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Società spolpate e poi fatte fallire: 5 in carcere, 3 ai domiciliari | Aggiornamenti

Svuotavano società di tutti i beni, privandole di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, e poi le facevano fallire. Con questa accusa il gip del Tribunale di Perugia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della locale Procura, ha emesso un’ordinanza che ha portato in carcere 5 persone e 3 agli arresti domiciliari.

Le misure sono state eseguite dai carabinieri del Ros nella mattinata di mercoledì, con il supporto dei Comandi provinciali di Perugia, Roma e L’Aquila.

Le indagini erano scattate nel 2020 intorno a un consulente finanziario di origini calabresi, che da tempo risiede a Perugia. Le intercettazioni telefoniche hanno permesso di stabilire il contatto stretto con un ex commercialista romano, già coinvolto in numerose vicende giudiziarie, chiamato “l’Imperatore”. Sarebbe stato lui a organizzare bancarotte pilotate e truffe ai danni di imprenditori che hanno portato a distrarre 50 milioni di euro a creditori, dipendenti delle società e all’erario.

Nell’indagine coinvolti anche tre persone ritenute dagli inquirenti dei prestanome.

Il gruppo ha acquisito nel tempo società in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in svariati settori: pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani e asili, informatica, commercio. Gli asset più redditizi venivano trasferiti in altre società – compresi importanti appalti pubblici – e le aziende spolpate erano invece fatte fallire.

Il gip del Tribunale di Perugia ha individuato nel Tribunale di Trento quello competente in quanto lì si è verificata la prima bancarotta tra quelle portate a termine in 8 anni.

(notizia aggiornata alle ore 9.10)