Tarda mattinata, centro commerciale di Collestrada. Due ragazzine – abiti trendy, acconciatura trendy, trucco trendy – escono da un negozio di abbigliamento molto frequentato dai giovanissimi. Dovrebbero essere a scuola, a quest’ora, ma lo shopping è più divertente.
Al loro passaggio, la barriera dell’antitaccheggio comincia a suonare. Le due vengono fermate da una commessa (che poi si scoprirà essere, in realtà, la responsabile del negozio). In genere, nei negozi che si susseguono lungo le due gallerie del centro commerciale, non c’è all’uscita personale fisso addetto al controllo. Le commesse girano per gli scaffali e, semmai, sono loro a dare un’occhiata all’uscita, aiutate dalla tecnologia anti-ladri. Mantenere una persona fissa addetta al controllo per tutto l’orario di apertura, evidentemente, costa più del valore della merce che può essere mediamente rubata in un giorno.
Ma a fermare le due ragazzine all’uscita non è una commessa qualsiasi, bensì la responsabile del negozio. Forse insospettita dall’atteggiamento di quelle due ragazzine che si sono fermate a lungo all’interno, salvo poi recarsi alla cassa per pagare un solo capo acquistato. Quello che mostrano, con tanto di scontrino, quando l’allarme si mette a suonare. Magari è rimasta attaccata la placca elettronica, cose che succedono. Ma il capo acquistato è a posto. Il sistema suona, invece, quando transita lo zainetto di una delle due. Uno zainetto bianco, fashion, piccolo. All’interno, quando la ragazza è costretta ad aprirlo, escono pantaloni, magliatte, foulard, e vari altri oggetti, quasi si trattasse del cilindro di un prestigiatore.
La responsabile del negozio le fa accomodare alla cassa ed inizia a fare il conto della marce “finita” nello zaino: 102 euro e 92 centesimi. Non male, considerando che gli abiti venduti in quel negozio, per lo più in tempo di saldi, sono modaioli ma a basso prezzo e per questo molto utilizzati soprattutto dai giovanissimi.
La responsabile del negozio intima alle due ragazze di pagare il conto, altrimenti è costretta a chiamare i carabinieri.
Le due provano a dare qualche spiegazione poco convincente (difficile far credere che tutta quella roba sia finita nello zaino per caso), poi ammettono che non hanno soldi. E allora, una delle due, quella che reggeva in spalla lo zainetto incriminato, chiama la madre. “Per favore, metti il vivavoce” le intima con modi gentili, ma fermi, la responsabile del negozio. Che dopo un po’, sempre in vivavoce, si rivolge direttamente alla madre: “Signora, sua figlia è stata sorpresa a rubare merce per oltre 100 euro, insieme ad un’amica. Sono minorenni: o viene lei, e paga, o sono costretta a chiamare i carabinieri”. La madre implora di non denunciare le ragazze, dice che però non può raggiungere il negozio. Ma alla fine, accetta di presentarsi al negozio, appena riuscirà a liberarsi dai suoi impegni ed a aprendere l’autobus per raggiungere Collestrada.
Nel frattempo arrivano anche gli uomini della sicurezza del centro commerciale, che consigliano di denunciare le ragazze senza attendere oltre. Ma la risposta della responsabile del negozio è eloquente: sarebbe l’ennesima denuncia per furto, che obbligherebbe poi a perdere tempo tra burocrazia e comparizioni in tribunale. “E noi ci alziamo la mattina per venire a lavorare, non per tutte queste altre cose…”. Una lotta continua contro i ladri, seriali e occasionali, nella quale bisogna mettere sul piatto della bilancia senso della giustizia ed un pragmatico conto per determinare il danno minore.
L’arrivo della madre ha evitato alle ragazze la denuncia ed alla responsabile del negozio, appunto, “tutte queste altre cose”. Le due giovanissime (15 e 13 anni) non sembravano neanche troppo dispiaciute per quanto accaduto. Del resto, sapevano cosa avrebbero rischiato pur di indossare pantaloni e magliette alla moda. Chissà se almeno avranno imparato che rubare vestiti, anche se evidentemente piuttosto diffuso, non è poi un gesto così trendy.