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Sesso, bugie e videotape: finisce la campagna elettorale in Umbria

Lunedì mattina gli umbri si sveglieranno con un nuovo presidente della Regione, forse qualche vicino di casa in più (ha promesso di venire a vivere qui, in caso di vittoria, Matteo Salvini, ma anche il candidato delle Buone maniere, psicosessuologo già pornodivo, Giuseppe Cirillo in arte Dr Seduction), ma sicuramente con tanti “turisti” in meno per le piazze. Quei leader politici che in questi giorni hanno battuto ogni centimetro di terra d’Umbria in cerca di voti.

Lezioni di geografia

Qualcuno, come Salvini, ha imparato che Montefalco (dove ha governato la sua senatrice e candidata Donatella Tesei) non è in provincia di Macerata. Qualcun altro, nonostante i viaggi, pensa che l’Umbria abbia anche il mare, come il capo dei cinquestelle Luigi Di Maio, che a “Un giorno da pecora” ha confuso Perugia con Pescara.

Ma sulla geografia sono caduti anche il premier Conte (l’errore per difetto dell’equivalenza in termini di abitanti tra l’Umbria e la provincia di Lecce è poca cosa di fronte a quello politico per la frase tanto più infelice al tempo dei turbo-social) e il parlamentare pentastellato Dino Giarrusso, che nella smania di slegare le sorti del Governo dal voto umbro ha dimezzato di quasi 200mila unità la popolazione del Cuore verde d’Italia.

Buchi e macerie

Dalla geografia all’economia, un’altra delle materie su cui si sono confrontati i vari candidati, locali e nazionali. I conti sulla ricostruzione degli alberghi dell’azienda di famiglia, che il Pd nursino voleva fare in tasca a Vincenzo Bianconi, in estate ancora amico del centrodestra e del sindaco Alemanno, per poi ritrovarsi candidato dell’inedito patto giallorosso. E finire così “sputtanato” (sono parole di Bianconi) sulla stampa nazionale, dove i soldi ricevuti sono lievitati a tal punto da poter titolare, nella sintesi giornalistica, che l’80 per cento dei fondi della ricostruzione in Umbria sono finiti a Bianconi.

Conti insidiosi anche per Donatella Tesei, alla quale il centrosinistra ha provato a servire un rosso di Montefalco avvelenato. Quello che emerge dai conti lasciati ai concittadini da sindaco. Qui le stime crescono o si assottigliano, asseconda che il bilancio comunale lo si guardi con l’occhio destro o con quello sinistro: oltre 2 milioni, attaccano dal Pd, che a Montefalco ha mandato l’ex assessore al Bilancio della Regione, Vincenzo Riommi; circa 300mila euro di disavanzo tecnico, si difende la stessa Tesei, forte di un anno passato a capo della Commissione difesa del Senato.

Vincenzo e Donatella

C’è da dire che i due contendenti, a forza di partecipare a confronti pubblici di fronte alle varie associazioni professionali, datoriali e sindacali, si danno affettuosamente del tu. “Come dice Vincenzo“, “come afferma Donatella“. Piacendosi così tanto l’un con l’altra da finire per suggerirsi le risposte. E chissà che non possano ritrovarsi allora in Giunta insieme.

Lotta fratricida per un posto a Palazzo

Entrambi, comunque andrà, si ritroveranno a Palazzo Cesaroni. Solo che il vincitore avrà un ufficio più lussuoso e spazioso più il là, nel dirimpettaio Palazzo Donini. E infatti tra chi un posto a Palazzo Cesaroni se lo deve conquistare la battaglia è serrata. E c’è poca voglia di sorridere e di scambiarsi favori.

A destra, come profetizza Di Maio, si litigherà maggiormente dal 28 ottobre, quando ci saranno da spartirsi assessorati e posti nelle partecipate.

