(Jac. Bru.) – Cassa integrazione straordinaria a rotazione per un picco massimo di 32 dipendenti a settimana. Se i lavoratori della ex Pozzi stanno attraversando uno dei momenti più duri di sempre per l’azienda di Santo Chiodo, non stanno molto meglio i loro “vicini” della Cementir, messi a dura prova dalla crisi del cemento a livello nazionale. E, sebbene il sito di Spoleto rimanga ancora piuttosto appetibile per la disponibilità della vicina cava, la situazione è in bilico.
“Con decine di dipendenti a casa mandare avanti la produzione diventa molto complicato – spiega Cristian Benedetti della Fillea-Cgil -, al limite della praticabilità se una settimana si raggiunge il picco dei 32”. E la nomina di un nuovo direttore generale da parte del Gruppo non basta sa sola a spegnere l’allarme. I sindacati e le Rsu lo incontreranno il prossimo 12 maggio per far luce sul futuro di Cementir Italia – che oltre a Spoleto può contare su centri di produzione ad Arquata Scrivia, Taranto e Maddaloni – ma anche per ridiscutere l’accordo sulla cassa integrazione, sul quale però le premesse non sembrano incoraggianti.
L’auspicio è che la produzione possa ripartire, anche perché se la crisi del settore dovesse perdurare il rischio è che dalla cassa integrazione straordinaria si passi in breve tempo alle procedure di mobilità. Fillea Cgil e Rsu chiedono a gran voce un intervento a sostegno dei lavoratori Cementir (102 quelli occupati a Sant’Angelo in Mercole) da parte delle istituzioni politiche locali e regionali, come in questo periodo sta accadendo per la ex Pozzi.
“Stallo” alla ex Pozzi – In realtà su questo fronte non ci sono grandi novità da segnalare. La firma sulla nuova proposta della proprietà non è arrivata neanche dopo l’ultimo incontro tra Rsu e delegati del Gruppo Casti, in cui non sono mancati momenti di forte tensione. Nel frattempo però lo sciopero è terminato mercoledì alla Ims e giovedì alla Isotta Fraschini: se fosse andato avanti le tute blu avrebbero dovuto rinunciare quasi per intero agli emolumenti di aprile. “Credo che ormai anche la proprietà si sia rassegnata ad aspettare la pronuncia del tribunale”, è stato il commento di un delegato Rsu.
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