L’apertura della stagione venatoria è l’occasione per una riflessione sulla caccia in Italia. Partendo da alcuni dati.
Il numero dei cacciatori è in costante calo in Italia. Nell’ultimo anno se ne contano 500mila circa, 200mila in meno rispetto a 10 anni fa. Un dato in controtendenza rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, in particolare in Paesi come la Germania e la Norvegia. Ma non sono i soli: in 8 nazioni il numero dei cacciatori è aumentato, mentre in altre 13 si mantiene praticamente costante.
Gli italiani si dividono quasi equamente tra favorevoli e contrari alla caccia, anche se finora ogni tentativo abolizionista è naufragato. E’ vero però che gran parte degli italiani ha una scarsa conoscenza. Così è per 2 persone su 3, mentre solo il 10% è molto informato.
Eppure, uno studio di Nomisma commissionato da Federcaccia stima in 8,5 miliardi di euro il valore economico della caccia, tra armi e attrezzature e selvaggina.
In Italia il 62% dei maggiorenni che mangia carne si nutre di selvaggina. Un utilizzo che avviene prevalentemente fuori casa (39% al ristorante). Ma il 51% la utilizzerebbe più agevolmente anche in casa se fosse di più facile reperimento. Dati che mostrano come questo mercato potrebbe essere in aumento, contribuendo anche a dare una risposta alle emergenze economiche e sociali legate all’eccessiva presenza di animali selvatici (in particolare i cinghiali) in alcune zone.