Spazzatura Connection, "Trasimeno differenzia bene ma noi mischiamo tutto" | Intercettazioni choc - Tuttoggi.info

Spazzatura Connection, “Trasimeno differenzia bene ma noi mischiamo tutto” | Intercettazioni choc

Redazione

Spazzatura Connection, “Trasimeno differenzia bene ma noi mischiamo tutto” | Intercettazioni choc

Si cercano le responsabilità di "omesso controllo" sotto lente Arpa, Provincia e Ati
Ven, 02/12/2016 - 14:42

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“Adesso la gente del Trasimeno sta differenziando bene…poi la roba viene mischiata e finisce tutta in discarica, vanificando tutto”. La frase è dirompente. E’ il succo di tutta la vicenda che intreccia interessi pubblici e privati e sopratutto sconvolge e coinvolge istituzioni e cittadini.  E’ riportata nell’ordinanza e quella frase viene attribuita attraverso le intercettazioni al direttore tecnico della discarica di Borgogiglione, Luciano Sisani e “evidenzia – secondo il Gip che lo scrive nell’ordinanza – la propria  consapevolezza della gestione illecita della Fou”.

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gesenu-rifiuti-connectionE poi c’è lui, Giuseppe Sassaroli, (l’unico arrestato ai domiciliari e “dominus” di Gesenu) quando parla di quella che il gip definisce “non rispondenza del compost ai parametri di legge, con conseguente falsificazione dei dati di analisi del compost stesso”… “Eh, un po’ di preoccupazione – dice l’ingegnere intercettato – probabilmente ce l’ho sul compost, sulla roba che abbiamo portato lì, che gli scarti so’ troppi, lo sapemo da sempre”. Lo stesso compost ricordiamo per il quale secondo l’accusa si è cercato di “taroccare” le analisi comprandone un sacco da Leroy Merlin per sostituire il campione finito in laboratorio. 

(Leggi—> Umbria, 70 Comuni su 92 affidano la compilazione dei dati sui rifiuti ai gestori)

Ma adesso si cercano altre responsabilità. Se quelle delle aziende che operano nel settore dei rifiuti (Gesenu, Tsa e Gest) gesenu-discarica-borgoglionesono il primo livello dell’inchiesta della Dda, esiste un secondo profilo di accertamenti che verte sugli omessi controlli. Possibile infatti che nessuno, prima dell’inchiesta di Forestale e Guardai di Finanza, avesse registrato le irregolarità che adesso emergono da quel centinaio di pagine firmate dal pm Valentina Manuali? Così nel mirino finiscono direttamente Arpa e Provincia. “Al fatto già inquietante che la Provincia, pur a conoscenza dell’inefficienza impiantistica, abbia rilasciato autorizzazioni contraddittorie e di fatto prive di adeguate valutazioni tecniche a monte, nonchè di serie prescrizioni cautelari a valle, si aggiunge – scrive il gip Alberto Avenoso nell’ordinanza di custodia cautelare – il dato ancor più inquietante che nel corso della visita ispettiva compiuta tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 l’Arpa, strumento di controllo della Provincia, non ha rilevato alcunchè”.  Ma nemmeno all’Ati 2, stazione appaltante del contratto da un miliardo per 24 comuni, si erano accorti “della divergenza con quanto proposto in sede di gara”. Anche in questo caso – ritiene il giudice – si “palesa un grave difetto da parte della pubblica amministrazione”.

(Leggi —> Inchiesta rifiuti, “l’arrosto” del percolato e le violazioni dell’Aia)

Le “supercazzole”. Ecco come il chimico Presilla (indagato) definisce il materiale analitico da mandare ad Arpa, quando l’ingegner Luca Rotondi gli chiede “una proposta che abbia un minimo di senso tecnico di controlli e di monitoraggi” da inviare ad Arpa, “per un problema – spiega il gip – relativo all‘impianto di trattamento di percolato”. Pochi giorni dopo, “Presilla chiama Rotondi per sapere se ‘ha letto la supercazzola‘. Rotondi – si legge nell‘ordinanza – risponde di sì e dice – ridendo – che ne ha aggiunta una anche lui. Si evidenzia – ammonisce il giudice – che tale documento è finalizzato a rendere dichiarazioni tecniche veritiere verso un ente pubblico di controllo“.

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Si profila un “esercito legale” in questa vicenda. Gesenu, colpita dall’inchiesta sul traffico di rifiuti e sulla maxi-truffa ai danni dei Comuni, sarà assistita da  Francesco Falcinelli, Giuseppe Caforio e Dario Buzzelli nominati congiuntamente dal comune di Perugia (che detiene il 45% del pacchetto azionario) e dalla nuova proprietà (il gruppo Paoletti).

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