Sovraffollamento carceri, ecco tutti i numeri della crisi a Capanne - Tuttoggi.info

Sovraffollamento carceri, ecco tutti i numeri della crisi a Capanne

Redazione

Sovraffollamento carceri, ecco tutti i numeri della crisi a Capanne

Mer, 14/09/2011 - 10:15

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Sono fermi da ieri, davanti alle sbarre e ai punti di sorveglianza del carcere di Perugia Capannne, per protestare contro la situazione “insostenibile” della struttura detentiva, costretta a vivere in una situazione di sovraffollamento e di carenza di organico. Protagonisti della protesta, un folto gruppo di agenti della polizia penitenziaria che laovrano nell'istituto di pena, che oggi si moltiplicheranno in quella che diventerà una vera e propria manifestazione nazionale, con gli interventi dei segretari generali del Sappe e del Lisiapp, i due principali sindacati della polizia penitenziaria.

“Nel giro di un anno e mezzo la situazione è degenerata nel carcere di Capanne e nelle altre strutture dell'Umbria”, ha detto a Tuttoggi.info Daniele Rosati, segretario generale aggiunto del Lisiapp. “Poi, per effetto di una politica nazionale sbagliata, è diventata un caso critico, come se ne contano tanti nelle regioni settentrionali del paese”.

I numeri meglio di ogni dichiarazione rendono l'idea della condizione di lavoro dell'istituto di Capanne, dove si trovano circa 600 detenuti, a fronte di una capienza di 350 posti. A tale condizione di sovraffollamento, risponde una situazione di grave carenza di organico, che Rosati quantifica in un “20 per cento in meno” a livello regionale. “Soprattutto a Capanne, dovremmo essere 379 agenti, invece siamo 230”.

Pericolo autolesionismo – Il rischio più evidente di una folla di detenuti che vivono in condizioni quasi estreme – “Arriviamo a razionare le saponette”, afferma Rosati – si concretizza negli episodi di autolesionismo dei detenuti, per i quali Capanne è tra i peggiori istituti a livello nazionale, finito più volte, anche in tempi recentissimi, alle cronache per gli episodi di suicidio o di tentato suicidio al suo interno.

“Secondo le nostre regole di ingaggio, sono previste delle responsabilità penali legate anche alle possibili omissioni”, ha detto Rosati.

La protesta in Umbria – La situazione a livello regionale rispecchia in pieno le condizioni di Capanne, con oltre 1700 detenuti a fronte di una capienza di circa 700 posti. La questione è stat oggetto a fine luglio di una lettera aperta della presidente della regione Catiuscia Marini all'allora Guardiasigilli Angelino Alfano, in cui si sollecitava un pronto intervento per snellire la grave situazione in cui vertono gli istituti. In conconcomitanza con la protesta a Perugia, un sit in è stato organizzato dagli agenti di polizia penitenziaria anche a Terni, dove è in procinto di essere aperto un nuovo padiglione nel carcere, senza però che ad esso corrisponda un aumento dell'organico dell'istituto.

Tossicodipendenti e stranieri – I sindacati oggi come la Marini a fine luglio hanno evidenziato anche la particolare criticità delle strutture in Umbria, dove sono una percentuale altissima i detenuti stranieri o tossicodipendenti. Nella sula lettera, la presidente della regione affermava che in Umbria risulta “una presenza massiccia di detenuti stranieri e tossicodipendenti confermata dal fatto che alla data dell'ultima ricognizione trasmessa (13 luglio 2011), soltanto 675 detenuti su 1751 risultano avere la residenza anagrafica in Umbria e solo 57 di questi risultano nati in un comune dell'Umbria”.

Rosati ha ribatito questo dato, in particolare riferimento agli stranieri: “A Perugia non serve un Cie, perché un Cie c'è già, è qui”. L'esponente sindacale ha auspicato come rimedio che possa essere presto vagliata l'ipotesi del rimpatrio per molti detenuti di altre nazionalità, a fronte di una piccola indennità da pagare allo stato di origine. Rosati ha inoltre fatto appello ad un uso maggiore delle pene cosiddette “alternative”, ovvero i lavori “socialmente utili”, da preferire alla pena detentiva come sistema di riabilitazione.

Protesta nazionale – La protesta di Perugia è il preambolo di quella che si appresta a diventare una protesta nazionale della polizia penitenziaria, che prenderà il via nei prossimi giorni in tanti istituti di pena in tutta Italia, fino a sfociare in una manifestazione di piazza in via Arenula a Roma, di fronte al minitero di Giustizia.

Francesco de Augustinis

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