Spoleto

Sfiducia, si vota 11 marzo, Pd come Re tentenna appoggia i filogovernativi

Scartiamo il primo marzo”, “ma almeno votiamo la mozione di sfiducia il 4”, “il quattro no” c’è chi ha degli impegni”, “non resta che l’8, ma è la festa della donna e abbiamo tutte degli impegni, meglio l’11”.

Non bastassero gli show offerti dal consiglio comunale, a scimmiottare una triste parodia ci ha pensato stavolta la conferenza dei capigruppo che stamani, insieme all’ufficio di presidenza, ha finalmente calendarizzato la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco e magistrato Umberto De Augustinis.

Sfiducia, si vota 11 marzo

Dunque solo l’11 marzo, tra due settimane esatte, si saprà se la Giunta è arrivata a fine corsa o se il sindaco sarà riuscito nel ‘miracolo’ di ricucire rapporti utili a trovare 3 consiglieri pronti a fare il salto della quaglia. Praticamente solo 24 ore prima dell’ultimo giorno possibile per discutere l’atto (il 12 marzo).

Come anticipato nell’edizione di ieri – 23 febbraio – i rapporti di forza erano, sulla carta, di 7 voti per i firmatari della mozione contro i 5 dei filogovernativi. Ma qualcosa è andato storto, ma questo non sembra neanche più una sorpresa.

Decisi a puntare sul 4 marzo il vice presidente Stefano Proietti con il capogruppo Cesare Loretoni (Lega), Stefano Polinori (Fd’I) e Roberto Settimi (Alleanza civica).

Favorevoli alla data del giorno 11 il presidente Cretoni, Ugolini (F.I.), Mancini (Laboratorio), Bececco (Sp), Renzi (Ora Spoleto) e, udite udite il piddì rappresentato per l’occasione da Camilla Laureti che, come Re tentenna, continua sulla partita a tenere un comportamento a dir poco ambiguo.

E che conferma la tensione che si deve vivere tra i dem. Visto anche che l’altro vicepresidente, lo stimato Marco Trippetti, ha preferito non proferire parola, probabilmente contrario alla soluzione optata dalle ultime due.


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I fedeli della Giunta, incassata la data, hanno brindato a questa che consente di dare al sindaco ben 2 settimane per trovare una quadra.

Re tentenna, come firmare sfiducia e strizzare l’occhio al governante

Un’ulteriore prova, non bastassero le dichiarazioni ondivaghe di questi giorni, che nel piddì c’è chi vorrebbe magari anche già aver superato il confronto per andare a nuove nozze con il sindaco.

Come, è presumibile, anelano la Laureti e di sicuro l’Erbaioli (che va ricordato sta svolgendo il secondo mandato e difficilmente verrebbe ricandidata dal pd).

De Augustinis, da parte sua, con un colpo solo si ritroverebbe una nuova maggioranza composta per di più, ironia della sorte (e degli elettori), delle sue stesse avversarie alle elezioni: Maria Elena Bececco e Camilla Laureti.

Quelle che hanno conquistato voti per contrastare l’avversario politico, le stesse che lo giudicano come una guida di una azione fallimentare, non disdegnerebbero ora dare sponda e salvare il soldato Ryan. Insomma C’eravamo tanto odiati ma adesso possiamo anche amarci.


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Poi c’è l’altro Pd, quello di Trippetti, forse anche di Lisci e, soprattutto della base, che questa “accozzaglia” proprio non la digeriscono.

Qualunque sarà il confronto di domani, è venerdì che si decideranno i giochi quando la delegazione riferirà all’assemblea degli iscritti. Che ha già fatto sapere a Lisci e Laureti, rispettivamente candidati per la prossima segreteria cittadina e provinciale, di fare bene i conti in vista della tornata interna al partito. Perché se qualcosa dovesse andar storto non saranno lì a sostenerli. Altro che sfiducia.

Insomma, come complicarsi la vita, non si capisce bene per quale motivo o interesse.


Delegazione top secret, Giunta pensa alle dimissioni


Un piccolo mistero avvolge la composizione della delegazione che domani salirà a palazzo Municipale: se infatti sembra sicura la presenza dei 4 consiglieri, non è dato sapere chi rappresenterà il partito.

Ancor più blindato il programma che il primo cittadino si appresta a sciorinare, anche se trapela una possibile novità: De Augustinis, a quanto dicono i bene informati, potrebbe far trovare sul tavolo delle trattative le dimissioni in blocco della sua Giunta. Non le sue, ma quelle di tutti gli altri assessori che “per senso di responsabilità” sarebbero pronti a farsi da parte. Qualcuno, è evidente, per essere ripescato al termine delle trattative.

Una via di mezzo per cercare di accontentare i dem che invece avevano chiesto le dimissioni del sindaco, l’azzeramento della governance, una trattativa su pochi ma qualificati punti per lo sviluppo della città e solo a quel punto decidere se…scambiarsi gli anelli.

Per un matrimonio a dir poco bizzarro – il pd rischia di andare al governo con quei leghisti espulsi ed oggi nel Gruppo misto, che attendono l’esito del ricorso per essere riammessi nel partito -, un viaggio di nozze contro ogni logica elettorale e politica. Questo è poco ma sicuro.

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