Due settimane di fuoco che diranno se l’ex sindaco Umberto De Augustinis ha ragione oppure torto su due temi delicati, quanti sono i ricorsi al Tar dell’Umbria pendenti.
Il primo con cui impugnò l’Ordinanza regionale che trasformò l’ospedale cittadino in covid hospital; il secondo per il decreto prefettizio che, a seguito del voto di sfiducia, ha sciolto il consiglio comunale e la giunta. Cominciamo da quest’ultimo.
Nei giorni scorsi è stato depositato il ricorso al Tar dell’Umbria per chiedere l’annullamento, previa sospensiva dell’efficacia, del decreto del 12 marzo scorso con il quale il Prefetto di Perugia Armando Gradone, ha sciolto l’assemblea consiliare e confermato la decadenza della Giunta.
L’udienza è stata fissata per il prossimo 25 maggio quando i giudici amministrativi affronteranno preliminarmente la richiesta di sospensiva.
A tutelare gli interessi del magistrato ed ex sindaco sono gli avvocati del foro di Roma Salvatore Taverna e Sandro Amorosino, mentre le parti istituzionali chiamate in causa (Prefetto, Commissario e Segretario comunale) sono assistite dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Perugia.
Alla quale si aggiungono gli avvocati Giuseppe Caforio e Massimo Marcucci del foro di Perugia per i 3 medici-consiglieri comunali (Antonio Di Cintio, Paola Vittoria Santirosi e Marco Trippetti; la consigliera-ostetrica Carla Erbaioli non si è costituita in giudizio).
Su loro De Augustinis ha sostanzialmente basato il proprio ricorso circa il presunto conflitto di interessi avendo questi votato una sfiducia che riguardava (solo in parte) la vicenda dell’Ospedale di Spoleto, ovvero la decisione della Regione dell’Umbria – che ne aveva decretato la trasformazione in covid hospital e sul quale è pendente l’altro ricorso al Tar – che dei 4 sanitari è il datore di lavoro.
Altro argomento portato all’attenzione dei giudici amministrativi è la presentazione delle dimissioni dello stesso De Augustinis nel corso dell’adunanza consiliare (che, come si ricorderà, era stata fissata il ventinovesimo giorno dei 30 fissati dalla legge per la discussione della mozione di sfiducia): il parlamento cittadino non tenne conto della decisione di de Augustinis e, sentito il segretario comunale, passò alla votazione che si concluse con 15 voti favorevoli e 1 astenuto (il presidente del consiglio Sandro Cretoni), mentre 8 consiglieri, incluso il primo cittadino, abbandonarono l’aula.
Come si ricorderà l’ex sindaco aveva impugnato il decreto prefettizio innanzi al Capo dello Stato, ma gli avvocati delle parti chiamate in causa ne hanno chiesto il trasferimento davanti al Tar dell’Umbria.
Una azione, quella del ricorso, che aveva sollevato le critiche di quasi tutta la politica locale: dal vicepresidente del consiglio, Marco Trippetti, che ha bollato alcuni punti del ricorso come “vili insinuazioni”, al Pd che lo ha definito un “attacco alla democrazia”, alle liste di Spoleto popolare e Alleanza civica che si chiedono a chi stia veramente a cuore il bene della città.
L’atto dei due legali Amorosino e Taverna – anticipato da La Nazione – si compone di 24 pagine, 22 delle quali riportano il ricorso presentato al Presidente della Repubblica di cui Tuttoggi aveva per primo parlato.
Nelle ultime due si ricorda della necessità che la città di Spoleto abbia una guida politica per affrontare le gravi crisi economiche e sociali. E che la sfiducia abbia voluto punire “l’autonomia e l’indipendenza di un altissimo magistrato che si è posto al servizio della sua comunità” .
A dir poco allarmante la chiosa del ricorso in cui si parla della vendita del primo gruppo agroalimentare dell’Umbria “a soggetti economici operanti in Calabria di opacissima riferibilità” soggetti che, a detta di De Augustinis “si stanno posizionando da tempo a Spoleto anche nel settore della sanità privata e convenzionata”.
