(Jac. Bru.) – E’ un’odissea incredibilmente coinvolgente quella raccontata da Irina Brook nella sua “Trilogia delle Isole”. Un viaggio irto di pericoli che Ulisse e i suoi tre uomini superano con caparbietà ed ironia, mettendo in mostra a volte un fine ingegno, altre una buffa grossolanità. Alla fine, come nel poema di Omero, il protagonista riuscirà a riabbracciare la sua amata Penelope proprio quando questa è sul punto di accettare la corte di uno dei suoi improbabili pretendenti.
Per la prima di “Une Odissée”, domenica 7 luglio, la chiesa di San Simone è piena fino all’inverosimile, tanto che qualcuno è costretto ad assistere in piedi allo spettacolo. Evidentemente, le voci sulla bravura degli attori di Irina Brook sono circolata parecchio in città. Ci sono bambini, ragazzi, adulti e anche qualche anziano, tutti egualmente entusiasti, che hanno applaudito per almeno 5 minuti ininterrotti Renato Giuliani, Scott Koehler, Jeremias Nussbaum e Ysmahane Yaquini, straordinari interpreti della piece.
E’ il trionfo dell’immaginazione e della fantasia. Con una panchina usata a mò di nave e qualche semplice costume di scena, i quattro attori trascinano letteralmente gli spettatori in questo incredibile viaggio. Ci sono tutti i “nemici giurati” di Ulisse: Polifemo, Circe, Poseidone, le sirene, i Proci, interpretati in chiave ironica e grottesca. E poi ci sono Penelope e Telemaco, mai rassegnati a dover vivere senza marito e padre. Lui, Ulisse, riesce a guidare i suoi uomini fino ad Itaca, dove dovrà uccidere i pretendenti di sua moglie che lei aveva invitato a sfidarsi in una gara di ballo. C’è un prestigiatore da strapazzo, una specie di monaco cinese, un produttore di formaggi immangiabili per quanto puzzolenti, una rockstar, tutti ridicoli e spassosi.
La Trilogia di Irina Brook è una delle scoperte più piacevoli di questo 56esimo Festival dei Due Mondi. Per l’ironia, a volte palese altre sottile, con cui vengono trattati alcuni temi, per l’energia e la bravura degli attori, per la straordinaria capacità di far immaginare il pubblico al di là dei pochi elementi di scena, per l’intreccio di lingue (francese, italiano e inglese) che conferisce un ritmo ancor più godibile alla recitazione. Une Odyssée, dei tre forse lo spettacolo più adatto ad un pubblico di giovanissimi, è un pezzo di teatro davvero convincente.
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