Sono quarantacinque i capi d’imputazione per i quindici indagati di “spazzatura oro connection”. Nelle pagine di accuse che la Direzione distrettuale antimafia di Perugia muove ai vertici delle aziende che operano nel settore rifiuti in Umbria (Gesenu, Tsa, Gest) c’è anche l’associazione per delinquere (per 11 dei 15), finalizzata al traffico illecito di rifiuti , all’inquinamento ambientale, al falso in registri e in atto pubblico, alla frode in pubbliche forniture e alla truffa aggravata. Ma soprattutto ci sono sequestri pesantissimi per “equivalente”, rispetto ad un ingiusto profitto che tocca i 26 milioni di euro. E così ora i finanziari sono al setaccio di conti correnti, partecipazioni societarie e beni mobili e immobili sia riconducibili alle società coinvolte che ai patrimoni di alcuni dei singoli indagati. Compreso il plenipotenziario direttore, Giuseppe Sassaroli (arrestato ieri ai domiciliari—> leggi qui) dal quale la magistratura vuole qualcosa come un milione e mezzo di euro. In totale i finanzieri ne stanno bloccando, appunto, quasi 26 di milioni.
Tutti gli indagati. Secondo le accuse della Dda (pm Valentina Manuali) Giuseppe Sassaroli, vertice Gesenu, avrebbe anche prodotto false fatture per milioni di euro, ed inoltre a suo carico le ipotesi di reato di truffa e di reati ambientali. Secondo quanto riportato stamane dal quotidiano La Nazione, tra gli altri indagati c’è anche Giuliano Cecili, direttore gestionale dell’area impianti di Pietramelina e Borgogiglione. Nell’associazione per delinquere sarebbero coinvolti anche il responsabile dell’area commerciale di Gesenu, Evaristo Spaccia, il coordinatore degli impianti di Ponte Rio e Pietramelina, Roberto Damiano, l’addetto al trattamento del percolato a Pietramelina, Silvio Marano, il responsabile tecnico di Tsa, Luciano Sisani di Magione, il responsabile della gestione operativa di Borgogiglione, Luca Rotondi, i fratelli folignati Furio e Ferdinando Baldini della società di autotrasporti, e i chimici Giosanna Pani e Renato Presilia.
Ma la vicenda ha radici lontane. Ecco i passaggi: Nel 2013 a seguito di denunce il Corpo Forestale dello Stato inizia le sue indagini e scopre che a Ponte Rio si attribuiscono codice falsi ai rifiuti per procedere all’illecito smaltimento in discarica, senza il pretrattamento e biostabilizzazione. Che le analisi del compost prodotto a Pietramelina vengono falsificate per farlo risultate “ottimo” e poterlo rivendere. Così da restituire anche l’immagine, falsa, di un impianto di compostaggio che funziona benissimo. Vengono fuori registri taroccati che parlano di trattamenti sui rifiuti mai effettuati.
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Terriccio comprato da Leroy Merlin e acqua delle fontanelle. La vergogna dei metodi per “taroccare” le analisi che sfiora il ridicolo. Si tratta, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti di terra comprata al grande magazzino e di acqua di fonte al posto dei reflui da sottoporre ad analisi.
Ma l’aspetto decisamente nuovo, rispetto alla vicenda di una inchiesta ormai nota, è quello finanziario. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno lavorato per accertare chi abbia tratto profitto dalla gestione illecita. Alle spalle dei Comuni, della Regione e di conseguenza dei contribuenti. Ai cittadini normali insomma sarebbero stati fatti pagare costi non dovuti. Gli investigatori in questi mesi hanno acquisito montagne di carte chiedendole direttamente ai Comuni (Leggi—> Umbria, 70 Comuni su 92 affidano la compilazione dei dati sui rifiuti ai gestori). Sotto la lente sono finiti i contratti dei 24 comuni, i resoconti dei costi di gestione, i formulari di carico e scarico e le fatture. Il tutto, se confermate le tesi della procura, con un “malaffare” che ha truffato i contribuenti, in piena “malafede” perchè fatto “falsificando” il ciclo dei rifiuti.
A rischio sismico. Il consulente tecnico dell’Autorità giudiziaria ha inoltre rilevato, nel corso della sua attività, deficit di stabilità sia nella discarica di Pietramelina che di Borgogiglione che “rappresenta un rischio concreto, anche alla luce dei recenti eventi sismici”. Per questo, l’Autorità giudiziaria ha provveduto ad informare le massime autorità regionali per le verifiche e l’adozione delle necessarie misure di sicurezza.