L’ex primo cittadino torna così a lanciare il campanello di allarme sulle (presunte) infiltrazioni malavitose, argomento che a dicembre era stato smentito dal Prefetto di Perugia Armando Gradone nel corso del colloquio in cui aveva ricevuto una delegazione dei 10 consiglieri che avevano firmato la prima mozione di sfiducia.
Il ricorso al Tar, in caso di accoglimento, potrebbe trasformarsi però in una vittoria di Pirro. Le segreterie dei Partiti, che si dicono convinte delle procedure seguite e che il Tar darà loro ragione, hanno infatti già trovato una intesa non scritta: in caso di accoglimento della sospensiva o del ricorso prima delle elezioni autunnali, i 15 sono pronti a rassegnare all’istante le dimissioni, all’occorrenza anche di fronte a un notaio.
Così annunciano ufficialmente a Tuttoggi gli esponenti di Fd’I, Lega, Pd, Sp, Ac e Ora Spoleto (non dovrebbero esserci problemi neanche per la consigliera uscente Marina Morelli, che ha ‘pagato’ il voto di sfiducia con l’espulsione da Forza Italia).
I riflettori si accenderanno però già da questa mattina sul Tar dell’Umbria chiamato a decidere nel merito l’Ordinanza della Regione impugnata a fine ottobre scorso da De Augustinis e che di fatto ha finito per lacerare la già fragile maggioranza su cui poteva contare (con Fd’I finita all’opposizione insieme a 3 consiglieri della Lega).
A difendere le ragioni dell’ex Giunta sono ancora una volta gli avvocati Amorosino e Taverna che hanno eccepito la violazione del principio di leale collaborazione tra gli enti: De Augustinis, come si ricorderà, denunciò pubblicamente di non essere stato mai informato della trasformazione del San Matteo degli Infermi in Covid hospital ma di averlo appreso “dai giornali e dai notiziari del giorno prima”.
Venuta meno la richiesta della sospensiva dell’efficacia della Delibera, non accolta dal Tar, il ricorso punta a far ripristinare la piena funzionalità del Pronto soccorso e delle Unità operative presenti.
Una tesi che, a quanto trapela, la Regione smentisce sostenendo che il primo cittadino era stato informato qualche giorno prima. Chi sostiene di conoscere le carte assicura che ci sarebbe stato anche uno scambio di sms tra il vertice di palazzo Donini e quello del municipio.
In giudizio si è costituita anche la Usl2 dell’Umbria, difesa dall’avvocato Massimo Marcucci, che ha ricordato come l’emergenza pandemica abbia registrato, nel giro di qualche giorno, un balzo dai 695 positivi di inizio ottobre a 4.400, con i ricoverati passati da 48 a 244, costringendo così la Regione ad attuare la DGR 924/2020 che, in buona sostanza, identificava 4 livelli di emergenza. Superato il terzo, c’era la necessità di trovare una struttura da destinare totalmente a covid hospital. Ma tale Delibera non è stata impugnata e pertanto questo, a detta della Usl2, farebbe venir meno il ricorso. Così come il Municipio non ha dimostrato, quanto al principio di leale collaborazione, il vantaggio che la Regione poteva ricevere dalla partecipazione del sindaco di Spoleto alla decisione di individuare un ospedale covid free.
Per la sentenza occorrerà attendere qualche giorno; il dispositivo potrebbe arrivare non prima di venerdì 14 o lunedì 17 maggio.
Fin qui la disputa a suon di carte bollate, mentre si attende la conferenza stampa a Spoleto annunciata dalla Presidente Donatella Tesei circa la riapertura di tutti i servizi ante-covid: si parla di una data intorno al 20 maggio, quando terminerà l’Ordinanza che proroga l’emergenza (e la fine del covid hospital) al 21 maggio.
La Usl2, a quanto trapela, continua in tal senso a lavorare per ripristinare i vari reparti, anche se alcuni di questi registrano carenze di personale che si sta cercando di ripianare.
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