Politica

Speranza “Renzi attento, prima il Paese: terremoto, lavoro, scuola”

Dico a Renzi e al Pd, attenzione! Prima il Paese”. E’ il monito che l’onorevole Roberto Speranza – in visita a Spoleto venerdì 10 febbraio per incontrare i lavoratori delle aziende in crisi insieme a commercianti e artigiani delle aree colpite dal terremoto – lancia al segretario dei democratici Matteo Renzi e al suo stesso partito.

Lo ha fatto nel corso di una intervista concessa a Tuttoggi.info che anticipa i temi che saranno trattati dall’ex capogruppo del Pd (si dimise nell’aprile 2015 in dissenso con Renzi che voleva porre la fiducia sull’Italicum) nel corso del pomeriggio organizzato da Sinistra Pd Umbria partire a Spoleto.

Due ore prima il parlamentare incontrerà i lavoratori e le Rsu di Cementir, ex Pozzi e Novelli, le 3 maggiori aziende del comprensorio alle prese con una grave crisi economica. Un appuntamento con cui si proverà a tastare il polso anche al Pd locale, da troppo tempo in difficoltà da queste parti o, per dirla come Speranza “dove non riesce più ad essere”.

Qual è il senso di questo viaggio per l’Italia?

“E’ indispensabile andare nei luoghi dove c’è sofferenza, dove ci sono difficoltà, crisi industriali, lavoratori che hanno perso il posto o sono in cassa integrazione. L’obiettivo, il senso di questo viaggio è di riportare il Pd nei luoghi dove non riesce più ad essere. Venerdì 10 sarà la mia sesta tappa e Spoleto sarà al centro della giornata umbra. Questo territorio incrocia due difficoltà enormi: quella che è scaturita dalla drammatica vicenda del terremoto cui si somma quella preesistente delle tante crisi legate al sistema produttivo. Due facce della stessa medaglia, che chiama la politica e le istituzioni a costruire una doverosa ‘risposta’”.

Cementir, Pozzi e Novelli, pensa già a delle iniziative?

“Guardi, questi incontri sono momenti in cui mi metto in funzione di ascolto per valutare e capire che cosa si può fare. È chiaro che quando si va in realtà difficili devi essere pronto a prendere delle iniziative, con l’umiltà di costruire qualcosa. Per una fonderia di Padova, che è stata la seconda tappa dopo quella dei Cantieri navali di Monfalcone, ho presentato una interrogazione al fine di sensibilizzare il Governo nel ricercare partner o compratori e individuare forme migliori di ammortizzatori sociali. In questi anni il Pd è spesso apparso come il soggetto capace di parlare bene, di essere compreso da chi nella globalizzazione ha vinto, da chi ce l’ha fatta a vincere le sfide del futuro… un partito amico di chi ce la fa; invece io ho l’idea di un Pd capace di essere al fianco chi si è a disagio, se non lo facciamo noi rischiamo di lasciare il Paese ai populisti”.

Lei è stato assessore all’urbanistica di Potenza, quindi conosce bene le difficoltà che i Comuni possono incontrare davanti al dramma della ricostruzione post-terremoto. La sua idea è di ricostruire dove il terremoto ha provocato i danni o si può parlare di new town?

“Il terremoto dell’Irpinia fece 3mila morti e, seppur avessi solo un anno nel 1980, quando ho fatto l’assessore anni dopo ho visto che cosa ha significato ricostruire. Il punto di partenza però è quello di rianimare i territori dove si è vissuti una vita. Poi possono esserci delle eccezioni se c’è una totale impraticabilità; ma è doveroso rianimare quei luoghi, provare a ridare vita, non si può immaginare di espiantarli e ricostruire altrove. Ovviamente tutto va visto con la massima cautela e in accordo con la comunità, con le donne e gli uomini che vivono nel territorio. Noi abbiamo ricostruito in Basilicata lì dove c’era la vita. L’esperienza de L’aquila peraltro non mi pare che abbia funzionato così bene”.

Su facebook ieri ha scritto un post in cui scrive dx e sx esistono eccome:

“Ho scritto quel post perché avverto dai giornali il rischio che possa prendere piede l’idea che il mondo si divide tra forze di sistema e forze antisistema, per cui noi dovremmo fare una alleanza con qualsiasi forza di sistema….se si fa cosi a mio avviso si lavora per la vittoria delle forze sovraniste e populiste. E’ importante invece prosciugare le ragioni sociali per cui queste forze straripano. Perché gli operai del Midwest votano Trump? Perché i giovani delle periferie di Milano, Torino, Roma votano 5 stelle? Perché è in queste zone che dilaga la disoccupazione, il senso di inquietudine, non c’è rappresentanza. L’arroccamento non porta da nessuna parte, i populisti vanno sfidati sul terreno, a cominciare da quello sociale, restando in difesa dei disagiati e dei ceti medi. Il punto è costruire condizioni sociali diverse”.

Elezioni anticipate o nel 2018, congresso prima o dopo?

“Il Pd non può diventare il partito dell’avventura e dell’irresponsabilità. Non possiamo andare al voto con una legge che non favorisce la governabilità. Siamo passati dall’Italicum, la legge più maggioritaria al mondo, alla legge più proporzionale. Il Pd tutto può fare tranne immaginare una corsa al voto con l’obiettivo di rivotare dopo 3 mesi…perché nessuno farà una maggioranza in parlamento. A Renzi e al Pd dico: attenzione! prima il Paese. Noi siamo al governo, occupiamoci delle emergenze che ci sono, in primis del terremoto, del lavoro rivedendo il Job Act a cominciare dai voucher, ritoccando la riforma della scuola che ha provocato una frattura tra noi e gli insegnanti, avviando misure di contrasto alla povertà. Anziché immaginare una rivincita immediata con elezioni da qui a qualche mese con una legge elettorale che rischia di portarci al modello spagnolo, ritengo sia indispensabile fare una buona legge elettorale, senza nominati e con un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Nel frattempo fare quei provvedimenti che ho appena descritto e che ci porteranno a riguadagnare il consenso. Se si fanno queste cose si fa bene. Poi verrà il momento in cui ci si misurerà sul progetto politico del Pd, il congresso”.