Dopo una complessa attività investigativa per contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti nell’Alta Valle del Tevere, i carabinieri di Città di Castello, hanno dato esecuzione a 3 misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale di Perugia, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti cittadini italiani e stranieri.
L’indagine dei carabinieri, denominata “Boomerang”, diretta dal Sostituto Procuratore dott.ssa Manuela Comodi, ha preso avvio nel febbraio 2017 da Umbertide, dove alcuni cittadini di origini albanesi, radicati nella zona e già noti alle forze dell’ordine, avevano realizzato una vera e propria attività di spaccio di cocaina h24, non soltanto al dettaglio per tossicodipendenti abituali, ma anche di quantità consistenti a favore di clienti dediti, a loro volta, all’attività di spaccio.
Nel modus operandi dell’illecita attività, è stata riscontrata la presenza di giovani, fatti appositamente arrivare in zona dall’Albania a titolo di “soggiorno turistico” per i canonici 3 mesi, durante i quali venivano invece impiegati come pusher; ciò al fine di rendere ancora più difficoltosa la loro identificazione e localizzazione, specie dopo essere tornati nel paese d’origine.
Le persone arrestate sono 2 di origine albanese, un classe ’87, residente ad Umbertide e un classe ’96, domiciliato a Città di Castello; mentre nei confronti di un italiano, del ’78, residente a Città di Castello, è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora con divieto di allontanarsi dalla propria abitazione nelle ore notturne.
Nell’ambito della stessa indagine, nel corso del 2017, erano già stati effettuati 7 arresti in flagranza di reato nei confronti di persone sia italiane (di cui una donna) che straniere, e 15 denunce in stato di libertà, tutte per spaccio di sostanze stupefacenti; sono stati altresì identificati e segnalati alla Prefettura di Perugia circa 45 assuntori di droghe, tutti dimoranti nell’Alta Valle del Tevere, nonché sequestrati circa 14 kg di sostanza stupefacente (marijuana e hashish), 300 grammi di cocaina oltre a bilancini di precisione ed altro materiale per taglio e confezionamento. Il giro d’affari accertato ammontava verosimilmente ad oltre 30mila euro al mese.