Un po’ la prudenza e la minora propensione al consumo, a fronte delle incertezze legate alla crisi innescata dalla pandemia ed ai possibili scenari futuri, pur nell’attuale ripresa. Un po’ la ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro, determinato dalla crisi stessa. Un po’ perché, con i tassi di interesse al minimo storico, investire denaro spesso non è conveniente, almeno se si vuole mantenere un basso profilo di rischio.
Gli umbri si confermano grandi risparmiatori. Secondo l’ultimo report della Banca d’Italia, a giugno di quest’anno lo stock di depositi bancari ammonta a quasi 19,6 miliardi di euro. A dicembre 2019, prima dell’emergenza Covid, la cifra raggiungeva i 16,8 miliardi.
Dei depositi degli umbri – si tratta di famiglie e imprese – 15 miliardi sono nella provincia di Perugia e 4,5 in quella di Terni.
Non si tratta però completamente dei cosiddetti risparmi “oziosi”, cioè di quei soldi fermi nei conti correnti. Occorre infatti tener presente che, al momento della fotografia, sono conteggiati nei conti correnti anche parte dei prestiti (ad esempio nel caso dei mutui concessi), che complessivamente, sempre a giugno 2021, ammontavano a quasi 18,8 miliardi di euro.
Vanno invece conteggiati nei risparmi delle famiglie e delle imprese umbre, anche se non immediatamente disponibili come liquidità, gli oltre 8,7 miliardi dei titoli a custodia presso il sistema bancario.
Come utilizzano gli umbri i loro risparmi? Dei14,2 miliardi detenuti in depositi dalle famiglie umbre, quasi 9 miliardi sono lasciati nei conti correnti (ma vale la correzione di cui sopra sui mutui), mentre i depositi a risparmio ammontano a 5,2 miliardi.
Poi ci sono quasi 7,3 miliardi investiti in titoli a custodia: titoli di Stato italiani (1,3 miliardi), obbligazioni bancarie italiane 407 milioni, altre obbligazioni (413 mln), quote di Oicr (Organismi di investimento colletivo) per 4,4 miliardi e azioni per 674 milioni.
Se si contano anche i risparmi delle imprese (che in alcuni casi hanno approfittato dei bassi tassi per acquisire liquidità in vista di investimenti per accompagnare la ripresa), nei conti correnti risultano nominalmente quasi 14 miliardi di euro e 5,6 mld di depositi a risparmio.
I titoli a custodia arrivano invece a superare gli 8,7 miliardi di euro. Con i titoli di Stato in mano degli umbri (famiglie e imprenditori) per oltre 1,3 miliardi e obbligazioni bancarie italiane per 462 mln. Forme di investimento, queste ultime, meno privilegiate dalle imprese, che però hanno maggiore propensione ad investire in Borsa (922 milioni il valore delle azioni detenute).
Rispetto al periodo pre Covid, sono crollati gli investimenti delle famiglie umbre in titoli di Stato (-11,2%) e in obbligazioni delle banca italiane (-9,8%). E’ cresciuta invece la propensione ad investire in Borsa: +20,8% per le famiglie, +59,1% per le imprese.
L’ultimo report di Mediacom043, agenzia diretta da Giuseppe Castellini, analizza i dati per comune, riferiti alla situazione al 31 dicembre 2020. Con l’avvertenza che riguardano i soli depositi bancari (e non anche a quelli postali) e che sono riferiti alla sede della filiale e non alla residenza. Per cui occorre tener conto che nei piccoli comuni molti umbri sono correntisti nel comune più vicino o dove magari lavorano.
In Umbria i depositi bancari sono aumentati tra il 2019 e il 2020 di 1,62 miliardi di euro, pari a +13%. L’incremento maggiore in provincia di Perugia (+13,4%) rispetto a quella di Terni (+11,3%). Da notare che in nessun comune umbro si evidenzia il segno meno, anche se i tassi di crescita dei depositi tra comune e comune sono molto diversificati.
A livello di singoli comuni, nel 2020 in termini di crescita percentuale dei depositi bancari rispetto al 2019 in testa sono Marsciano (+28%, +43 milioni di euro), Città di Castello (+27,8%, 174,4 milioni), Acquasparta (+23,3%, +13,9 milioni), Gualdo Tadino (+27 milioni) e Bastia Umbra (+19,8%, +70,7 milioni di euro). Seguono Foligno (+18,4%), Giano dell’Umbria (+17,9%) e Gubbio (+17,8%). La ‘top ten’ è completata da Deruta (+16,9%) e Norcia (+16,4%).
A ben guardare, il primato della crescita dei depositi bancari avviene nel 2020 per il gruppo indistinto dei ‘comuni riservati’ (si tratta di quei comuni in cui operano meno di tre sportelli bancari), in cui i depositi aumentano del 36,6% (+268,6 milioni di euro).
In coda per crescita Castiglione del Lago (+2,5%), Orvieto (+3,3%, pari a +17,7 milioni), che comunque come vedremo mantiene il prato di municipio umbro con il livello più elevato di depositi pro capite, Nocera Umbra (+9,4%), Spoleto (+9,5%) e Fabro (+9,7%).
Sotto la media la crescita dei depositi a Perugia (+10,1%, contro +13% della media regionale), che comunque mantiene il secondo posto per quanto riguarda i depositi per abitante, mentre Terni marca +13,3%.
