Grande successo per la mostra “Spoleto 1960, il terzo Festival dei Due Mondi” inaugurata il 27 giugno scorso presso la Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto (Largo Ermini). L’esposizione a cura della Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto, presenta al pubblico locandine, fotografie dell’epoca e documenti d’archivio e sarà ancora visitabile fino al 30 settembre 2019.
Per dare seguito alle richieste di appassionati e curiosi, lunedì 26 agosto 2019 alle ore 11 e alle ore 16, la Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto ha organizzato due visite guidate straordinarie a cura di Antonella Manni e di Paolo Bianchi alla mostra che è accompagnata anche dal volume “Spoleto 1960. Il terzo Festival dei Due Mondi. Tra innovazione e tradizione”.
L’iniziativa, promossa dalla stessa Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto, è stata inaugurata con una conferenza nell’ambito della sessantaduesima edizione del Festival dei Due Mondi in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria e con il patrocinio del Comune di Spoleto, della Fondazione Festival dei Due Mondi, della RAI Umbria e dell’Associazione Amici di Spoleto.
In continuità con la pubblicazione dei volumi dedicati ai primi due anni della manifestazione, pubblicati nel 2017 e nel 2018 in occasione delle sessantesima e sessantunesima edizioni del Festival dei Due Mondi e con le mostre dedicate ai primi anni del Festival, la Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto conferma con queste iniziative l’interesse a proseguire la ricerca sulle origini della manifestazione che ha segnato la storia della città e la vita culturale italiana.
Il volume “Spoleto 1960, il terzo Festival dei Due Mondi. Tra innovazione e tradizione”, pubblicato grazie al contributo di Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini” e con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, si avvale di una prefazione di Camillo Corsetti Antonini, presidente della Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini”, della presentazione di Luigi Rambotti, direttore dell’Archivio di Stato di Perugia, e si articola in quattro capitoli: Festival dei Due Mondi 1960. Protagonisti e spettacoli di Moreno Cerquetelli; Spoleto 1960 sul New York Times e ulteriori riflessi sulla stampa estera di Marco Rambaldi; Spoleto 1960, la città e il Festival di Antonella Cristina Manni; Il Festival del 1960 nei documenti della Sezione di Archivio di Stato di Spoleto di Paolo Bianchi. Il lavoro ha potuto contare sulla fondamentale collaborazione degli operatori della Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto e dell’Archivio Storico Diocesano di Spoleto.
“Agli inizi degli anni ’60 – scrivevano Giovanni Toscano e Sandro Morichelli – il Festival era già una realtà consolidata. Non che mancassero le difficoltà, soprattutto quelle economiche, ma si manifestava la volontà comune di andare avanti. In Consiglio comunale una sera si chiusero idealmente le porte: da qui non si esce, sino a che non si trovano i soldi per il Festival. Spoleto stava diventando un importante punto di riferimento per la cultura italiana ed internazionale e non si poteva tornare indietro”.
Al terzo Festival dei Due Mondi, il più lungo nella storia della manifestazione (8 giugno – 10 luglio 1960), il concerto finale in Piazza del Duomo, sarà tra quegli spettacoli che per la prima volta la Rai deciderà di trasmettere in diretta, insieme all’opera “Il Principe di Homburg” di Hans Werner Henze dal Teatro Nuovo, Scelti dalla stessa Rai, per riprese televisive registrate, anche l’opera inaugurale “La Bohème”, trasmessa “sul programma nazionale alle ore 21.05 del 9 giugno” ed i “concerti da camera dati al Caio Melisso”, detti anche concerti-aperitivo e poi “Concerti di Mezzogiorno”, considerati l’innovazione principale di quell’anno. Per adeguare la propria immagine e i servizi, la città si impegna con tutte le sue forze e per realizzare la terza edizione del Festival, il Consiglio comunale di Spoleto delibera all’unanimità un contributo di 2.000.000 di Lire.
Allo stesso modo il ruolo della locale Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo si configura in questa fase decisivo ed è ampiamente riconosciuto dalla stampa locale. Con gli spoletini residenti a Roma si affronta poi, per la prima volta, l’opportunità di istituire una associazione di “Amici del Festival” che verrà in seguito denominata “Amici di Spoleto”.