I militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, nel corso di una verifica dei rapporti di lavoro istaurati con cittadini extracomunitari ai fini della regolarizzazione del loro soggiorno in Italia, hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Perugia una consulente del lavoro di Spoleto che è aveva costituito 13 rapporti di lavoro fittizi in favore di altrettanti lavoratori, che di fatto invece non avevano mai prestato alcuna attività lavorativa.
Quindici le persone complessivamente denunciate nella specifica operazione. Dalle indagini compiute è emerso che la professionista, mediante l’ inserimento di falsi dati occupazionali nella banca dati del Ministero del Lavoro (di cui aveva le credenziali di accesso grazie alla propria attività di consulente) e la compilazione di false buste paga, aveva di fatto “creato” dei finti lavoratori, con altrettante false posizioni assistenziali e previdenziali presso l’INPS.
I lavoratori interessati, anche loro denunciati all’Autorità Giudiziaria per il concorso nel reato, sono risultati essere tutti cittadini extracomunitari di origine marocchina, a parte una cittadina italiana che è risultata essere la nipote della stessa professionista, residente anche lei a Spoleto, e un’altra cittadina italiana, residente a Scheggino (PG). Quest’ultima è stata denunciata per aver richiesto all’ UTG di Perugia il nulla osta all’ingresso in Italia di una straniera, avendo poi dichiarato un falso rapporto di lavoro domestico, di fatto inesistente, determinando quindi un rilascio del permesso di soggiorno completamente irregolare.
Quattro finti rapporti di lavoro sono risultati in carico anche allo stesso studio professionale, mentre altri sei erano stati attribuiti ad un salone di bellezza con sede a Viterbo, ma con unità locale anche a Terni, risultata invece estranea ai fatti ed il cui titolare ha immediatamente sporto denuncia. La falsa documentazione di lavoro prodotta dalla consulente è stata utilizzata dagli stranieri per motivare la permanenza sul territorio italiano ed ottenere così il rilascio od il rinnovo del permesso di soggiorno, o per dimostrare i requisiti per il ricongiungimento di familiari stranieri residenti all’estero.
In un solo caso è stata accertato il pagamento di una somma di denaro di mille euro in favore della professionista da parte di uno dei cittadini stranieri, come corrispettivo della falsa pratica di regolarizzazione, ma non si esclude che la sistematica attività irregolare sia stata posta in essere proprio per l'ottenimento di compensi analoghi. Falso, favoreggiamento all’introduzione e alla permanenza ai fini di lucro di cittadini stranieri clandestini sul territorio italiano, sono i reati al momento contestati.
Dall’inizio dell’anno in corso, sono state già 57 le persone denunciate a piede libero per aver costituito falsi rapporti di lavoro con cittadini extracomunitari, per il rilascio o rinnovo del Permesso di Soggiorno o altri diritti, mentre sono 71 i rapporti di lavoro irregolari, riferiti a cittadini stranieri, per la maggior parte di origine magrebina, ma anche cinesi e russi.