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Solenne concelebrazione in Duomo a Spoleto per la beatificazione di madre Maria Luisa Prosperi

Sabato 10 novembre alle ore 16.00, nella Basilica Cattedrale di Spoleto, il cardinale Angelo Amato, sdb, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiederà una solenne concelebrazione eucaristica nel corso della quale ascriverà all’albo dei Beati madre Maria Luisa Prosperi, benedettina del monastero di S. Lucia in Trevi. Per l’intera archidiocesi di Spoleto-Norcia si tratta di un evento storico. L’ultima volta, infatti, che nel Duomo spoletino si ebbe una cerimonia simile fu 780 anni fa quando, il 30 maggio 1232, papa Gregorio IX proclamò Santo Antonio da Padova. Oltre al cardinale Amato e a numerosi fedeli, sono attesi a Spoleto dodici tra Arcivescovi e Vescovi, numerosi Abati benedettini, diverse rappresentanze di Benedettine da molti monasteri italiani, autorità civili e militari. Per l’occasione l’Ufficio Stampa della Diocesi ha realizzato un numero speciale interamente dedicato alla Prosperi del periodico Il Risveglio news.
Le parole dell’Arcivescovo
«La beatificazione della Prosperi – afferma l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo – arricchisce la lunga lista di Santi che la nostra Chiesa diocesana ha generato lungo i secoli. Lodiamo e rendiamo grazie a Dio, il solo Santo, che comunica ai suoi figli il dono della santità, cioè della sua stessa vita. Riconoscendo il riflesso luminoso di questa santità nella ”esistenza nascosta” di Maria Luisa in monastero, ci sentiamo incoraggiati e spronati nel nostro personale cammino alla sequela del Maestro: anche per noi è possibile vivere l’amicizia con Dio e far sì che il rapporto personale con Lui dia forma ai pensieri, alle parole, alle azioni».
Profilo biografico della Prosperi
Geltrude Prosperi, figlia di Domenico e di Maria Diomedi, nasce a Fogliano di Cascia il 15 agosto 1799. È una donna che fa la sua scelta da giovane: il 4 maggio 1820, infatti, viene accolta nel monastero di Santa Lucia a Trevi, da poco restituito alle monache benedettine che ne erano state espulse pochi anni prima, assumendo il nome di Maria Luisa. Dal 1822 al 1834 vive come una religiosa esemplare e molto apprezzata. Le testimonianze sono concordi nel descriverla amabile, benvoluta dalle educande e dalle monache, che svolge con meticolosità i suoi doveri. Nulla trapela circa le sue esperienze mistiche, circa i dialoghi tra lei e Cristo, dialoghi amorosi, sul tipo del Cantico dei Cantici. Nella simbologia delle sue visioni, ricorre il tema del Cuore di Gesù, fulcro della pietà popolare dell’Ottocento. Più volte tali fenomeni lasciano la Prosperi fisicamente a pezzi, tanto da non nascondere più il problema alle consorelle. Spesso le accadono vicino al momento in cui sta per ricevere l’Eucaristia e divengono momento unitivo con Cristo. Solo dopo l’arrivo del primo direttore spirituale (ne ebbe quattro, ndr), Maria Luisa è in un certo senso costretta ad uscire dal silenzio e raccontare quanto le accade. Viene fatta oggetto di una sanzione monastica ed era incompresa dalle consorelle. Inaspettatamente, il 1° ottobre 1837, a 38 anni, è eletta Badessa e lo resta fino alla morte, solo dieci anni dopo, il 12 settembre 1847. Il monastero era immerso in una stagione difficile e lei, donna votata al nascondimento e alla preghiera, non mostra tentennamenti, bensì un senso concreto e lucido della strada da seguire. Come prima cosa, progressivamente ma decisamente, viene ristabilita l’osservanza piena della Regola benedettina, con una azione fondata sull’esempio. La nuova Badessa vince le residue diffidenze attraverso una pratica personale di umiltà totale, tanto da sorprendere in molte occasioni le monache. Ha modi di governo attraenti, non autoritari, ma di forte carisma personale. Ella vuole far conoscere Dio e solo Dio. Infonde al monastero un nuovo spirito, nel quale le consorelle la vedono come una monaca amante dell’interiorità e del raccoglimento, che non tollera sciatterie o poca attenzione nella preghiera. La gestione della Prosperi vede passare il monastero dalla ristrettezza all’abbondanza: diviene fonte di elemosine per molte persone, in una Trevi in cui la vita per tanti è durissima. Ha donato se stessa per la gloria di Dio ed il benessere spirituale del monastero attraverso un’esistenza esemplare, resa vigorosa dal rapporto con Dio e dagli esercizi di pietà. Negli ultimi quattro anni di vita sperimenta una grande sofferenza. La Settimana Santa del 1847 la situazione sembra precipitare. Tutto inizia la sera prima della Domenica delle Palme. La Prosperi cade malata, sembra soffocare. Il Giovedì Santo giace come paralizzata nel letto, non si muove, con dolori molto forti. Vive la Passione di Cristo in tutti i suoi momenti. A partire dal mese di agosto del 1847 rimane malata a letto, alzandosi pochissimo. Poche settimane prima di morire viene descritta in grado di vedere quello che accade nel monastero: riprende le monache che a pranzo non leggono le Costituzioni, manda a dire a quelle fermatesi a parlare in corridoio di andare a dormire, vigila sugli orari del coro, benedice dal letto la mensa comune perché nel frattempo nessuno lo ha fatto. Insomma, fino all’ultimo: malata a letto, in fin di vita, ma sempre Badessa. Muore il 12 settembre 1847.
