“Le banche esistono per raccogliere risparmio ed erogare credito, in Umbria, però, l’accesso al credito è pesantemente limitato rispetto al resto delle regioni del centro Italia, con conseguenze facilmente deducibili sia sul piano del complesso produttivo che dell’insieme delle economie domestiche; ritengo, pertanto, doveroso che il Consiglio Regionale proceda con un’indagine sul sistema creditizio umbro”. E’ la valutazione che sta alla base della missiva inviata dal consigliere Franco Zaffini al presidente della seconda commissione consiliare competente per materia, Gianfranco Chiacchieroni, per richiedere di approfondire aspetti e criticità della rete del credito, iniziando con l’audizione della Presidente della Giunta regionale, che proprio in questi giorni sta mettendo a punto, insieme a Banca Intesa, la riforma delle fondazioni Casse di risparmio, del Presidente di Abi Umbria (associazione banche italiane) e del direttore della filiale regionale di Bankitalia.
“Secondo l’ultimo report di Bankitalia riferito al periodo 2010 – 2011 – spiega il consigliere di Fare Italia – si rileva che a fronte di un incremento del 45 per cento del credito concesso nelle regioni del centro Italia, l’Umbria ha registrato un aumento di soli 9 punti percentuali. Tutto ciò – prosegue – in un anno in cui la crisi ha morso gravemente sia le imprese che le famiglie, che hanno dovuto, ragionevolmente, ricorrere a prestiti bancari”.
Zaffini evidenzia, poi, che questo quadro dimostra di avere dei retroscena drammatici alla luce di quanto emerso dall’audizione del sostituto procuratore antimafia, Duchini, nella seduta della commissione speciale sulle infiltrazioni mafiose in Umbria. “Stando all’analisi del magistrato, che ha definito l’Umbria tutt’altro che un’isola felice – chiarisce sempre il consigliere – il riciclaggio nella nostra regione è alimentato dalla circostanza sempre più evidente che le banche non supportano con adeguata liquidità l’economia regionale, inducendo i soggetti in difficoltà a ricorrere a fonti illecite di finanziamento come estrema ratio. Di imprese – conclude Zaffini – ne abbiamo viste morire molte, anche troppe, negli ultimi anni e continuiamo ad assistere al fallimento di realtà territoriali importanti che si ripercuote inevitabilmente sul tessuto sociale, messo in una crisi che trova dimostrazione dal sempre crescente fenomeno dell’usura o il dilagare dei ‘compro oro’. Le istituzioni e l’amministrazione regionale devono, adesso, decidere di adoperarsi per una maggiore attenzione a dare gli strumenti di supporto allo sviluppo in un quadro di equità sociale, presidiando, non solo gli aspetti legati al mercato in sé, ma anche quelli che coinvolgono la sfera della legalità e dell’etica imprenditoriale”.