L’acqua del ternano è ancora sotto i riflettori; dopo le vicende che hanno visto coinvolto il SII, ora a far parlare della questione idrica è il Comune di Papigno, dove il comitato cittadino “Associazione Papigno Pesche” ha rotto il patto di solidarietà con il Comune, siglato nel 2011. “I nostri entusiasmi, verso la collaborazione con il Comune per “la rigenerazione” del paese sono stati sepolti sotto un cumulo di burocrazia – si legge in una nota dell’associazione – e di scaricabarile sulle responsabilità non solo per l’afflusso d’acqua… stendiamo un velo pietoso sull’altro problema da noi posto (anche) all’ “osservatorio del Patto”: la bonifica del SIN Papigno-ex discarica calciocianamide. Chissà che direbbero Corot, Leonardo e i Viaggiatori del Grand Tour nel vedere come è ridotto il loro paesaggio?
Noi abbiamo detto basta: interrompiamo unilateralmente il Patto. Procederemo da soli (come sempre fatto d’altronde) cercando di mantenere in vita gli orti e confidando in precipitazioni naturali…
E’ comunque certo che ci batteremo con ogni mezzo legale per la nostra acqua. La rivogliamo, è un nostro diritto”.
I membri del comitato lamentano siccità e un afflusso di acqua di molto ridotto rispetto agli anni passati, tirando in ballo la fabbrica di calcioanamide che avrebbe sottratto risorse idriche importanti al paese. I cittadini, nel 1908, erano riusciti a riottenere maggiore portata “per usi domestici a causa dell’aumentata popolazione – come afferma l’associazione – e a patto che mettessimo noi (l’allora Municipalità), i tubi. Gli stessi di cui oggi il Comune di Terni “non conosce la proprietà (sic) e non può dunque manutenere”.
La questione filtro – “C’è un filtro all’interno della vecchia fabbrica che ‘abusivamente’, negli anni, i cittadini di Papigno si sono ingegnati di ripulire da soli – scrive ancora il Comitato – chiedendo inutilmente che fosse spostato all’esterno della ‘proprietà privata’ di Cinecittà, per poter essere agevolmente manutenuto senza incorrere in violazioni e garantendo l’acqua alla parte alta del paese. È stato negato, non solo: siamo stati minacciati di denunce se avessimo proseguito a farlo, lì o altrove, “perché lo deve fare il Comune”. Sorvoliamo sulla palese contraddittorietà delle due affermazioni”
L’irrigazione degli orti e la siccità – Dal 2011 è nato dunque il Patto di Solidarietà fra il Comune e l’Associazione Papigno Pesche che dal 2011 ha cercato e continua a farlo, di rivitalizzare il paese e rigenerare l’ambiente naturale. “In un anno da che si è stipulato oltre a rituali riunioni di “tavoli tecnici” – si legge ancora nella nota – da alcuni funzionari usati come aule d’esame, l’unica e fondamentale legittima richieste di avere garantito il flusso dell’acqua per l’irrigazione degli orti, è stata dribblata e inattesa dietro l’alibi “non si sa di chi siano le tubature, non si sa chi debba intervenire”.
Secondo l’Associazioni ci sarebbero problemi di siccità in Via Pisacane e Piazzetta Amendola, con ricadute pesanti sugli orti del paese. Vista la mancanza di risposte da parte della istituzioni, i cittadini hanno provato a informare l’assessore competente, tramite pec, l’intenzione di uscire dal Patto “per manifesta inutilità dello stesso venendo a mancare la conditio sine qua non per il mantenimento degli orti. È passato un mese e, per un altro strano caso – dicono i cittadini – scrivi all’assessore e risponde un funzionario”, in modo personalistico, scomposto e sconclusionato. Oltre alla grave irregolarità amministrativa, vogliamo segnalare la totale mancanza di rispetto verso le espressioni di democrazia di base che tentano di far rivivere il territorio, e la vuota demagogia dei Patti di Solidarietà”.