Cronaca

Sette donne per Frascaro, la frazione cerca di ripartire

Scrivere è un po’ ricostruire e sette donne hanno dato vita al libro “Frascaro di Norcia. Storia, arte, miti e leggende” che racchiude l’impegno di un progetto comune di rinascita per questa piccola frazione del comune di Norcia profondamente ferita dagli eventi sismici del 2016.

Il libro, curato da Monica Paggetta ed edito nella collana del Cesvol ‘Quaderni del volontariato’, ha sperimentato una modalità di costruzione attiva e partecipata della memoria e della storia locale con i contributi di Angela Rita Cataldi, presidente dell’associazione ‘Per il sentiero del silenzio da Frascaro a Norcia’; di Rita Chiaverini, ispettore archivistico onorario; di Monica Paggetta, storica dell’arte e di Eleonora Cataldi, Denise Nardi, Debora Nardi e Valentina Patrizi, tutte di Frascaro e pronte a documentare quanto accaduto durante l’emergenza sismica  ma anche a ricercare ostinatamente la memoria storica e l’identità della comunità.

L’idea del volume è nata all’indomani della terribile scossa del 30 ottobre 2016 con la costituzione dell’associazione ‘Per il sentiero del silenzio da Frascaro a Norcia’ che attraverso diverse iniziative intende mantenere vivo il tessuto sociale e culturale della frazione e ottenere una rapida ricostruzione della chiesa di Sant’Antonio Abate e della Madonna della Cona distrutte dagli effetti del sisma e allo stesso tempo tutelare, salvaguardare e valorizzare  il territorio ove la piccola frazione sorge.

Alla presentazione del libro hanno preso parte l’assessore alla cultura del comune di Norcia Giuseppina Perla, lo storico Romano Cordella, il direttore del CESVOL Salvatore Fabrizio e la referente locale del CESVOL Antonella Guidobaldi.

Nel corso dell’iniziativa è stata ricordata l’azione svolta dagli uomini e dalle donne del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, dell’Esercito Italiano, della Protezione Civile, dei Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio di Perugia, del Ministero dei beni culturali e delle Soprintendenze competenti per il recupero dei beni culturali e degli archivi durante le primissime fasi dell’emergenza, temporaneamente portati a Spoleto nei depositi di Santo Chiodo e del complesso di San Matteo.

In ogni caso diversi relatori, nel corso degli interventi, hanno evidenziato che a quasi tre anni dal sisma si rende necessario accelerare i tempi per ripristinare le condizioni di sicurezza degli edifici pubblici – ad esempio la Castellina o il Criptoportico – per far sì che i beni culturali possano tornare a ‘casa’ ed essere restituiti alle comunità a cui appartengono.