Umberto Bindella è stato assolto dall’accusa per l’omicidio di Sonia Marra, la studentessa scomparsa da Perugia il 16 novembre 2006. Un’assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto. Assolto anche il coimputato, Dario Galluccio (l’amico di Umberto Bindella che era accusato di favoreggiamento e occultamento di cadavere in concorso) perché il fatto non sussiste. Il pm Giuseppe Petrazzini per lui aveva chiesto 3 anni mentre 24 anni reclusione erano stati chiesti per Bindella, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Perugia, Gaetano Mautone (a latere Giuseppe Narducci che ha letto il dispositivo alle 17 di oggi pomeriggio).
Secondo gli inquirenti e la Procura di Perugia Sonia è morta, è stata uccisa e il suo corpo nascosto chissà dove. A 10 anni da quella scomparsa si attendeva ancora la sentenza di primo grado per omicidio volontario e occultamento di cadavere, gli imputati sono due: Umberto Bindella, ex guardia forestale e il finanziere Dario Galluccio, accusato di concorso in occultamento del corpo. Che oggi con la sentenza di primo grado vengono dichiarati completamente estranei alla vicenda.
“Se non era questa la strada giusta fateci sapere qual è”, ha detto il fratello di Sonia all’uscita dall’aula. La sorella, Anna Marra ha dichiarato di credere ancora nella giustizia: “Noi attendiamo la verità”.
Silvia Egidi, avvocato difensore di Bindella, esulta: “Anche se tardi, per noi giustizia è fatta”, mentre la collega Daniela Paccoi comunica al telefono ad Umberto Bindella l’esito della sentenza. Abbracci tra le difese, soddisfazione anche per i legali di Galluccio, Francesco Falcinelli e Francesco Loreti: “Portiamo a casa un’assoluzione con formula piena. Ora è comprovato che Galluccio non ha commesso violazioni penali”.
Ma il calvario è anche quello di una famiglia senza una tomba della propria figlia su cui andare a pregare. È il 16 novembre 2006 quando Sonia Marra, una ragazza pugliese di nemmeno 25 anni, studentessa universitaria a Perugia, scompare nel nulla. La famiglia si allarma fin da subito, perché Sonia è una brava ragazza che non ha motivi per allontanarsi. L’allarme scatta quindi immediatamente, e appare chiaro fin dal principio che alla ragazza sia successo qualcosa di grave. Il giorno seguente i vigili del fuoco fanno irruzione nel suo appartamento nella città umbra, dove qualcuno ha lasciato il gas aperto. La casa è vuota, e le prime testimonianze raccolte dai vicini fanno subito pensare al peggio: la sera della scomparsa, infatti, un uomo è stato visto entrare in casa della ragazza con le chiavi, con fare furtivo.
Le indagini in un primo momento si dirigono verso gli ambienti che Sonia frequentava per il suo lavoro, ma la svolta arriva quando la magistratura si concentra sul test di gravidanza a cui la ragazza si sarebbe sottoposta alla vigilia della scomparsa, fino ad arrivare a Umberto Bindella, che avrebbe avuto una breve relazione con Sonia. La ragazza, secondo la ricostruzione del pm, si sarebbe invaghita del giovane che però non la ricambiava e non voleva più avere a che fare con lei. L’uomo, che si è sempre detto estraneo ai fatti, viene arrestato nel 2010 e poi rilasciato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, ma viene comunque rinviato a giudizio. Il processo si e’ aperto nel 2011, poi si è interrotto per il cambio del collegio giudicante e quando la sentenza sembrava vicina, lo scorso marzo, la Corte ha chiesto di acquisire tutte le puntate della trasmissione ‘Chi l’ha visto’, le email, le telefonate e le segnalazioni che la redazione ha ricevuto dal 2006 ad oggi su questo caso.
Rimessi gli atti invece per uno dei “supertestimoni” di questo processo. La corte ha deciso la trasmissione alla procura degli atti per la posizione di Giorgio D’Ambrosio con l’accusa di “falsa testimonianza”. D’Ambrosio era un collega di Bindella, è lui a raccontare ai carabinieri di una telefonata nella quale Bindella avrebbe pronunciato una frase compromettente.