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“Il Pd ha fallito”, Sergio Cofferati presenta Sinistra Italiana a Terni

Sergio Cofferati, ex numero uno della Cgil e tra i 30 fondatori del Partito Democratico, è convinto “C’è bisogno di sinistra”. Nella serata di oggi è stato presentato il nuovo progetto politico che ha il nome provvisorio di “Sinistra Italiana”, quello ufficiale verrà deciso in sede di Congresso in calendario il prossimo dicembre, visto che questa è ancora la fase dei comitati promotori.
Sergio Cofferati critica duramente l’attuale Pd, “con rammarico – dice – visto che sono stato tra i fondatori”.

“Il partito – confessa ancora – ha fallito il motivo per cui era nato, cioè raccogliere le esigenze dei riformatori cattolici e socialisti che avevano un profilo di sinistra. L’attuale Pd non ha nulla a che vedere con i presupposti della sua nascita”.
Parole dure quelle di Cofferati che prosegue: “C’è uno spazio geografico in politica che si riempe naturalmente, e in questo momento c’è bisogno di sinistra là dove stanno prendendo piede altre forme di coesione sociale, come associazioni o volontariato, forme che non si riconoscono più nella virata a destra dell’attuale rappresentanza del Pd”.
L’ex segretario della Cgil ha in mente cosa vuol dire ancora sinistra e la mente non può non tornare al supplice volto di Nanni Moretti che in “Aprile”, prega D’Alema di “dire qualcosa di sinistra” nel faccia a faccia con Berlusconi di “Porta a Porta”.
“Non ci si può dire di sinistra a prescindere dalle azioni, ma lo si deve dimostrare. Prima di tutto attraverso la funzione sociale del lavoro con una giusta remunerazione, la possibilità di svolgere una vita dignitosa e di crescere come individui”.
Il passato sindacalista di Sergio Cofferati si fa sentire, il tema del lavoro è al centro della riflessione politica del nuovo progetto e, quasi inevitabile è l’attacco al “Jobs Act”: “La legge non crea lavoro, ma mette in difficoltà chi già lavora – tuona Cofferati – i dati tanto sbandierati sulla ripresa dell’occupazione sono solo il risultato di un cambiamento della forma attraverso la quale vengono concessi incentivi fiscali agli imprenditori che assumono, ma l’era del tempo indeterminato, di fatto, è finita”.
Una stoccata arriva anche al Ministero Dell’Istruzione: “Altro che “Buona Scuola” – affonda ancora Cofferati – si sta trasformando l’istituzione scolastica in azienda con tanti piccoli Marchionne al posto dei dirigenti scolastici”.

A introdurre l’iniziativa politica è stato Mario Giovannetti che ha letto il manifesto politico del neonato percorso: “Essere di sinistra significa avere una visione complessiva del mondo, dei suoi drammi, delle ingiustizie, battersi per l’integrazione, per la giustizia, per l’istruzione, e per il lavoro come valore sociale” – per la buona pace di Moretti.
L’attacco al Governo di Giovannetti: “Le mirabolanti parole di Renzi di una Italia in ripresa le credono sono nei palazzi del potere e suoi amici finanziari. È ora di reagire all’idea che si è affermata prima con Berlusconi e poi con Renzi, che i partiti difendono l’interesse dei singoli. Il Pd si è spostato a destra – dice ancora Giovannetti – e crescono movimenti come la Lega, il M5S e l’astensionismo. L’Italia ha bisogno di sinistra”.

Al tavolo dei lavori c’erano testimonianze legate soprattutto al mondo del lavoro e della scuola. Luciano Santirosi ha portato la sua esperienze come lavoratore in mobilità della “Carbon” che, facendo riferimento alla difficile situazione degli oltre 100 operai della fabbrica  a rischio ha sottolineato che “si è rivoltato il mondo. Ora sono i lavoratori a chiedere il licenziamento collettivo per accedere alla mobilità, siamo tornati indietro di 40 anni. Basta le divisioni della sinistra, la sinistra deve difendere il lavoro tutto”.

A proposito di aziende, Yuri Cricco, lavoratore in Thyssen e sindacalista Fiom ha riportato all’attenzione dei presenti la vertenza Ast: “C’è bisogno di una sinistra che rimetta al centro della propria riflessione politica l’uomo e i suoi diritti, il lavoro come fonte di dignità dell’individuo”. Emanuela Di Loreto, insegnante, ha invece messo in guardia rispetto al pericolo di trasformare la scuola in un’azienda con i ‘presidi-sceriffo’ che possono decidere su salari e assunzioni.
Ultima testimonianza quella di Sabrina Piscicchia, precaria da 3 anni, dopo essere stata sollevata da un contratto a tempo indeterminato.

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