Due spettacoli di pregio in cui il pubblico si è entusiasmato, ha applaudito e si è anche divertito con risate e partecipazione.
Quando si parla del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto non va mai dimenticato che il meritorio Ente è prima di tutto una “scuola”.
Il suo Concorso “Comunità Europea” di avviamento al debutto per i nuovi cantanti lirici è senza dubbio uno delle manifestazioni evidenti di questa vocazione.
Questa premessa è necessaria per raccontare al lettore come a volte in un debutto, che il Lirico ovviamente predispone in teatro e per un pubblico vero, può capitare che si verifichi qualche inciampo, qualche tremore, una emozione più intensa del dovuto che alla fine tradisce le buone intenzioni di tutti.
Ma è la natura del palcoscenico e non ci si può stupire più di tanto. Chi , come noi giornalisti di campagna, osserva lo spettacolo per poi raccontarlo ai propri lettori, ancorchè “inciampato”, ha il dovere (a nostro parere) di tornare a controllare se i tremori del debutto sono poi svaniti lasciando il posto al talento.
Repetita iuvant
Ed è così che abbiamo fatto dopo il debutto dello scorso 11 settembre dell’Intermezzo Pericca e Varrone di Alessandro Sacarlatti a cui è poi seguito La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi.
Siamo tornati a rivedere tutto nella replica del 12 settembre perchè non ci aveva convinto appieno quello a cui avevamo assistito nel debutto della sera prima.
E ci piace raccontarlo per dire che nella replica tutto è andato magnificamente.
Non avendo per abitudine di professare la “critica miltante”, quella con l’elmetto, la prima impressione a volte non è quella che conta ed è necessario tornare sul “luogo del delitto”.
Merito enorme degli insostituibili Andrea Stanisci, regista, e Pierfrancesco Borrelli, M° Direttore d’Orchestra, che hanno indossato la toga del Magister dscipolorum e hanno modificato qualche dettaglio di non poco conto.
Stiamo parlando in ogni caso di due spettacoli, a cui seguirà l’ultima replica di questo pomeriggio alle 17 al Teatro Caio Melisso, dove il pubblico si è entusiasmato, ha applaudito e si è anche divertito con risate e partecipazione.
Ed è solo il pubblico il vero arbitro che può decretare se la partita è stata giocata correttamente o no.
Per quello che ci riguarda nella serata del 12 settembre abbiamo visto in Pericca e Varrone una maggiore convinzione nel recitativo, una precisione e un vigore vocale che nella sera della Prima ci erano sembrati tenui.
Come anche l’Ensemble Strumentale del Lirico Sperimentale (Angelica Pierri-violino, Margherita Pelanda-violino, Giada Broz-viola, Matteo Maria Zurletti-violoncello, Andrea Cesaretti-contrabbasso, Livia Guarino al Cembalo) ci è sembrato molto più preciso, amalgamato, e dotato di una fluidità armonica affascinante.
Insomma “San “ Andrea Stanisci ci ha messo un po’ della sua conoscenza della commedia dell’arte, in una regia peraltro già abbondantemente divertente, per la caratterizzazione dei due personaggi e per l’uso di due strampalati mimi (Diletta Masetti ed Enrico Toschi) che sottolineano le circostanze e misurano il distanziamento anti-covid, per tutta la durata della schermaglia amorosa tra Pericca e Varrone. Impagabili
E “San” Pierfrancesco Borrelli ha usato tutta l’energia descrittiva della sua sapiente cultura musicale nella tradizione del Barocco per guidare tutto e tutti verso porti sicuri e applausi scroscianti.
Con ampi gesti e mani descrittive, all’occorrenza, ha indicato ai propri ragazzi (tali sono) dell’Ensemble, ai cantanti, ma anche al pubblico, una serie quasi interminabile di cambi di direzione di cui è disseminata la partitura dello Scarlatti.
Una musica interessante ma piena di trabocchetti nel cantato dove i capovolgimenti di vocalità sono sempre dietro l’angolo.
