Spoleto al veleno, quale antidoto? L'appello di un imprenditore dopo vicende Frontalini, Musco (ASe) e scale mobili - Tuttoggi.info

Spoleto al veleno, quale antidoto? L’appello di un imprenditore dopo vicende Frontalini, Musco (ASe) e scale mobili

Redazione

Spoleto al veleno, quale antidoto? L’appello di un imprenditore dopo vicende Frontalini, Musco (ASe) e scale mobili

L'arte della critica sterile ha fatto già una prima 'vittima': Musco annuncia dimissioni per 6 luglio. A chi conviene il divide et impera
Lun, 19/01/2015 - 14:58

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Caro direttore,

volevo scriverti da un po’ per tornare ad un concetto a me caro e quindi provare a dare un contributo alla riflessione di cui Spoleto ha bisogno ormai da quarant’anni perché, come amo ricordare, il rilancio della città passa dalla distruzione della mentalità oscurantista e litigiosa che la domina. Gli esempi e quindi i motivi scatenanti sono tre: l’inaugurazione della nuova tranche della mobilità alternativa, la vicenda Frontalini e la storia solidale di Angelo Musco. E’ in queste tre vicende che si deposita e si percepisce con chiarezza la ruggine di Spoleto.


Angelo Musco – come solito la nostra comunità invece di rimboccarsi le maniche per dare una spinta all’economia e fare fronte comune per il rilancio dei vari settori commerciali, si strappa i capelli perché un Signore (con la esse maiuscola) rinuncia al suo emolumento per darlo ai giovani!! E perché? Perché questo Signore non avrebbe titolarità a tale emolumento e quindi queste borse di studio non si “
avrebbero da fare“! Ragazzi, stiamo scherzando? Ma dovremmo fargli un monumento al povero Angelo, risorsa pregiata che mette la sua esperienza al servizio delle istituzioni (gratuita comunque, da qualsiasi parte si voglia girarla). Noi lo critichiamo e Angelo che fa? Intanto paga lui, onorando gli impegni presi e poi, avendone ormai le scatole piene di tanti colpi bassi, comunica il suo ritiro a far data dal 6 luglio prossimo! La città perderà un uomo onesto che ha indubbiamente messo a posto le cose e fatto risparmiare alla comunità decine di migliaia di euro e noi troveremo un altro che, quello che farà farà, sarà comunque criticato! La cosa peggiore sarà che pochi, se non nessuno, avranno raccolto l’esempio. Assurdo!


Sandro Frontalini – che diciamo? Ha due colpe, la prima, indelebile di essere un comunista cattivo che ha mangiato almeno un centinaio di bambini; la seconda, ancor più grave, di essere onesto, competente, paziente e disponibile! Ma si, dai, buttiamolo via, scegliamo con il bilancino della politica, mettiamo in croce il povero Cardarelli (che ci prova a far qualcosa di buono; dovendo rinunciare alla luna, costretto a guardare il dito per difendersi dagli assalti di un branco di assatanati inquisitori che lo torturano senza tregua e su temi assurdi), cacciamo il più bravo dei candidati, liberiamoci di uno che conosce a menadito la macchina comunale e che tutto ė meno che asservito alle dominanti liste civiche per metterci il cugino buono o la cognata bona del primo che passa in piazza della Libertà e strilla “
al lupo!”. Incredibile!

Mobilità – terzo ma non ultimo, il tema della nuova tranche della mobilità alternativa. I soliti critici apocalittici dicono :”che ce ne facciamo di questa nuova opera che costerà un botto di energia?“, “chi vuoi che adoperi questo tunnel?“, “a che servono queste scale mobili?”, e altre follie in libertà. Ma non ho sentito nessuno (forse mi ė sfuggito) che stimolasse l’amministrazione per una soluzione del tipo “facciamo nelle scale mobili uno spettacolo teatrale per farle conoscere al mondo“, oppure “cerchiamo di cambiare la percezione della città lanciandola nel mondo come vera Smart city italiana” o ancora  “buongiorno, sono tal dei tali, vorrei gestire la pubblicità nei tunnel” o un albergatore che abbia proposto un forte sconto sulle tariffe, per tutto l’affollatissimo (sigh) periodo di gennaio, a chi volesse visitare le nuove scale mobili. No, solo qualche pacca sulla spalla e molte critiche!


Morale della storia, se avessi dei dipendenti che mi criticassero senza motivo, perdessero tempo per farlo, fomentassero gli altri contro di me, salvo l’articolo 18, li licenzierei in tronco, cosa che Spoleto non può fare con quei suoi cittadini che sproloquiano.

L’unica cosa che si può fare per reagire a questa kafkiana situazione, per contrastare questa mentalità, è reagire collettivamente! Non che tutto funzioni in città, per carità! Però guardiamo la realtà dei fatti; se si criticano anche le cose buone, come si può pretendere di migliorare, di rilanciare Spoleto? Se non si riscopre il piacere di un’azione comune e la forza della solidarietà, come si può immaginare un futuro più roseo? Forse l’azione principale andrebbe fatta nelle scuole ma questa, purtroppo, ė un’altra storia! L’altra cosa che si può fare ė riflettere, io ci provo! 

Grazie direttore, un abbraccio

Mauro Luchetti 

———————-

Carissimo Mauro,

Ti ringrazio per il tuo ‘appello critico’ che chiama in causa ogni settore produttivo, istituzionale e sociale di Spoleto, che un comune amico già molto tempo indietro aveva definito affetta da “spoletitudine”. E questi tre esempi, nel merito dei quali non entro per non dilungarmi troppo, ben chiariscono la situazione. Hai ragione, le cause sono molteplici, anche la scuola può avere la sua responsabilità (non di meno la famiglia), ma per invertire il disastroso trend e guadagnare al contempo tempo prezioso, bisognerebbe isolare chi ‘guadagna’ dal divide et impera che regna ormai da troppo tempo. Spoleto non può essere affetta dal male tipico dei piccoli centri (il provincialismo), perché può vantare una storia e una fama da far invidia a città, che dico, province, ben più titolate e importanti. Purtroppo però pochi “ladri di uova”, neanche di galline, continuano come le sirene ad incantare una parte della città. L’altra invece, la parte maggiore, fatta di persone perbene, alle prese con i problemi quotidiani che ci attanagliano, credo sia ormai demoralizzata, definitivamente inerte e inerme. Non è un caso che i figli migliori sono stati costretti spesso alla fuga e chi ha preferito restare ha dovuto pagare altre conseguenze, come l’isolamento e la  sterile critica. Non a caso qui non vi è traccia di classe dirigente.

Ecco perché, tornando alla auspicata, veloce inversione di tendenza, credo che la responsabilità principale sia in capo alle istituzioni che, una volte per tutte, sono chiamate a tenere un più alto profilo, ad allontanare chi pensa alle proprie ‘uova’:  basta prime donne (vale anche per i maschietti) e tenersi alla larga dal ‘pettegolezzo’, vera e propria cancrena di questa città e di chi lo coltiva, da mezzucci e ricatti di bassa lega. C’è bisogno di governare la situazione e l’unico modo è prendendo le decisioni nel rispetto delle regole e degli interessi della comunità. Si torni al confronto, al contraddittorio, volendo – se proprio non se ne può fare a meno – alla  concertazione; ma basta continuare a spacciare per concertazione quella che è  divenuta ormai una vera e propria cogestione della res publica. Fra concertare e cogestire la differenza è abissale. Credo che questa sia la prima sfida della nuova amministrazione. Fermo restando la prima regola:  “chi sbaglia paga, e i cocci sono i suoi”.

Carlo Ceraso

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