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Spoleto, bimbo colpito da Tbc, allarme per 20 compagni di scuola e insegnanti

Un bambino residente a Spoleto è stato ricoverato per sospetta tubercolosi presso l’ospedale di Perugia. Il piccolo, di nazionalità straniera ma da anni residente con la famiglia nella città del festival, pochi giorni fa ha accusato i primi sintomi che hanno fatto sospettare ai medici che possa trattarsi appunto di Tbc, anche se, è bene evidenziarlo, non si ha ancora l’esito delle analisi cliniche cui è stato sottoposto il ragazzino. La macchina sanitaria della Asl è comunque scattata immediatamente e, a quanto è dato sapere, giovedì scorso i genitori dei compagni di scuola del malcapitato bambino (una ventina) sono stati convocati dai sanitari che hanno spiegato loro la situazione. Il giorno dopo alunni e insegnanti sono stati sottoposti a profilassi. Una precauzione doverosa atteso che la tubercolosi ha un periodo di incubazione (ovvero quello tra l’insorgenza dell’infezione e il momento in cui è dimostrabile una “lesione primaria” o una “reazione tubercolinica valida”) che può variare da 2 a 12 settimane. Dal momento che le scuole si sono chiuse appena due settimane fa si è reso necessario il richiamo di tutti coloro che possono essere venuti a contatto con il bambino. Anche se le probabilità che qualcun altro possa essere stato contagiato sono bassissime. Bisognerà attendere la metà della prossima settimana per conoscere i risultati delle analisi. La tisi o Tbc è una delle malattie più antiche – se ne hanno prove già dal 4.000 a.C. – e ancora presente in molte zone del mondo, specie nei Paesi in via di sviluppo. Ma anche l’Occidente ne è affetto: in America, ad esempio, si stima che colpisca una percentuale pari a circa il 2-3% della popolazione.

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