Sequestro di un agente a Capanne, il S.PP.: "Nelle carceri lo Stato non è in grado di garantire ordine e sicurezza" - Tuttoggi.info

Sequestro di un agente a Capanne, il S.PP.: “Nelle carceri lo Stato non è in grado di garantire ordine e sicurezza”

Flavia Pagliochini

Sequestro di un agente a Capanne, il S.PP.: “Nelle carceri lo Stato non è in grado di garantire ordine e sicurezza”

Aldo Di Giacomo, portavoce del sindacato del corpo di Polizia Penitenziaria, chiede alla politica "interventi urgenti"
Mer, 28/08/2019 - 18:08

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Il sequestro dell’agente penitenziario a Capanne non lascia indifferente i sindacati degli agenti di polizia penitenziaria. Aldo Di Giacomo, Portavoce Nazionale del S.PP. (Sindacato del Corpo di Polizia Penitenziaria), spiega che “l’episodio di Perugia è gravissimo, che mette in evidenza, se ancora non bastasse, tutte le fragilità dell’amministrazione penitenziaria. Nelle carceri italiane, o nella maggior parte, lo Stato non è in grado di garantire ordine e sicurezza”.

Secondo l’ultima ricostruzione, i detenuti che hanno sequestrato la guardia erano due, e non tre. Si tratta di un detenuto di nazionalità nigeriana e di un altro di nazionalità tunisina. Il primo avrebbe bruciato un materasso, il secondo chiedeva di essere trasferito dal carcere di Perugia a un altro, sembra per avere la possibilità di lavorare. L’agente è stato tenuto in ostaggio sotto minaccia di una lametta per oltre mezz’ora.

Se il Sappe parla di tre detenuti protagonisti del fatto, il terzo di nazionalità francese, e di un sequestro durato due ore), secondo la ricostruzione del vice segretario regionale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Angelo Romagnoli, i detenuti erano due e la vicenda, che è comunque accaduta, si è chiusa in mezz’ora.

L’episodio è avvenuto quando i detenuti, che dalle nove alle 21 hanno la possibilità di muoversi nel reparto penale (riservato a quelli con condanna definitiva) sono stati fatti rientrare in cella. I due stranieri – secondo l’Osapp – avrebbero quindi chiesto di parlare con l’ispettore di sorveglianza, dal quale, in sicurezza, sono stati accompagnati da due agenti della polizia penitenziaria“. Quando sono stati ricondotti in cella, sempre secondo la ricostruzione di Romagnoli, il tunisino avrebbe cercato di dare fuoco a un materasso, provocando fumo. Gli ispettori hanno spento le fiamme, ma a questo punti il detenuto di nazionalità nigeriana, approfittando del momento di confusione, ha preso alle spalle, tenendolo al collo, uno degli agenti e dopo averlo trascinato in una zona del reparto, lo ha tenuto in ostaggio. Minacciando gli agenti e il personale del carcere presenti che se si fossero avvicinati avrebbe fatto del male al poliziotto con una lametta.

La situazione è stata riportata alla calma dopo l’intervento dei vertici del carcere e del personale della penitenziaria. Come già emerso, i detenuti responsabili del fatto sono stati quindi messi in isolamento e saranno trasferiti. Su quanto successo il carcere ha inviato un’informativa alla procura ipotizzando il sequestro di persona. L’ agente è stato invece medicato al pronto soccorso con una prognosi di 15 giorni dovuta a un trauma cranico.

Per Di Giacomo, intervistato da UmbriaTV, “Lo dice l’episodio di Perugia, ma lo dicono anche i trenta episodi che tutti i giorni si verificano, come l’evasione dal carcere di Poggioreale a Napoli”. In questo caso il detenuto evaso è stato riacciuffato, ma Di Giacomo, intervistato sull’argomento, aveva ricordato come “C’è una falla enorme che non riguarda solo Poggioreale: assenza di sentinelle e malfunzionamento dei sistemi elettronici di controllo”.

Tra le soluzioni proposte da Di Giacomo nell’intervista, “l’eliminazione della sorveglianza dinamica e prevedere un adeguamento organico. Se non si interviene subito, troveremo ad affrontare le carceri solo con leggi speciali per garantire il controllo degli istituti di pena. La politica impegnata in altre cose sta ignorando l’emergenza che vive il personale di polizia penitenziaria con il rischio dell’incolumità fisica”.

“Ci rivolgiamo a quella parte della politica – è l’appello di Di Giacomo – che ha manifestato una qualche attenzione su questi temi con l’invito a non ripetere l’esperienza del contratto di governo precedente che, di fatto, tra i punti del programma ha escluso completamente interventi per il sistema penitenziario. È ora che ci si ascolti e si proceda con le misure che più volte abbiamo rivendicato a tutela del personale del carcere a partire dall’abbandono del sistema delle cosiddette celle
aperte
.

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