Carlo Ceraso
Stringiamoci a coorte, Scs chiamò. All’appello della holding che controlla Banca Popolare Spoleto sabato scorso hanno risposto in più di mille (il 5,5% degli azionisti) per confermare il Cda guidato da Giovannino Antonini. Per sapere quanti hanno votato per delega bisognerà attendere il verbale notarile. C’è voluta la mano del giudice per veder di nuovo le cabine elettorali con il board costretto a rinunciare al voto plebiscitario tanto attuato negli ultimi tempi. Ma, come sempre avviene in simili occasioni, stavolta si è strafatto regalando una giornata di democrazia che avrebbe commosso anche Clistene: 2 notai a dirigere i lavori (la presidenza è stata affidata a Adriano Crispolti, presidente del Collegio notarile di Perugia, la segreteria a Enzo Paolucci), il Cda presentatosi dimissionario, il trio di punta Antonini-Bellingacci-Caparvi lontano dalla Sala congressi così da non poter essere accusato di influenzare i presenti e il ritorno delle schede elettorali ed urne. Un bel quadretto, anche se da giorni la macchina Scs era in moto per avvisare i soci più vicini alla linea antoniniana, avendo cura di evitare i ‘nemici’. L’esito è stato ancora una volta inequivocabile con la conferma da parte dei soci – presenti anche i vertici Bps con in testa il presidente D’Atanasio che a dicembre era invece rimasto un po’ defilato – dei 7 membri della governance. Ma la coorte ha voluto fare di più approvando la proposta di Antonino Rosati di allargare, udite udite, il board a 9 membri. Detto, fatto. Così in piena crisi economica, nel momento in cui le società si affannano a contrarre le spese superflue e con l’utile Scs ad appena 880mila € (la metà dei quali destinati ai Fondi acquisto azioni, beneficenza e mutualistico) gli azionisti deliberano altri due scranni, neanche a dirlo, per altri due fedelissimi del legionario Antoninius: Cesare Cattuto, già ex dg Scs (in predicato già da dicembre scorso – qui), e Massimo Morelli, che rientra nel board mantenendo la presidenza della controllata Brand-Up.
Nuovo board, vecchi nomi – La linea non è certo quella nel segno dello svecchiamento o della autorevolezza. L’età media sale a 65 anni (il titolo di ‘anziani’ se lo contendono i settantenni Cattuto, Galli e Valentini; a Bellingacci quello di più giovane con i suoi 59 anni); i laureati salgono a 4 (3 in giurisprudenza, 1 in lettere, 0 in economia e commercio). Ma quest’ultimo dato potrebbe lievitare di una unità visto che gli ultimi comunicati della Cooperativa sono firmati dal “Dr. Giovannino Antonini”. Che si faccia riferimento alla laurea rilasciatagli nel 2002 honoris causa dalla University Constantinian di Rhode Island, già finita nella black list del Miur (qui), di quelle che forse neanche il Trota avrebbe voluto? O che Antonini, indaffarato com’è, abbia trovato il tempo di discutere una tesi in una di quelle Università italiane riconosciute dalla Repubblica? Il “mistero” – che ha catturato i lettori che ci hanno segnalato la cosa inviandoci le foto della laurea constantiniana – continua. Il nuovo board è comunque formato da Giovannino Antonini (presidente), Claudio Caparvi (vice presidente vicario), Marco Bellingacci (vicepresidente), Leodino Galli (segretario) e i consiglieri Cesare Cattuto, Pasquale Coreno, Gianfranco Binazzi, Massimo Morelli e Rodolfo Valentini.
Le assenze – all’assemblea non c’erano i ‘ribelli’ che avevano impugnato l’assemblea e che erano stati invitati da Scs a mezzo stampa, con toni dal sapore vagamente minaccioso, a prendere parte ai lavori. Era quasi certo che non si presentassero, anche perché quando l’hanno fatto le hanno ‘prese’ e l’ultima volta, lo scorso 17 dicembre, anche in maniera energica. Ma alla Scs sembrano dimenticare ciò che non fa comodo (clicca qui e qui). Assente anche gran parte della stampa, quella che vorrebbe capire una volta per tutte se le porte sono sempre aperte o solo quando aggrada al board. Ad informarla comunque è stato un comunicato (ovviamente non pervenuto a TO®) dove la holding non ha mancato, per la seconda volta consecutiva, di dare prova eccelsa nella conoscenza della lingua italiana.
L’itagliano – leggiamone un passaggio: “…si è presentato dimissionario. Così come ha presiedere l’Assemblea sono stati chiamati un presidente…”. Una mutina di troppo – per dirla alla Checco Zalone quando incontra la bella Farah nel film “Che bella giornata” – che fa il paio con la “stabilizzazione” riportata nel penultimo comunicato.
Partita finita? – il rigetto della istanza per annullare l’adunanza di sabato scorso e il conseguente voto assembleare, sembra porre la parola fine alla intricata vicenda. Anche se, è notizia giunta in serata, il giudice ha di fatto respinto solo il ricorso dell'ex board (Cucchetto, Raggi e Solfaroli), perchè quello presentato dai soci Arcangeli, Graniti, Martinelli e Roscini – che chiedevano al giudice di decidere sulla legittimità dell'assemblea del 17 dicembre – sarà discusso nell'udienza già fissata per il prossimo 28 settembre. Di certo non è finita neanche per gli avvocati della holding cui si sono appellati i presenti all’Albornoz affinchè la cooperativa venga risarcita per i comportamenti tenuti dai ‘7 ribelli’. Un dato è certo, ora Scs potrà presentarsi all’assemblea della controllata Bps, prevista per il prossimo 27 luglio, per approvare l’eventuale ricapitalizzazione da 30 milioni di euro. Mentre resta il solito dubbio: cosa penserà di tutta questa vicenda il 94,5% dei 21mila soci?
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Aggiornato alle 22.45
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