Spesa, investimenti, tagli, tasse. Dopo la partecipazione con le parti sociali, la Giunta regionale mercoledì delibera il Defr 2021-23, la finanziaria della Regione. Un bilancio difficile. Per la grave crisi economica determinata dalla pandemia Covid e le incertezze sui fondi statali, e soprattutto europei, che arriveranno effettivamente in Umbria. E – lamenta la maggioranza guardando ai rilievi della Corte dei conti – per il peso e le incognite di alcune pesanti partite ereditate dal passato, specie su partecipate e trasporti. E poi, naturalmente, c’è il capitolo sanità.
Una manovra da 2 miliardi 600 mila euro, con un quadro di riferimento europeo e nazionale che nel prossimo anno potrebbe anche portare a consistenti aggiustamenti.
Nelle 100 pagine del documento delle linee guida del Defr si fa riferimento all’ultimo rapporto della Banca d’Italia per definire il drammatico impatto del Covid-19 sull’economia umbra. Su tutti i settori industriali, ad eccezione di quello alimentare. E ancora di più sul terziario e il turismo. E poi gli effetti sui livelli occupazionali (ora in parte attenuati dal blocco dei licenziamenti) che in Umbria saranno più pesanti che a livello nazionale. Con una perdita dei posti di lavoro, secondo lo scenario più grande stimato dall’Aur, che potrebbe toccare le 30mila unità. Difficoltà, quelle del Covid-19, che si uniscono a debolezze strutturali, a cominciare dalla bassa produttività.
Partite Iva già in crisi prima del Covid:
in 10 anni ne sono sparite 11 mila
Quanto al Prodotto interno lordo, Prometeia stimava per l’Umbria nel 2020 una contrazione del 9,7% ed un rimbalzo nel 2021 del 6,3%. Con un tasso di occupazione intorno al 40,7% (era 41.4 nel 2019).
Svimez più recentemente stima per l’Umbria un -11,1% del Pil nell’anno in corso ed un rimbalzo del solo 4,7% nel 2021.
“Quale che sia la stima adottata per il 2020 – si legge nel documento – il livello dei redditi prodotti in Umbria nell’anno in corso, anche nell’ipotesi migliore, toccherà minimi storici mai raggiunti prima“.
Una dinamica su cui la Regione intende incidere sostenendo il potenziamento dell’apparato manifatturiero (comunque riconosciuto come il vero motore dello sviluppo dell’Umbria) e il turismo, con il suo indotto. Economie da sostenere anche attraverso il miglioramento del sistema pubblico, attraverso investimenti “in funzione di una razionalizzazione e velocizzazione dei processi“.
Si proseguirà con la spending review, necessaria del resto al netto delle risorse del Recovery Fund, sul quale non è ancora chiaro il ruolo che il Governo assegnerà alle Regioni rispetto alle linee guida indicate.
La Giunta ha già iniziato a mettere mano alle 14 partecipate, agenzie e fondazioni regionali. Che saranno ricondotte “ad un unico servizio di indirizzo e controllo regionale, a supporto della Presidente della Regione“. Con una mission definita, per evitare duplicazioni di ruoli e di costi. Il taglio di un milione di trasferimenti attuato quest’anno, insomma, non sarà un intervento isolato. Anche il controllo sulle partecipate sarà ora anche gestionale.
In estrema sintesi, le risorse finanziarie su cui si potrà contare sono così sintetizzate:
• risorse provenienti dalla riprogrammazione dei fondi comunitari relativi al settennio 2014-2020 – circa 98 milioni di euro;
• risorse aggiuntive provenienti dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2014-2020 – circa 98 milioni di euro;
• risorse che deriveranno dal nuovo settennio di programmazione comunitaria (Fesr, FSE e Sviluppo rurale) 2021-2027 – orientativamente analoga alla dotazione dell’attuale settennio che è stata di 1,5 miliardi di euro per l’intero periodo.
Questo, come detto, al netto di eventuali risorse che saranno disponibili a seguito della manovra di bilancio nazionale e dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Recovery Fund).
Per quanto riguarda le entrate, queste le linee direttrici sulla tassazione:
“Stante l’incertezza delle prospettive economico finanziarie per il 2021 – si legge nel documento – non risulta attualmente possibile effettuare una puntuale previsione finanziaria delle entrate regionali e di conseguenza non si rilevano margini per operare scelte strategiche per l’attuazione di nuove politiche di sviluppo con risorse regionali, rinviando a successivi atti la definizione delle stesse“.
Le “entrate autonome“, si evidenzia rispetto all’assestamento di bilancio approvato a metà novembre, rappresentano il 9,83% del totale delle entrate nel 2020, l’11,52% nel 2021 e il 12,08% nel 2022. Ma questo, appunto, è un quadro tendenziale, con previsioni di bilancio a politiche invariate.
Questa la previsione della spesa della Regione nel 2021, per missione e programma. Una previsione al netto del disavanzo finanziario e delle relative reimputazioni:
Per un totale generale di spesa di 2 miliardi 599.556.169,45 euro.
E poi, come detto, ci sono le ulteriori risorse messe a disposizione dall’Unione europea attraverso il React Eu e il Recovery Fund. Risorse che il Governo sembra intenzionato a destinare a misure scelte a livello centrale, assegnando alle Regioni il ruolo di soggetti attuatori per alcune di esse. La Conferenza delle Regioni ha assegnato proprio alla governatrice umbra Donatella Tesei la guida nella trattativa con il Governo in qualità di coordinatrice della Commissione affari europei.
Il documento di indirizzo del Defr si chiude proprio con una considerazione su questa trattativa Stato – Regioni: “La partita è in corso e, al momento, non è possibile prevedere se e in che misura ci saranno risorse a disposizione della Regione Umbria”.