Nonostante una bassa crescita – rispetto alla media regionale – dei depositi bancari per abitante nel 2020, Orvieto mantiene il primato di comune più ‘liquido’ della regione, con 27mila 352 euro di depositi per abitante, lattanti e ultracentenari inclusi. Seguono Perugia (26mila 928 euro per abitante), Norcia (25mila 2917), Città della Pieve (23mila 974) Magione (21mila 388). Completano la ‘top ten’ Panicale (21mila 274), Città di Castello (20mila 888), Giano dell’Umbria (20mila 547), Fabro (20mila 406) e Bastia Umbra (20mila 055).
Da notare che, sul fronte dei depositi bancari per abitante, il comune di Perugia (26mila 928 euro) surclassa quello di Terni (14mila 993). In sostanza, per ogni 100 euro di depositi bancari di Terni a Perugia ce ne sono 179,6.
In media, anche la provincia di Perugia è assai più ricca di liquidità rispetto a quella di Terni: 17mila 337 euro contro 13mila 046.
In coda, sempre in termini di depositi per abitante, ci sono Nocera Umbra (6mila 705), Amelia (7mila 789), Narni (9mila750), Gualdo Tadino (10mila 049), Passignano (10mila 735). I ‘comuni riservati’, nonostante la netta crescita dei depositi bancari nel 2020, si attestano a una media di depositi per abitante assai bassa: 6mila 705 euro.
Per dare un’idea delle notevoli differenze, basti fare i confronto tra la prima e l’ultima della classifica: per ogni 100 euro di depositi bancari esistenti a Nocera Umbra, a Orvieto ce ne sono 351,2.
Mettendo a confronto i dati per abitante rispetto alla media regionale, merge, ad esempio, che nel 2020, per ogni 100 euro di depositi bancari per abitante esistenti nella media umbra, ad Orvieto ne esistono 168,4, a Perugia 165,8, a Norcia 155,3, a Città della Pieve 147,6, a Magione 131,7 e così via. Da rilevare che il comune di Terni è sotto la media regionale (una un indice di 92,3 fatta 100 la media regionale).
In coda, Nocera Umbra ha un indice di depositi per abitante di 48, quindi oltre la metà della media regionale, Amelia di 52,7, Narni di 60 e così via.
A livello provinciale, l’incide della provincia di Perugia (106,8) è sopra la media regionale, mentre quello della provincia di Terni è assai sotto (indice 80,3).
Questa l’analisi di Giuseppe Castellini a commento del reporto Mediacom043: “Il risparmio umbro è sempre più liquido, nel 2020 ulteriore crescita dei depositi bancari del 13% (+1,616 miliardi di euro), che ha portato i depositi bancari complessivi umbri a quota 14,046 miliardi di euro. E la tendenza prosegue anche nel 2021, nonostante i venti di ripresa, che dovrebbero aiutare nel dirigere una quota maggiore del risparmio verso le attività economiche: ad agosto 2021, infatti, la mole dei depositi bancari (quindi risparmio liquido o ultraliquido, che alcuni definiscono ‘ozioso’ perché almeno per una parte non marginale non si dirige a finanziare la crescita e lo sviluppo economico-sociale), comprendendo anche i dati di Cassa depositi e prestiti è arrivata a oltre 2mila miliardi di euro e a 20,923 miliardi in Umbria. È probabile che, se la ripresa economica si consoliderà, e con essa il miglioramento dei risultati economici delle aziende, una parte di questa liquidità parcheggiata nei depositi bancari si muoverà verso strumenti finanziari che portano il risparmio verso gli investimenti delle imprese, con rese più interessanti di quelle degli ultimi anni. Ma, al momento, questa svolta non c’è. O meglio c’è ma è ancora troppo debole. Nel senso che, almeno per i depositi delle imprese, che si sono gonfiati grazie ai prestiti bancari a buon mercato – visti bassissimi tassi di interesse – e per di più garantiti dallo Stato grazie ai provvedimenti presi dal Governo durante la pandemia da Covid, si nota un inizio di scongelamento di questa liquidità. Ma è ancora poco per poter parlare di vera svolta, che comunque potrebbe manifestarsi già nei prossimi mesi”.
Castellini evidenzia poi un passaggio importante rispetto al dibattito sui capitali infruttuosi: “Se solo il 10% dell’ammontare disponibile dei risparmi privati detenuto in depositi in Italia (al netto dei prestiti bancari siamo a circa 275 miliardi di euro) venisse investito in strumenti finanziari a favore delle Pmi si potrebbero mettere in circolo circa 27,5 miliardi di euro, mentre con la stessa percentuale del 10% in Umbria (dove al netto dei prestiti bancari il risparmio ‘ozioso’ è di circa 2,02 miliardi di euro) si potrebbero mettere in circolo oltre 200 milioni di euro. Il tutto con effetti moltiplicati sull’economia e quindi sullo sviluppo economico e sociale”.
“Quanto ai singoli comuni umbri – conclude Castellini – nel 2020 le crescite più elevate dei depositi bancari (in questi non è compresa Cassa depositi e prestiti) sono state registrate a Marsciano, Città di Castello, Acquasparta, Gualdo Tadino e Bastia Umbra, mentre Orvieto – nonostante una bassa crescita dei depositi nel 2020 – resta il comune umbro con il livello più elevato di depositi per abitante, quindi il comune più ‘liquido’, seguito da Perugia, Norcia, Città della Pieve e Magione”.