A sinistra c’è più coerenza: si è litigato quest’estate, si è continuato a litigare durante la campagna elettorale e si litigherà, con tutta probabilità, anche dopo. Nell’area comunista si è raggiunto un livello tale nella capacità di scissione che il Cern sta pensando di chiamarne qualcuno a Ginevra per condurre gli esperimenti sull’atomo. E dire che i compagni Camuzzi e Rubicondi hanno simpatia l’uno dell’altro.

Liti, la coerenza del Pd

Ma il partito della lite per eccellenza è il Pd. Nonostante Zingaretti abbia (ri)mandato in Umbria il placido Verini, formatasi alla “pacata” corte veltroniana. Prima gli schiaffoni per far dimettere la Marini e sciogliere il consiglio; poi le denunce sul commissariamento; quindi i veti incrociati per la formazione delle liste, con lettere degli esclusi a Zingaretti e minacce di andare con Renzi. L’idea che la pattuglia dem a Palazzo Cesaroni possa ritrovarsi dimezzata ha spinto a continuare le liti, tra i sostenitori dei 20 candidati in lizza. E per non rischiare che in pochi venissero a conoscenza di quanto scritto nelle chat al vetriolo, meglio far sapere urbi et orbi, tramite Fecebook, che quella candidata ha invaso spazi altrui con i suoi manifesti, o l’invito a cercare i voti fuori dal proprio ambito familiare. Ma se quel “c…” con cui si è voluto rafforzare il concetto non è servito a rimandare il comandante Schettino sulla Costa Concordia, come può spingere il lanciatissimo candidato dem a non sconfinare?

Sgambetti di genere

A destra e a sinistra, saltati gli apparentamenti. Ed i santini col doppio nome fatti sparire in fretta. “Tu il voto dallo a me, che quella…”, con buona pace della galanteria. A destra pare che le donne siano tenute in maggior considerazione. Anche perché sono quelle che finanziano…

Suore, sesso e videtape

Da materia facoltativa, la religione in Umbria non poteva che diventare centrale per essere promossi. Al cuore immacolato della Vergine si sono rivolti l’ormai devotissimo Salvini, ma anche l’ex pannelliano Cirillo. Che però attribuisce alla Chiesa il 30% dei mali dell’Umbria. Alla Chiesa, ma non ai religiosi. Ai quali riserva comprensione (“finanzierò incontri per i preti gay e le suore lesbiche“) e amore. Chiedere alla suora con cui, 9 anni fa, ha girato un video hard ancora visibile su Youporn.

Crocifissi e preghiere

A ristabilire fede e tradizione ci pensa la Lega di Bastia, che in appoggio al candidato locale Pastorelli compra 35 crocifissi da distribuire nelle scuole. “Bravi!” approva il Capitano. Che al forum delle famiglie, insieme a Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, ha firmato il manifesto per la famiglia tradizionale. E giù risate, da quella sinistra che anni fa professava il sesso libero. L’alfiere d’estate dello schieramento, Andrea Fora, sentenzia: “Chi segue Salvini non può dirsi cristiano“. Ed a tanti viene in mente quel “Fora chi?” che si sarebbe udito dal primo piano del Vescovado a chi chiedeva indicazioni su chi votare. Anche perché i vescovi, come comunicato dalla Ceu, in queste elezioni sono neutrali. Ed infatti Basetti con Conte ha parlato di famiglie, giovani e anziani. Neanche un po’ di immigrati, per non irritare la suscettibilità di nessuno.

Sexy chiusura

Fortuna che a sinistra (“siamo socialdemocratici” spiega Martina Carletti) a scherzare sul sesso ci pensa Riconquistare l’Italia, che chiude la propria campagna elettorale a Terni con il Dugongo Show, “l’unico varietà sexy-filosofico al mondo!” si promette nella locandina. Dove si spiega ancora: “Una serata comico-opolitica per parlare di Italia, Europa, sovranità, socialismo e altre bizzarrie“. E se lo dicono loro…

