SPOLETINA INCINTA SOTTOPOSTA A RASCHIAMENTO, PRIMARIO DI FOLIGNO NARDUCCI SI DIFENDE E CONTRATTACCA. ANCHE TROPPO - Tuttoggi.info

SPOLETINA INCINTA SOTTOPOSTA A RASCHIAMENTO, PRIMARIO DI FOLIGNO NARDUCCI SI DIFENDE E CONTRATTACCA. ANCHE TROPPO

Redazione

SPOLETINA INCINTA SOTTOPOSTA A RASCHIAMENTO, PRIMARIO DI FOLIGNO NARDUCCI SI DIFENDE E CONTRATTACCA. ANCHE TROPPO

Mer, 29/12/2010 - 01:06

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di Carlo Ceraso

Minaccia querele e passa al contrattacco il primario del reparto di ostetricia e ginecologia di Foligno, il dottor Pierluca Narducci, teporaneamente responsabile anche del reparto del nosocomio spoletino, dopo il caso della signora spoletina sottoposta a raschiamento quando era invece incinta.

Una vicenda di cui si era occupato anche Tuttoggi.info sulla base della dettagliata denuncia presentata dalla paziente ai carabinieri di Spoleto (clicca qui).

In una lunga nota, inviata solo ad alcune redazioni, il primario della Asl3 si difende, affermando che l’operato del reparto folignate “è stato ineccepibile”, e attacca i media, responsabili di aver enfatizzato il caso, e di aver causato “una onta ed uno stato di stress emotivo dalla pubblicazione del caso” .

Un comunicato per certi versi a dir poco singolare (corredato di titolo e sottotitolo, forse per agevolare l’opera dei cronisti), dal sapore neanche tanto vagamente intimidatorio, con il quale il medico si spinge a svelare anche l’epilogo della vicenda sanitaria della ormai sua ‘ex’ paziente (la donna è tornata a farsi seguire dai sanitari di Spoleto), facendo ipotizzare in chi legge la nota un destino infausto circa le sorti del feto.

Narducci difende il proprio operato e quello del suo staff ricordando con enfasi che “il reparto folignate, unico in Umbria, ha ottenuto la Iso9000 (la certificazione di qualità, che non è la stessa cosa della qualità percepita dagli utenti, n.d.r.) ed è in virtù di questa che i casi più difficili vengono trasferiti da Spoleto a Foligno”.

Anche perchè, a detta del Narducci, la certificazione per il reparto della città del festival “dovrà affrontare ancora un lungo cammino”.

Chissà da quanto tempo vige tale disposizione, visto che il riconoscimento della certificazione è stato reso noto dalla Asl3 all’opinione pubblica solo lo scorso 16 dicembre 2010 (l’intervento chirurgico denunciato dalla spoletina è invece del 26 novembre scorso).

Ma è la chiosa a lasciar a dir poco interdetti quando il sanitario afferma che il cittadino “dovrebbe contenere le proprie forme di denuncia ad un ambito più riservato, recuperando anche quel rapporto con il medico e la struttura sanitaria che è l’unico presupposto per il buon esito del trattamento ed abbandonando strumenti di battaglia mediatica e giudiziaria contro la classe medica, che poi si rilevano, a conclusione dei giudizi, perlopiù infondate, ma che determineranno nei professionisti danni incancellabili dal punti di vista morale e ingenti sotto il profilo patrimoniale”.

Una opinione destinata a sollevare un mucchio di polemiche e non solo all’esterno della Asl3. La direzione sanitaria, infatti, ha preso le distanze da buona parte dei contenuti della lettera tanto da aver evitato l’inoltro del comunicato, così come è stato predisposto dal primario di ostetricia e ginecologia. “E’ una sua iniziativa” dice al telefono il direttore aziendale Sandro Fratini “è facile comprendere il suo stato emotivo visto come sembrano esser andate le cose, ma la Asl3 con questo comunicato non c’entra nulla. Quando avremo qualcosa da dire, lo faremo attraverso il nostro ufficio stampa”.

