Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip don Vincenzo Esposito, il parroco di San Feliciano di Magione da martedì recluso nel carcere di Spoleto con la pesantissima accusa di sfruttamento della prostituzione minorile.
Il sacerdote (frate minore parroco nel piccolo borgo dal 2013) è accusato di aver fatto sesso in chat – tramite videochiamate su Whatsapp e Messenger – con almeno quattro ragazzi, facendosi anche inviare dei video.
Mercoledì mattina si è tenuto l’interrogatorio di garanzia tramite videocollegamento con il tribunale di Termini Imerese. E l’indagato, assistito dall’avvocato Renato Vazzana, non ha voluto rispondere al giudice per le indagini preliminari. Il sacerdote ed il legale starebbero prima aspettando di concordare insieme la linea difensiva dopo aver studiato l’ordinanza di custodia cautelare. Ma tramite l’avvocato, don Vincenzo si è dichiarato sin da ora estraneo alle accuse.
Il quadro che emerge dalle 143 pagine dell’ordinanza che ha portato il parroco 63enne in carcere (ed ai domiciliari una 51enne di Termini Imerese, madre di uno dei minorenni coinvolti nell’inchiesta) è però pesantissimo.
L’inchiesta – emerge dagli atti – è stata avviata ad aprile, nata da un altro fascicolo aperto nel 2020 dalla Procura di Termini Imerese. Da alcune intercettazioni telefoniche per un’altra vicenda, infatti, sono emersi i sospetti sul sacerdote. Che in primavera ha iniziato ad essere intercettato, così come due minori coinvolti negli episodi di prostituzione minorile online.
Le intercettazioni, prima telefoniche e poi anche telematiche, hanno portato a contestare a don Vincenzo 9 diversi episodi di chiamate e videochiamate con i ragazzi, tutti della zona di Termini Imerese (territorio che il sacerdote conosce bene). Agli atti dell’inchiesta anche dei video, oltre agli accertamenti sul conto corrente bancario del prete. Don Vincenzo, infatti, avrebbe ricaricato delle Postepay (recandosi in una tabaccheria di San Feliciano) ai ragazzi con somme tra i 10 e i 30 euro ciascuno (in un caso anche 50).
Tra i beneficiari del denaro anche la madre di uno dei minorenni, la donna di 51 anni finita ai domiciliari. I soldi destinati al figlio di questa, un 16enne, sarebbero stati infatti erogati da don Vincenzo sulla Postepay della 51enne, che avrebbe trattenuto parte del denaro per sé in più occasioni, consegnandone poi al figlio ed agli amici di lui – coinvolti nelle videochiamate – una parte. E’ per questo che lei è indagata con l’accusa di induzione alla prostituzione, avendo sollecitato il figlio a farsi mandare i soldi per i video porno.
Almeno quattro, come detto, i ragazzini siciliani coinvolti nel giro di pedopornografia via internet. Ed alcuni dei loro avrebbero sollecitato don Vincenzo – chiamato con parole amorevoli – ad inviare soldi con urgenza per comprarsi le sigarette, essendo rimasti senza.
Il quadro che emerge dalle intercettazioni – come rileva anche il gip – è di una situazione di degrado sociale ed indigenza. Di cui il parroco in servizio in Umbria avrebbe approfittato. Con richieste esplicite fatte ai minori, chiamati ad inviargli video o fare videochiamate durante atti di autoerotismo o nudi.
Tra le telefonate intercettate, anche quella tra don Vincenzo Esposito ed un 16enne, con il sacerdote che invita quest’ultimo a raggiungerlo a San Feliciano di Magione. Spiegandogli che ci sono offerte a pochi euro per i biglietti aerei Palermo – Perugia. Una proposta però di difficile attuazione, essendo stata fatta in primavera con le restrizioni per il Covid-19 che vietavano gli spostamenti tra regioni.
Ma il sacerdote – che secondo quanto riferito dai parrocchiani si recava spesso in Sicilia dove ha i parenti – avrebbe visto (seppur solo per qualche istante) due dei minori coinvolti nell’inchiesta di persona a Termini Imerese un paio di settimane fa, il 16 luglio. Anche se i carabinieri – che avevano predisposto un apposito servizio di osservazione – non sono riusciti ad immortalare l’incontro, avvenuto presumibilmente per la consegna di denaro da parte di don Vincenzo ai due giovanissimi.
La custodia cautelare in carcere per il parroco magionese chiesta dal pm e avallata dal gip è stata emessa per il timore di reiterazione del reato.
Scrive infatti il giudice nell’ordinanza: “Sebbene allo stato della discovery delle indagini, non sia affiorata la prova certa di incontri diretti o rapporti sessuali avvenuti di presenza fra il parroco ed i minori, si delinea ugualmente una condotta di estrema gravità penalmente rilevante, potendo affermarsi che, con cadenza quasi giornaliera, l’Esposito è solito intrattenere rapporti telematici di natura esclusivamente sessuale con soggetti di minore età, li induca a compiere atti di autoerotismo“. Ed inoltre che “il linguaggio esplicito e monotematico utilizzato dimostra come le relazioni intrattenute dal parroco con i suoi giovani interlocutori non trovino fondamento nel ministero del sacerdozio o in ragioni di assistenza sociale, ed obbediscano esclusivamente alle irrefrenabili esigenze di soddisfacimento di insani impulsi sessuali“.