrebbe meritato maggiore rispetto. Sicuramente in Asia ne potrebbe ricevere molto di più.

Sempre per la cronaca, insieme a Leoncillo è finita all’asta da Sotheby’s anche una seconda opera di proprietà della SCS, Bianco Plastica di Alberto Burri che ha un valore stimato tra 500 mila e 700 mila euro, ma che nella serata del 28 non ha avuto offerte che si avvicinassero alla base d’asta e che quindi verrà ribattuta in una seconda Evening Sale.

La “Grande Mutilazione” prosegue imperterrita. Dura lex sed lex.

Riproduzione riservata