Da genio della musica a genio della finanza

Non allieterà gli umbri con uno spettacolo, invece, ma si limiterà ai comizi elettorali, il maestro Antonio Pappalardo, ex generale dei carabinieri e candidato presidente per i Gilet Arancioni (“il giallo lo avevano già indossato in Francia“, si giustifica). Il maestro racconta di essere stato chiamato a venire a “salvare l’Umbria” da alcuni amici mentre stava componendo un’opera per Trump. Donald, ovviamente. Il suo programma si basa su un’idea geniale: stampare le lire umbre. Di cui ne distribuirà ben mille a famiglia appena eletto. “Ho incontrato Mario Draghi a Città della Pieve – racconta – e mi ha detto che si può fare. E che è una grande idea“. Perché non ci hanno pensato altre regioni dall’economia più robusta, tipo la Lombardia? “Perché io sono un genio“, risponde. Da genio della musica a genio della finanza, il passo è breve.

Politici come ufo sul pianeta Ricci

Era partito con due anni di anticipo, Claudio Ricci, nella sua corsa solitaria verso quel Palazzo Donini che gli era sfuggito di un soffio nel 2015. A gennaio 2018, mentre tutti erano impegnati nelle politiche, lui aveva annunciato: “Mi candidato presidente con tre liste civiche“. Poi le dimissioni della Marini, il voto anticipato, la scelta post Papeete di Salvini e l’alleanza giallorossa al Governo hanno modificato il mondo intorno a lui. Manco ci fossimo trasferiti su Marte. E si è visto transitare in Umbria, a cominciare dalla sua Assisi, tutti i politici nazionali, come tanti ufo. Al punto che nei sondaggi mandati in onda da Vespa a Mentana le sue liste civiche neanche venivano calcolate. “Ma sarà un voto sull’Umbria” dice, fiducioso nei suoi sondaggi. Magari confidando in una stravittoria di uno dei candidati di grido, così da abbassare il quorum per l’ingresso a Palazzo Cesaroni.

A colpi di Facebook

Tra i vincitori di queste elezioni, indipendentemente dal risultato, va inserito Facebook. Le sue bacheche hanno ormai sostituito i pannelli elettorali dove qualcuno si ostina comunque ad incollare i manifesti di notte. E poi, ci sono i messaggi sponsorizzati. Tracciabili, perché tra le spese elettorali. E così, alle 13 del 25 ottobre, si vede come Donatella Tesei abbia sopravanzato nella spesa social Vincenzo Bianconi, spendendo dieci volte tanto (10.231 euro contro 1.326). Con il candidato del patto sopravanzato anche da due candidati consiglieri del suo schieramento, Tommaso Bori (1.720) e Michele Bettarelli (1.480). Ma i 10.301 euro spesi dai candidati delle liste collegate a Bianconi sono poca cosa rispetto ai 45.831 euro dei candidati del centrodestra. Che evidentemente (come dimostrano anche spot tv e pubblicità elettorali, vele comprese) pensano di poter rientrare dell’investimento fatto.

Elezioni permanenti per risollevare il turismo

Tra i vincitori vanno inseriti poi gli albergatori che hanno avuto le camere riempite da tanti politici e dal loro staff in un periodo di bassa stagione. Ed i ristoratori proprietari dei locali dove sono state organizzate le cene elettorali. Chiedere, tanto per fare un esempio, alla “Maria” sulle rive del Trasimeno.

“Din don”: benvenuti a Eurochocolate

E poi c’è lui, Eugenio Guarducci. Che ha portato ad Eurochocolate: Berlusconi, Conte, Di Maio, Zingaretti, Salvini, Carfagna… e qualcuno ce lo saremo anche scordato. Con i cioccolatini personalizzati con i nomi dei politici ospiti della manifestazione si può ideare una bella confezione, in stile Ferrero Rocher: “Ambrogio, avverto un leggero languorino…”.

Guarducci si è ritrovato ad essere il nuovo Bruno Vespa e la sua Eurocholate la terza Camera dello Stato scalzando Porta a Porta. “Din don”: benvenuto a Eurochocolate!