Finisce sotto processo lo spoletino che era stato arrestato nell’ambito della clamorosa operazione “baby squillo”, che quattro anni fa aveva portato i carabinieri a scoprire un giro di prostituzione minorile tra Spoleto e Terni. In manette erano finite in tutto 5 persone, tra cui due spoletini, mentre altre 3 erano state denunciate. Protagoniste di questa triste vicenda tre ragazzine all’epoca di 14, 15 e 17 anni, residenti a Terni, che venivano fatte prostituire, secondo le accuse, da una trentenne, la cosiddetta “ape regina” e dalla madre di una di loro. A procurare loro clienti a Spoleto, invece, ci avrebbero pensato due spoletini, clienti a loro volta.
Proprio uno dei due, il 55enne M.S., è finito sotto processo davanti al tribunale di Spoleto con accuse pesantissime. Tutti gli altri, invece, sono stati condannati già dal gup di Perugia a novembre scorso, compreso l’altro spoletino, il 70enne S.S..
Giovedì mattina davanti al collegio penale del tribunale di Spoleto (Padula presidente, Sdogati e Cercola a latere) la prima udienza del processo di primo grado a carico del 55enne, difeso dall’avvocato Gaetano Puma, che deve rispondere di induzione alla prostituzione e violenza sessuale aggravata. L’uomo, però, non è solo accusato di aver avuto rapporti sessuali con una delle cosiddette baby prostitute finite nell’indagine della Dda di Perugia, ma anche con un’altra giovane spoletina, questa maggiorenne, con disabilità di tipo cognitivo.
Proprio dalla prima indagine, infatti, ne era poi nata una seconda condotta dai carabinieri di Spoleto relativa ad una ragazza con problemi psichici, che si era scoperto veniva fatta prostituire dal padre e dal fidanzato. Per quest’ultima vicenda (che vedeva coinvolto anche un albergatore spoletino compiacente) nei mesi scorsi padre e fidanzato della giovane disabile (poi affidata ad una struttura protetta) sono stati condannati, patteggiando la pena rispettivamente a 3 anni e 3 anni e 4 mesi.
Nell’udienza odierna, sono stati ammessi una ventina di testimoni – tra cui anche alcuni dei clienti delle ragazzine – che verranno sentiti in tribunale nei prossimi mesi. Il collegio ha disposto una perizia sulle intercettazioni (la difesa si è opposta alla produzione), per il cui conferimento dell’incarico si tornerà in aula il 7 giugno.
Il 55enne, che al contrario delle altre persone finite nell’inchiesta sulle “baby squillo” ha scelto il rito ordinario, mira a dimostrare la sua innocenza e la non consapevolezza della minore età della ragazza al momento del rapporto sessuale.
Ed a questo proposito lo spoletino è stato protagonista di un’intervista shock, andata in onda su Rai Uno durante la trasmissione “Storie italiane” condotta da Eleonora Daniele l’8 maggio scorso. Un’intervista – molto criticata anche dagli ospiti in studio della trasmissione – in cui cerca di discolparsi e rivela anche di avere una figlia più o meno dell’età della ragazza con cui era andato a letto oltre 4 anni fa.
“Me l’ha fatta conoscere un amico, io non sapevo che era ancora minorenne, sapevo che aveva 19 anni, l’ho saputo solo dopo” racconta l’uomo alla cronista. “Dopo ripensandoci, subito il giorno dopo… ho pensato ma che cavolo ho fatto”. E poi, quasi a scaricare la colpa sulla giovanissima, il racconto che per lei non era la prima volta e che “la madre era contenta di queste cose, perché avrebbe riportato a casa dei soldi, aveva una vicenda familiare abbastanza disagiata”. E poi che l’incontro sarebbe avvenuto soltanto una volta.
Ma nel suo racconto, il 55enne spiega anche che quella ragazza con cui è andato a letto ha l’età più o meno di sua figlia: “quando ci penso ci sto molto male, penso che avrebbe potuto essere mia figlia”. Incalzato dalla giornalista, M.S. dice di non aver mai affrontato l’argomento con la sua famiglia, “per vergogna“. “Ho accettato di raccontare questa storia – chiude – perché per un uomo di 55 anni è una cosa brutta, gli toglie tutta la sua dignità”.
Qui il link a Rai Play per rivedere la puntata di Storie italiane sul caso baby squillo tra Spoleto e Terni