Cronaca

Sesso con minorenni, “aveva un ‘harem’ di ragazzine e offriva soldi anche ai genitori”

Le avvicinava offrendo loro dei passaggi in macchina. A quell’età, invece di attendere l’autobus, possono far comodo per andare al centro commerciale, o a scuola, o a casa. Chiedeva loro solo cinque euro per la benzina. Ma da quasi subito iniziava ad esternare le sue reali intenzioni con delle avances che si facevano via via sempre più esplicite, con richieste che dovevano rispondere ad un certo decalogo che lui aveva stilato.

Nel suo “harem” così chiamava il gruppo di ragazzine minorenni con cui aveva rapporti sessuali a pagamento, il 36enne di Perugia arrestato qualche giorno fa dai carabinieri di Assisi, voleva giovani “vergini” e meglio se depilate e “minorenni perché le maggiorenni gli facevano fare brutta figura”. E che avessero compiuto il sedicesimo anno di età, perché, era convinto che, “a quell’età non c’è più reato”.

Lo ha detto lui stesso ad una delle ragazze, nel frattempo diventata maggiorenne, con cui ha avuto 308 rapporti sessuali, pagati con cifre che andavano dai 50 ai 100 euro, a seconda della prestazione. L’uomo, laureato in psicologia, si promuoveva addirittura come consulente psico-pedagogico.

In alcuni dei casi arrivati all’attenzione dell’autorità giudiziaria, è anche entrato in contatto con i genitori delle minori, offrendo loro prestiti di denaro, perché, come ha evidenziato anche il gip Lidia Brutti che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, l’uomo attirava soprattutto ragazzine “provenienti da famiglie economicamente disagiate”.

L’inchiesta era scattata lo scorso anno dopo che una minorenne aveva denunciato un tentativo di violenza da parte del 36enne proprio mentre le dava un passaggio in automobile. Era stata lei a raccontare per prima che lui era solito dare passaggi e poi fare avances. Per arrivare ad avere rapporti sessuali per anni con le minori. Fu lei la prima a fare i nomi delle altre. Una di loro, nel frattempo diventata maggiorenne raccontò tutto ai carabinieri, cifre, quante volte erano stati insieme e a sua volta fece anche altri nomi.

Il pm titolare dell’inchiesta allora chiese e ottenne di piazzare una telecamerina nell’automobile in cui avvenivano gli incontri e, come spiega il giudice, “le conversazioni hanno avvalorato in modo incontrovertibile che le prestazioni sessuali sono state concesse dalle giovani a fronte della promessa del pagamento di compensi in denaro o di corresponsione di altri tipi di utilità”.

Il 36enne, difeso dall’avvocato Michele Maria Amici, è stato sentito dal giudice per l’interrogatorio di garanzia.