Dopo la condanna in primo grado, la Corte di Appello di Perugia ha ribaltato la sentenza del Tribunale di Terni, assolvendo con formula piena i 5 imputati nel processo relativo alla presunta truffa del protocollo Seven to Stando che, nel 2016, era stata al centro delle cronache di Terni. Si tratta dell’avvocato Fabrizio De Silvestri (che si è avvalso della collaborazione del dott. Pierluigi Proietti per sostenere la validità del metodo, cugino del noto attore, direttore sanitario del centro estetico dove avveniva il ‘miracolo Seven to stand’), dell’ingegnere biomedico Edoardo Romani (che aveva il compito del rifornimento dei farmaci e della divulgazione del programma relativo al protocollo e di gestire il sito internet attraverso il quale veniva diffuse le notizie di guarigioni ‘miracolose’), della compagna dell’avvocato De Silvestri, la fisioterapista Annalisa Grasso (che praticava la fisioterapia e dava indicazioni sulle modalità di assunzione dei farmaci che venivano preparati in una farmacia di Rieti) e di Giovanni Domenico Petrini, titolare della farmacia.
La difesa “Soddisfatti, nessuna associazione a delinquere”
Soddisfazione per gli avvocati della difesa, Manlio Morcella e Marco Gabriele che hanno specificato a Tuttoggi: “Il cuore della contestazione dell’accusa, cioè l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, è stato smantellato dalla sentenza di Appello. Sicuramente è stato ridato il giusto equilibrio a una situazione che era stata molto attenzionata anche a livello mediatico, ma in fase di giudizio la vicenda è stata ora chiarita. Precisiamo che sono state disposte anche tutti i sequestri che erano stati disposti nei confronti dei nostri assistiti”.
Protocollo Seven to Stand, cure alternative per malattie neurodegenerative
Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Terni, invece, si sarebbe trattato di una truffa, visto che i farmaci utilizzati avrebbero contenuto eccipienti come antibiotici che non hanno alcun effetto sulla presunta guarigione dei malati. Con il coordinamento dell’allora procuratore capo, Alberto Liguori e il sostituto procuratore, Marco Stramaglia, e la collaborazione del nucleo Nas dei Carabinieri di Perugia, gli inquirenti avevano ricostruito il modus operandi del presunto ‘sodalizio’: l’attività si sarebbe svolta prevalentemente su internet, dove, attraverso un sito dedicato, dal 2014, era partita una massiccia campagna pubblicitaria e venivano vantati riconoscimenti e registrazioni all’anagrafe dei Centri di Ricerca, anche al fine di percepire i contributi del 5×1000. Non solo: tra le modalità delle somme versate per il pagamento delle cura c’era quella della donazione all’associazione creata dal sodalizio, al fine di eludere il pagamento delle tasse.
L’accusa aveva chiesto tra i 4 e i 5 anni di carcere
La somma che i pazienti versavano per ottenere i miracolosi benefici poteva variare tra i 2mila e i 4mila euro, in cambio di un mix di farmaci (antibiotici, antimicotico, statina) contenuti in capsule. Secondo gli esami svolti dai Nas di Perugia i medicinali sarebbero del tutto inefficaci e, in alcuni casi, anche nocivi per la salute. Oltre a questo mix di farmaci, veniva anche proposta una terapia fisioterapica cranio-sacrale che veniva eseguita nel centro estetico di Terni. Per questo il Tribunale di Terni, nel 2022, aveva condannato gli imputati con pene che variavano tra i 4 e i 5 anni di carcere.