Categorie: Istituzioni Spoleto

Spoleto, celebrata la Pasqua di resurrezione in Cattedrale

«Gesù risorto ci offre i dinamismi per ritrovare la nostra dignità, per riscoprire le ragioni per vivere e costruire insieme una casa comune. Così ci viene data la gioia e la speranza di Pasqua: come gioia di qualcosa di presente e però ancora nascosto nei misteri della fede, della liturgia, dell'eucaristia; come speranza di qualcosa di futuro, che è la pienezza della vita eterna, la sorpresa della gioia che Dio ci prepara per l'eternità. La Pasqua ci è donata come certezza di un presente indicato da alcuni modesti segni – rappresentati nel brano evangelico dai teli e dal sudario abbandonati sul sepolcro vuoto – e come speranza di un futuro». È un passaggio dell’omelia che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha tenuto il giorno di Pasqua nella Cattedrale di Spoleto, piena di fedeli. Con il Vescovo hanno concelebrato: mons. Luigi Piccioli, parroco del Duomo e di S. Gregorio, nonché Vicario generale dell’Archidiocesi; don Jozef Gercàk, coadiutore delle parrocchie del Duomo e di S. Gregorio; mons. Angelo Corona, canonico della Cattedrale. La liturgia è stata animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo.

Lo stesso giorno il Presule, insieme al parroco dei Santi Pietro e Paolo in Spoleto don Edoardo Rossi, ha celebrato Messa con i malati oncologici ricoverati all’Hospice di Spoleto “La Torre sul Colle”. C’erano i familiari dei degenti, il personale medico e infermieristico, il gruppo di volontari che ogni giorno garantisce un prezioso servizio.
Il Sabato Santo, invece, il Presule ha presieduto la grande veglia pasquale nella Basilica di S. Gregorio: lì sono ripetuti i solenni riti della Liturgia della Luce (il mondo della tenebra è attraversato dalla Luce, il Cristo risorto, in cui Dio ha realizzato in modo definitivo il suo progetto di salvezza), della Liturgia della Parola (sette parole dell’antico testamento quale compendio della storia della salvezza), della Liturgia del Battesimo (la benedizione dell’acqua che, fecondata dallo Spirito, genera il popolo dei figli di Dio), dalla Liturgia Eucaristica (vertice di tutto il cammino quaresimale, dove il popolo, rigenerato nel battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione).
La Pasqua, indicata come speranza di futuro, è – ha detto mons. Boccardo nell’omelia di domenica 31 marzo – «l’antidoto necessario contro il decadimento sociale, morale, civile e politico che stiamo vivendo. La decadenza e il degrado si hanno allorché le trasgressioni si fanno sistema, si giustificano a vicenda, quasi si legittimano e si collegano diventando costume sociale, con l'idea che “fan tutti così”, che non è possibile agire diversamente. Il decadimento – ha proseguito il Presule – viene dalla moltiplicazione degli abusi e delle assurdità, dalla sete di potere e di guadagno, dal gusto del dissenso e della protesta, che generano risentimento, collera, e giungono alla fine a suscitare anche odio, divisione e violenza. Non saranno dunque né la semplice proposta di buone idee, né l'esortazione morale, né la discussione democratica ad affrancare la ragione umana dalle sue prigioni ideologiche, dalle sue abitudini perverse. Perché giocano, in realtà, pressioni emotive e sociali negative, che spingono a razionalizzare il male, a rimettere sempre tutto in questione per potere, nella confusione dei pareri, continuare a fare ciò che si faceva prima».
Chiaro il percorso che l’Arcivescovo ha indicato ai fedeli per uscire da questo cerchio infernale: «Ci vuole una speranza concreta, non semplicemente vaghe parole di coerenza, incoraggiamenti a fior di labbra, pacche sulle spalle, assicurazioni superficiali del tipo: “ce la faremo!” Occorre – ha proseguito – che il cuore appesantito sia mosso da una speranza grande e concreta , non legata a circostanze contingenti, a rimedi di corto livello, sui quali siamo fin troppo portati allo scetticismo. È necessaria una speranza incondizionata, assolutamente valida, che spinga al sacrificio d’interessi personali, a mettere tra parentesi il proprio tornaconto; una speranza che illumini le menti e riscaldi i cuori, che dia il coraggio di ridisegnare qualche utopia concreta, qualche modello di vita alto e vivibile, che ci permetta di compiere dei passi decisi per avvicinarci a tali modelli, anche se non potremo realizzarli in tempi brevi. È necessaria una speranza che sia uno sguardo sul futuro, basato su alcune certezze presenti. Dall’incontro con Gesù sulla strada della nostra vita – ha concluso mons. Boccardo – nascono la speranza e la missione, la nostra proiezione sul futuro e l'indicazione di un compito per il risanamento della nostra società».