Jacopo Brugalossi
Si è sentito male dopo aver bevuto un succo di frutta e ha denunciato l’azienda produttrice, uno dei colossi dell’industria alimentare italiana. Protagonista dell’episodio un giovane di 25 anni residente nel comprensorio spoletino, che acquistò la busta da un litro nel minimarket di cui era cliente abituale. Dopo averne bevuto gran parte si accorse di uno strano sedimento depositato sul fondo del cartone, una specie di muffa. Nel giro di poco cominciò ad accusare dolori addominali e vomito che lo costrinsero a recarsi in ospedale, dove fu trattenuto per la notte e dimesso la mattina successiva senza ulteriori complicazioni.
Fungo innocuo – La vicenda giudiziaria scaturita dall’episodio ha però diversi punti interrogativi, che sembrerebbero alleggerire il quadro accusatorio a carico dell’azienda. Ad evidenziarli nell’udienza odierna sono stati i due consulenti tecnici nominati dal pm e dalla difesa, secondo i quali il particolare fungo che venne individuato durante le indagini all’interno della confezione non sarebbe di tipo patogeno e non dovrebbe quindi, in caso di ingestione, dar luogo a sintomi. Inoltre, avrebbe un periodo di ‘incubazione silente’ variabile dai 5 giorni ai due mesi, mentre secondo la difesa quella particolare partita di succhi di frutta sarebbe stata confezionata nel settembre del 2007, ben 5 mesi prima che il ragazzo accusasse i disturbi (fu ricoverato in ospedale il 13 febbraio 2008).
Ipotesi alternative – Più probabile dunque – questo almeno è quanto emerso in aula dopo le deposizioni – che il fungo sia penetrato nel liquido dopo la sua apertura. Anche perché, ecco l’altro aspetto sottolineato dai consulenti, la sua presenza in un cartone perfettamente sigillato avrebbe col tempo creato rigonfiamenti e deformità, oltre a variare sensibilmente il gusto della bevanda. Tra gli escussi nell’udienza odierna c’era anche la titolare del minimarket che vendette il succo al giovane, la quale ha confermato di conservare i fusti dei succhi di frutta sugli scaffali a temperatura ambiente e di non essere venuta a conoscenza di altri malori oltre a quello oggetto del processo.
Le accuse – Unico imputato è il direttore dello stabilimento dove i succhi vengono prodotti, accusato del reato di lesioni personali e della violazione di alcune norme in materia di sicurezza alimentare. A difenderlo è l’avvocato Carmelo Panico del foro di Parma mentre il ragazzo, costituito parte civile, è assistito dall’avvocato Leonardo Donnola del foro di Spoleto. Le parti si ritroveranno per la discussione di fronte al giudice Laudenzi il prossimo 8 luglio. Nello stesso giorno potrebbe arrivare la sentenza.
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