“Dovevo difendermi, lei aveva preso un coltello”. Questa la versione fornita dal muratore 42enne rumeno nel corso dell’interrogatorio di garanzia in carcere, dove è stato portato dalla polizia a seguito delle gravi ferite inferte alla compagna. Picchiata per un’ossessiva gelosia, la ricostruzione degli inquirenti.
La donna ha fratture cranico-facciali con un prognosi di 40 giorni. Nella stanza dove è avvenuta l’aggressione, all’interno della casa in una località del Trasimeno, sono state trovate tracce di sangue ovunque.
Lui, difeso dall’avvocato Chiara Camilletti, parla invece di una semplice lite, a cui sarebbe seguita una colluttazione in cui lui avrebbe dovuto difendersi da lei che voleva colpirlo prima con una padella e poi con un coltello.
Lui ha anche negato di aver sequestrato la donna per tre giorni, togliendole il telefono per impedirle di chiedere aiuto. Ed intimandole di dire di essere caduta dalle scale una volta convinto a richiedere l’intervento del 118 per soccorrerla.
Lui ha detto che la donna aveva le chiavi di casa. E che avrebbe potuto uscire liberamente, come del resto faceva lui. Una versione che però, anche sulla base dei referti medici, dei rilievi effettuati sul telefonino e del sopralluogo nell’abitazione, non convince gli inquirenti.