Cronaca

Si tinge di “giallo” il verde bosco di San Gregorio, la ditta “è nostro, non abbiamo visto ancora 1€”

Rischia di tingersi di “giallo” il verde Bosco di San Gregorio, il progetto sperimentale di “sostenibilità ambientale” voluto in fretta e furia dalla amministrazione comunale, su proposta della Fondazione Festival dei 2 Mondi, che ha spaccato in due la città, tra favorevoli e contrari. Per non parlare dei commercianti, infuriati per la mancata promessa di disinstallare entro il 20 luglio (con promessa di anticipare al 15) il bosco che ha “occupato” l’intero parcheggio di piazza San Gregorio, tra le aree più ricercate dagli automobilisti per la presenza di studi medici, farmacia, centro di salute e, naturalmente, i negozi, almeno quelli rimasti nella parte bassa del centro storico.

Ma almeno su questo, con tre settimane di ritardo, l’obiettivo di esercenti e residenti è stato raggiunto: da ieri la piazza è tornata a disposizione degli automobilisti, sempre al costo poco economico di 2€ l’ora, dopo due giorni passati non tanto a traslocare le piante, pardon gli individui arborei, come li chiamano gli esperti, quanto a ripulire il selciato dal terriccio che si è incuneato tra le centinaia di sanpietrini. Un dettaglio che la pavimentazione risulti ancora color marrone; a quello penserà Giove pluvio quando deciderà di rispondere a Caronte.

Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio.

Il ‘giallo’ del bosco è sulla destinazione finale delle piante e sui costi sostenuti dalla finanza pubblica, alias Comune e Festival, per questo esperimento i cui risultati scientifico-microclimatici saranno resi noti il prossimo settembre.

La ridda di voci da parte dei ben informati è andata amplificandosi con il passare delle ore: da chi assicurava l’acquisto delle piante in capo al Comune per una spesa di decine di migliaia di euro, chi ringraziava fantomatici sponsor privati, chi voleva i cipressi ri-piantumati a breve nella frazione di San Giacomo e chi invece tra i moduli scolastici che ospiteranno gli studenti della Dante Alighieri.

Agli atti, per quelli almeno che ha potuto visionare Tuttoggi, c’è la sola delibera n. 220 del 24 giugno scorso con cui la Giunta municipale, all’unanimità (assenti il vice sindaco Lisci con le assessore Pesci e Renzi), ha approvato con urgenza il progetto sperimentale.

Obiettivo inaugurare il Bosco in concomitanza con l’avvio della 67ma edizione del Festival dei 2 Mondi. Quando si dice che la PA non perde tempo: la richiesta della Fondazione risale infatti a poco più di un mese prima (14 maggio), l’autorizzazione paesaggistica è del 21 giugno, mentre risale allo stesso 24 giugno, giorno della delibera, la comunicazione del Festival che assicura la copertura dei costi “fino ad un massimo di 15.000 euro”. Inaugurazione fissata per il 30 giugno.

L’amministrazione, che pure sulla questione ha lanciato svariate note stampa e post sui social, sulla destinazione dei cipressi e sui relativi costi non ha mai pigolato, neanche un grammo di inchiostro, una battuta. Quando si dice, la fretta.

Una risposta arriverà quando la maggioranza di centrosinistra risponderà all’interrogazione che il consigliere di opposizione Alessandro Cretoni ha presentato sulla vicenda.

Intanto però il “giallo” del Bosco di San Gregorio prosegue e ad arricchirlo di novità è l’unico soggetto che la vicenda deve per forza di cose conoscerla bene e che rischia di rimetterci economicamente, ovvero la ditta che ha provveduto all’acquisto, installazione, cura, disinstallazione e messa a dimora delle piante, la Bocci Vivai.

E’ il titolare, Novello Bocci, contattato da Tuttoggi, a voler far chiarezza sulla vicenda, a dir poco infastidito anche, ma non solo, da alcuni commenti su Facebook per i quali ha già dato mandato al proprio legale di presentare denuncia. L’operazione della trentina di alberi utilizzati per realizzare l’esperimento ha un costo, potenziale, di oltre sessanta mila euro, se ai 46mila del valore delle piante si aggiungono i costi di trasporto e installazione, più di diecimila euro per l’acqua garantita nei quaranta giorni di installazione e lo smaltimento dei pallet trasformati nei giganti vasi che hanno ospitati i cipressi.

25 quintali di acqua per l’innaffiatura quotidiana, dicono dall’azienda, più o meno 450 euro al giorno. “Quelle piante sono state sempre di proprietà dell’azienda” dice il titolare “nessuno le ha acquistate e non so se verranno acquistate. Di promesse tante, di istituzioni potenzialmente interessate ce ne erano, ma io non ho nulla di scritto. Chissà se e quando le venderò. A Santo Chiodo dicono che non possono essere piantumate, a San Giacomo c’è un problema di compatibilità paesaggistica a meno che non si cambi il regolamento. Quindi le abbiamo riportate al vivaio. Dalla Fondazione Festival, a voce, mi è stato assicurato un contributo di 5mila euro. Questa è la situazione. Non voglio fare polemiche, ho creduto fortemente in questo progetto, ma non tollero chi con questa vicenda prova a screditare il nome dell’azienda”.

E l’albero rimasto in solitario al centro della piazza? “E’ una pianta di gelso, mi hanno accordato di tenerla lì in attesa di trasferirla con un mezzo idoneo”.

Parafrasando Ennio Flaiano, che ci sia chi vuol fare l’ecologista con le piante degli altri?

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