Lu. Bi.
Continua la polemica a distanza tra la cooperativa Actl e il consigliere Enrico Melasecche dell'Udc. Questa volta a rispondere ai presunti illeciti denunciati dal politico è il presidente della coop, Sandro Corsi, che, in una nota, definisce il consigliere “paladino di diritti e doveri che non sa nemmeno dove siano di casa”, e affonda accusandolo di “accusare, insinuare e screditare”, strumentalizzando il lavoro di ragazzi e ragazze impegnati in un settore “sciagurato” come il sociale.
Nella nota c'è anche una polemica sull'utilizzo del 'latinorum', quasi uno scontro epico tra Azzeccagarbugli e Don Abbondio, che probabilmente non interesserà il lettore, più di quanto un vuoto dibattito di forma. La sostanza è invece nella replica che leggiamo di seguito:
“Si continua a parlare di Servizio Civile. E poiché, purtroppo per noi e a differenza di altri, siamo quotidianamente impegnati nel lavoro, rispondiamo con qualche giorno di ritardo.
Il noto consigliere, Melasecche da Perugia e poi a Terni, da subito aveva introdotto in modo surrettizio il tema della gara di appalto vinta dalle cooperative della provincia di Terni. Ciò è ora clamorosamente manifesto, come manifesto è il goffo tentativo di farsi paladino di diritti e valori che il nostro consigliere non sa nemmeno dove siano di casa. L’unica cosa che davvero conta è accusare, insinuare, screditare. Senza alcun pudore, anche utilizzando ragazzi e ragazze impegnate nel territorio, la cui colpa, evidentemente, è avvicinarsi al settore così sciagurato del sociale.
Per quanto riguarda sindaci e ambiti territoriali, è giusto rispondere che, come da norme, tutti i partecipanti a gara avrebbero potuto chiedere attestazioni del lavoro svolto e relazioni avute negli anni: così noi abbiamo fatto ed evidentemente altri no. Non ci dispiace per loro!
“Excusatio non petita, accusatio manifesta” cita il Melasecche da Perugia e poi a Terni. Capiamo, appellarsi al latino è, per alcuni, l’unica cosa rimasta dopo aver cercato di appellarsi a tutto e a tutti. Noi siamo convinti che un’accusa ingiusta costringa sempre ad una giusta obiezione (anche in latino, iniqua accusatio ad aequam recusationem cogit). O si deve forse attendere che chi accusa conceda anche il tempo e lo spazio della replica?
Note per il lettore
Petita deriva da petere, chiedere per ottenere. Anche il “chiedere democraticamente” andrebbe tradotto con petere (per ottenere controlli). Si raccomanda ai lettori di pronunciare bene la ‘t’ stando attenti a non scadere nella ‘d’ di cui il dialetto ternano è spesso preda. Non si vorrebbe che il petere di Melasecche divenisse pedere. L’argomento oltre che stucchevole diverrebbe anche sgradevole”.