Il comunicato dunque, spedito dalla mail di un addetto dell’ufficio comunicazione, è quindi una iniziativa personale del dottor Narducci.

In attesa che sia la magistratura a decidere sulla vicenda, ecco di seguito la lettera del Primario:

“Malasanità”: dalla deformazione della notizia alla realtà dei fatti. STOP alla diffamazione ed alla strumentalizzazione della professione medica.

Il 17 dicembre 2010 è stata pubblicata in ben quattro cronache locali la dettagliata denuncia di una signora di Spoleto che lamentava una cattiva gestione della propria gravidanza alle prime settimane di esordio. La narrazione era stata così drammatica che la direzione sanitaria aziendale, avendo appreso i fatti dalla sola fonte giornalistica, aveva dato inizio ad una indagine interna per comprendere la realtà dell’accaduto. Diversamente, la ricostruzione dettagliata degli eventi, desunta dalla documentazione sanitaria e dal racconto degli operatori, ha messo in evidenza che il caso è stato gestito in modo ineccepibile dal personale medico ostetrico dell’Ospedale di Foligno, sia per la capacità clinico-diagnostica, che per l’attività di counselling, parimenti necessaria in uno stato particolare per la donna come quello della gravidanza. Inoltre l’evoluzione successiva dell’evento, di cui per rispetto della riservatezza, ci si esime dal diffondere i particolari, non ha potuto che confermare quanto predetto dai sanitari di Foligno. E’ opportuno precisare perdipiù che, in relazione a tale storia, nessun medico ha ricevuto una denuncia, nè la magistratura ha ancora espletato nei confronti di questa azienda alcun provvedimento, neppure quello più immediato come l’acquisizione della documentazione clinica.

Per converso, i medici che hanno avuto cura della signora ed il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Foligno dott. Pierluca Narducci, hanno subito dalla pubblicazione del caso, così come enfatizzato negli articoli di giornale di cui si riportano le frasi più emblematiche: “Odissea all’Ospedale”; “Bombardata di farmaci ma era incinta”; “articolata denuncia al vaglio della magistratura”, una onta ed uno stato di stress emotivo, resi ancor più inaccettabili dalla consapevolezza della propria onestà, capacità e dedizione professionale. Ciò rappresenta, anche per l’evidente rilievo pubblicistico di tale professione, una violazione di diritti costituzionalmente garantiti, di cui i medici si riservano di ottenere riconoscimento in sede legale. La notizia è giunta peraltro in un momento di particolare orgoglio per il reparto di ostetricia e ginecologia di Foligno, dovuto al recente ottenimento della certificazione di qualità ISO 9000, che pone tale struttura come primo reparto certificato in tutta la regione, quale ulteriore conferma di un miglioramento continuo di garanzia per il paziente. Da segnalare infine la profonda indignazione evocata da una malcelata strumentalizzazione del caso, che mirava ad intravedere disfunzioni organizzative territoriali in una gestione che deve tener conto, per la garanzia di massima tutela del cittadino, dei requisiti intrinseci di ciascuna struttura. Il dott. Narducci, infatti, all’interno della propria organizzazione ha correttamente previsto la necessità dei casi, come questo, che richiedono una particolare esperienza ed approdfondimento diagnostico, vengano trattati presso il reparto di Foligno, certificato IS0 9000, piuttosto che nella sede di Spoleto ove il percorso di accreditamento dovrà affrontare ancora un lungo cammino. In conclusione, il cittadino, disorientato dai messaggi contrastanti offerti dai media e allarmato da notizia di drammi personali accaduti a vittime di errori medici, dovrebbe tuttavia contenere le proprie forme di denuncia ad un ambito più riservato, recuperando anche quel rapporto con il medico e la struttura sanitaria che è l’unico presupposto per il buon esito del trattamento ed abbandonando strumenti di battaglia mediatica e giudiziaria contro la classe medica, che poi si rilevano, a conclusione dei giudizi, perlopiù infondate, ma che determineranno nei professionisti danni incancellabili dal punti di vista morale e ingenti sotto il profilo patrimoniale”.

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