Naso tumefatto, occhi gonfi e lividi, vestito strappato, capelli arruffati e pieni d’erba. Sangue anche dalle ginocchia. Viene trovata così Giada (nome di fantasia), la mattina del 24 dicembre del 2011 dagli amici e colleghi che la raggiungono nel parcheggio della discoteca perugina Cantiere 21. E’ sconvolta e viene portata in ospedale dove la trattengono per qualche giorno. Nel frattempo gli agenti della questura di Perugia, sentito il suo racconto e su disposizione del pm di turno Giuseppe Petrazzini arrestano M.C. un benzinaio perugino di 24 anni. Il Gip convalida e l’uomo resta in carcere per due mesi. La storia che emerge dal racconto della giovane chiamata a deporre in aula è straziante.
Un triste copione, troppe volte andato in scena. Giada racconta di aver conosciuto il giovane la sera prima, presentato da un comune amico ad un aperitivo. Racconta poi di averlo incontrato di nuovo la stessa sera nel locale dove lei lavora come ragazza immagine. Descrive i modi gentili con cui la invita prima a fumare una sigaretta e poi a fare colazione insieme in un bar di San Mariano. Lei accetta ma presto, tutto si trasforma in un tremendo incubo. Il viaggio diventa troppo lungo, la strada non è quella verso il posto stabilito, ma il ragazzo che è con lei la rassicura, le dice che la sta portando a vedere il posto dove lavora, invece imbuca una stradina di campagna e li, secondo il racconto di Giada, si consuma una violenta e tremenda violenza sessuale.
“E’ arrivata con il volto tumefatto”. Ieri mattina in aula si è tenuta la terza udienza del processo e davanti al collegio dei giudici presieduto da Gaetano Mautone sono sfilati 4 testimoni chiamati dal pm Giuseppe Petrazzini. Un’amica della ragazza ha raccontato di aver riconosciuto nel giovane visto in questura la mattina del 24 dicembre lo stesso con cui la ragazza si era allontanata dal locale. Il pr del locale, collega di Giada ha spiegato: “Mi ha chiamato la mattina del 24 dicembre. Non capivo nemmeno bene cosa dicesse ma ho inteso ‘torna qui, vieni al locale’, così mi sono vestito e sono tornato al Cantiere 21. Quando sono arrivato lei aveva il viso tumefatto. Quella sera arrivata al locale verso le 24, come sempre aveva passato la serata al tavolo con noi e intrattenendosi con i clienti, poi stranamente è sparita, lei non lo faceva mai, ho pensato che fosse strano e mi sono anche preoccupato, perché di solito dopo il lavoro andavamo sempre a fare colazione tutti insieme. Poi ho ricevuto la telefonata. E quando sono arrivato l’abbiamo convinta ad andare in ospedale”.
La vittima in aula. Presente in aula la giovane difesa dall’avvocato di parte civile Matteo Giambartolomei, assente invece l’imputato, oggi a piede libero, difeso dall’avvocato Massimo Rossini. Come testimoni dell’accusa, sono stati sentiti ieri i due agenti della questura che raccolsero la testimonianza della giovane. In aula si tornerà a fine febbraio e poi ci sarà la sentenza dei giudici che dovranno decidere se avvallare l’impianto accusatorio o credere alla versione dell’imputato che si è sempre dichiarato innocente.