Il miracolo attribuito alla Prosperi
Il miracolo che consente la beatificazione di Maria Luisa Prosperi riguarda una signora di S. Eraclio di Foligno, Carla Arcangeli. Questa la storia. Correva l’anno 1989 e la signora Carla – sposata, due figli – aveva 47 anni. Una sera verso le dieci è andata a letto. Il marito Angelo e la figlia Maura sono rimasti nel soggiorno a guardare la televisione. Tutto normale. All’improvviso hanno udito un forte respiro provenire dal piano superiore. Angelo è corso di sopra, nella camera da letto, e ha visto la moglie priva di sensi. Ha chiamato la figlia, hanno preso in braccio Carla e di corsa l’hanno trasportata all’ospedale di Foligno. «Al pronto soccorso – ricorda la figlia Maura – ci hanno detto che poteva essere un’intossicazione. Mentre le fanno la lavanda gastrica, io e mio padre andiamo a casa per capire cosa avesse ingerito mamma. Ritornati in ospedale apprendiamo che deve essere trasferita d’urgenza a Perugia, in quanto era entrata in coma. Al nosocomio del capoluogo regionale la sentenza: grave emorragia cerebrale con poche probabilità di rimanere in vita. Passano alcuni giorni e ci comunicano che l’avrebbero sottoposta ad un delicato intervento per ridurre l’ematoma. Io non avevo mai lasciato un attimo l’ospedale. Un giorno, però, non ricordo neanche il motivo, sono tornata a casa. Il mio fidanzato mi dice: “ti porto in un posto”. Ed io: “non se ne parla, devo tornare da mia madre”. Ha insistito e mi ha condotto a Trevi, nel monastero delle benedettine di S. Lucia. Le monache, diversi anni prima, gli avevano riparato un vestito, ma da allora non ci era più andato e non me ne aveva neanche mai parlato. Comunque, suoniamo al portone del monastero, ho parlato con le religiose, ho raccontato la storia e ho chiesto di pregare per la salute di mia madre. “Noi preghiamo – mi ha detto una di loro – ma voi venite a Messa qui in monastero il giorno dell’intervento di Carla”. Mi hanno dato un’immagine di Madre Maria Luisa Prosperi – che non conoscevo – e l’ho portata nella cameretta dell’ospedale dove era ricoverata mamma. Il giorno dell’operazione siamo andati a Messa e abbiamo invocato la Prosperi. L’intervento è stato eseguito, ma le probabilità che rimanesse in stato vegetativo erano altissime. L’attesa era infinita, le preghiere alla monaca di Trevi sempre più intense. Poi, inaspettatamente sono iniziati i primi progressi di mia madre: i medici si meravigliarono di ciò. “Non è possibile”, commentava uno di loro. Dopo un po’ di tempo, il trasferimento a Trevi, al centro di riabilitazione». La signora Carla sta bene e non ha nessun segno della malattia. Il giorno della beatificazione sarà in Duomo e consegnerà al Cardinale la reliquia della Madre Maria Luisa Prosperi.
Le tappe del processo di beatificazione
Il processo diocesano per il riconoscimento delle virtù eroiche della Prosperi è avviato nel 1914 dal vescovo di Spoleto Pietro Pacifici. Sospeso per le vicende belliche del ‘900, è riaperto ufficialmente dall’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti il 13 dicembre 1987. Chiuso il 13 dicembre dall’arcivescovo Antonio Ambrosanio. Il 1° luglio 2010 Benedetto XVI riconosce le virtù eroiche di Madre Maria Luisa Prosperi e il 19 dicembre 2011 firma il decreto che ne riconosce il miracolo. Le spoglie mortali della Prosperi sono custodite in un’urna di bronzo conservata nella chiesa del monastero.
Ancora viva la memoria della Prosperi
Le undici monache che vivono nel monastero di S. Lucia continuano a tenere viva la memoria della Prosperi. Afferma la badessa madre Maria Benedetta Pergolari: «ancora oggi siamo stupite dell’enorme flusso di pellegrini, di presbiteri e di poveri che si rivolgono a noi. La società attuale, carente di punti di riferimento sicuri, trova nella monaca una “sorella” a cui confidare le proprie pene e i propri disagi; una “madre” alla quale chiedere un aiuto spirituale, ma anche, senza vergogna, un aiuto materiale. Il monastero è chiamato ad essere punto di riferimento per tante creature confuse, smarrite e, a volte, disperate. E noi – memori dell’insegnamento della Prosperi – continuiamo ad ascoltare e a rispondere alle esigenze della gente. Per non deludere le attese di quanti il Signore ci farà incontrare, a Lui chiediamo la stessa prontezza, la stessa sollecitudine e la stessa generosità che furono della nostra antica Badessa, la quale nel “giardino benedettino” è un fiore bello e profumato, che può incantare gli uomini e le donne del nostro tempo». La lezione di madre Maria Luisa è ancora attuale e la sua memoria è viva prevalentemente in coloro che si prefiggono di percorrere il cammino della perfezione. La sua figura si colloca tra le anime altissime che ebbero come unico fine l’adorazione della volontà di Dio.