“Sono italiano vivo un momento difficile, aiutatemi”. È scritto nel cartello che tiene in mano Andrea, così chiameremo il pensionato romano che suo malgrado si è ritrovato a fare il clochard a Terni. Andrea, nato e cresciuto in una piccola regione italiana, aveva cercato fortuna nella Capitale, ma dopo tanti anni passati a lavorare, qualcosa ha fatto cortocircuito nella sua vita. I 450 euro di pensione non bastano a vivere e nemmeno a sopravvivere. “A Roma – racconta Andrea – con 450 euro non ti danno nemmeno un garage. Sono stato ai servizi sociali per sentire se finita l’estate mi aiutano a trovare una sistemazione ma la signorina mi ha fatto vedere una lista di venti fogli e mi ha detto che siamo in troppi”.
Testa bassa, camicia slacciata, una dentatura che non gli permetterebbe di mangiarsi una bistecca neanche se potesse acquistarla, quello che veramente colpisce di Andrea è lo sguardo, orgoglioso e penetrante, specie quando si entra in certi argomenti. “Io non esisto – dice senza esitazione – non c’è nessuno che si preoccupa di me. A me non spetta una casa, un pasto caldo, una vita dignitosa. Ma che Paese è questo? È questa la democrazia?”.
Andrea avrebbe voluto dire anche di più ma poi però si blocca: “Tu sei un giornalista, con te è meglio che non parlo altrimenti mi fanno fare una brutta fine. C’è gente che se la prende con quelli come me. Diamo fastidio”.
Corso Tacito, la via ‘buona’ di Terni, ospita ogni giorno persone come Andrea, ognuno con la sua storia, ognuno apparentemente vittima di scelte sbagliate, ma che nella realtà si ritrova in una condizione estrema per l’imprevidibilità della vita. Una cosa di certo li accomuna tutti quanti: sono invisibili. La gente passa con le buste dello shopping senza curarsi di loro, sembrano quasi mimetizzarsi con i vecchi palazzi grigi anche perché loro rimangano in silenzio, non vogliono disturbare, stanno li seduti con un cartello in mano aspettando che qualcuno si accorga che esistono.
di Mirco Diarena