Chiedono 18 milioni di euro di risarcimento danni, per i disagi subiti a causa di rifiuti maleodoranti, dei possibili danni fisici da inquinamento e per la perdita di valore dei loro immobili situati nei pressi della discarica di Pietramelina, nel Comune di Magione, le 320 famiglie (molte delle quali aderenti al Comitato inceneritori zero) e le 10 aziende aziende che hanno chiesto di potersi costituire parte civile, attraverso l’Unione nazionale consumatori (con l’avvocato Corrado Canafoglia) nel processo che vede imputate 16 persone e 7 società, tra le quali Gesenu, Gest e Tsa, per un presunto traffico illecito di rifiuti che secondo l’accusa avrebbe fruttato, in modo illegittimo, 20 milioni di euro. Soldi che, secondo l’accusa, sarebbero stati ottenuti dai Comuni per interventi di trattamento dei rifiuti che in realtà non sarebbero stato effettuati.
La richiesta è stata avanzata nell’udienza preliminare che si è tenuta questa mattina. Insieme alle 320 famiglie e alle aziende, hanno chiesto di potersi costituire parte civile Federconsumatori, così come annunciato dal responsabile di Perugia, Alessandro Petruzzi, e 25 Comuni del comprensorio perugino e del Trasimeno.
L’udienza, per quello che è stato definito il processo della “spazzatura connection”, è stata fissata per il prossimo 6 febbraio.