Il commento del M° Pierfrancesco Borrelli
Commenta infatti in una nota del Lirico il M° Borrelli:
“Sono molto contento dello spettacolo di ieri sera. Sono state due ore di grande concentrazione per strumentisti e cantanti e si è creata una bellissima atmosfera anche grazie alla presenza di un pubblico attento.
Pericca e Varrone e La serva padrona sono due capolavori, totalmente diversi tra loro. Il primo di Alessandro Scarlatti ha visto impegnati una coppia di voci dello Sperimentale che, nonostante la forma articolata e frastagliata di scene comiche, sono riusciti a mantenere costante la tensione dal primo all’ultimo pezzo.
Non è facile condurre uno degli intermezzi più eseguiti al mondo, ma i due protagonisti de La serva padrona sono stati molto bravi sia dal punto di vista scenico e teatrale che dal punto di vista vocale. Condivido pienamente la scelta del Teatro Lirico Sperimentale di abbinare due autori di scuola napoletana in una stessa serata, scelta che per quanto mi riguarda risulta vincente».
Il cast di Pericca e Varrone
Nella prima parte degli Intermezzi del ‘700 del Lirico, in scena Dyana Bovolo (Pericca)-soprano e Alfred Ciavarrella (Varrone)-baritono, con i mimi Diletta Masetti ed Enrico Toschi.
Nella serata della Prima i due giovani virgulti hanno risentito innegabilmente, come detto, dell’emozione del debutto, scontando una serie di tentennamenti dovuti forse anche un ridotto numero di prove di insieme.
Cosa questa che ha poi portato anche ad una contrattura generale di voce e recitazione.
Nonostante la regia di Stanisci, pur nella sua brillante dinamicità, non preveda movimenti da saltimbanchi, Bovolo e Ciavarrella, sono sembrati disorientati tra movimento e canto. E ha avuto un bel dafare il M° Borrelli a seguire il tutto senza che anche l’Ensemble del Lirico prendessero il “volo”, senza passeggeri a bordo.
Su questo dubbio sotterraneo, la replica del 12 settembre è stata invece come una rivelazione copernicana, e Dyana Bovolo e Alfred Ciavarrella si sono trasformati in due splendidi cantanti di esperienza, osando anche nella recitazione e contrappuntando con deliziosa ribalderia.
E il pubblico, e anche il giornalista di campagna, ne hanno goduto con grande soddisfazione.
Quando si dice che l’esperienza sul campo conta, e non poco!
La serva padrona, tradizione confermata
In tutto questo sia nel giorno della prima che nella replica è andata in scena una edizione de La serva padrona di assoluto livello con un cast in cui si sono alternate nel ruolo di Serpina le due brave soprano Tosca Rosseau e Zuzana Jerabkova, mentre nella parte di Uberto si è cimentato un imperioso Luca Simonetti e in quella di Vespone il mimo-attore Enrico Toschi.
Una messa in scena ben fatta e con i cantanti sempre in perfetta sintonia e con il pregio di una dizione precisa e netta che ha consentito di concentrarsi meglio sull’intero intermezzo senza troppo guardare lo schermo su cui passava il testo.
Tosca Rosseau e Zuzana Jerabkova-Serpina in piena vocalità, con le opportune differenze di caratterizzazione, ma che incantano per la misura ed il timbro vocale.
Un Luca Simonetti-Uberto, burbero quanto basta e mattatore senza scarpe che ha il vantaggio del fisico imponente per sembrare giustappunto una specie di Barbablù. Un basso dalla voce rotonda e potente, che da l’impressione di non avere limiti nella sua modularità. Un ottimo interprete per ruoli similari.
Negli allestimenti dei due Intermezzi sempre preziosi gli aiuti di Clelia De Angelis per i costumi e di Eva Bruno per la regia luci.
Dunque “buona la prima”, ma sopratutto la seconda. E siccome “non c’è due senza tre”…vi consigliamo di andare oggi a teatro!
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)