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Sentenze Tar Lazio comprate, legale “liberate Antonini” / Giudice De Bernardi trasferito da Milano a Roma

Carlo Ceraso

Il conto alla rovescia, per i legali del giudice del Tar Lazio Angelo Franco Angelo Maria De Bernardi e dei sei coimputati accusati dal pm Stefano Pesci di corruzione in atti giudiziari, è cominciato. Per la verità il numero si è ridotto a 5, dal momento che a Francesco Felice Lucio De Sanctis lo stesso gip Tomaselli, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha concesso l’obbligo di dimora al posto dei domiciliari. “Il mio assistito ha chiarito in maniera dettagliata la propria posizione peraltro marginale” dice al telefono l’avvocato Nunzia De Ceglia.
La prossima settimana il Tribunale del Riesame, al quale si sono appellati gli arrestati (3 in carcere De Bernardi, Matilde De Paola e Giorgio Cerruti; 3 ai domiciliari fra cui l’ex n. 1 di PopSpoleto Giovannino Antonini), dovrebbe decidere in merito ai ricorsi presentati in questi giorni dai rispettivi avvocati.
A cominciare da quello del giudice amministrativo, difeso da Massimo Lauro (conosciuto dai lettori delle cronache giudiziarie per aver assistito i familiari di Simonetta Cesaroni, la giovane romana uccisa in via Poma ), che sarà discusso lunedì prossimo. Il giudice, arrestato dai carabinieri del Noe lo scorso 22 luglio mentre si trovava a Milano, verrà trasferito nelle prossime ore dal carcere di San Vittore a quello di Rebibbia (il pm Pesci ha già concesso il nulla osta).
“Il giudice De Bernardi, nel corso dell’interrogatorio, ha fornito la propria versione su tutti i fatti che gli vengono addebitati negando ogni responsabilità” fanno sapere dallo studio Lauro a Tuttoggi.info “non ha mai partecipato alle udienze di cause a lui non assegnate né ha mai percepito soldi. I contatti intercorsi con l’avvocato De Paola erano solo per dare consigli ad una professionista che è una sua amica di famiglia. Confutiamo dunque la corruzione in atti giudiziari, De Bernardi è sempre stata persona integerrima, per questo abbiamo chiesto l’annullamento dell’ordinanza”.
A depositare ieri a Roma analogo ricorso è stato Manlio Morcella, difensore dell’ex padre-padrone di Banca Popolare Spoleto, Giovannino Antonini (ai domiciliari) che per l’accusa avrebbe corrotto il giudice, per il tramite dell’avvocato De Paola e del faccendiere Cerruti, nel tentativo di ribaltare il provvedimento di commissariamento inflitto a board di Bps e della holding Scs da Bankitalia e Ministro dell’economia. Per la difesa i 21mila euro in parte consegnati (6mila) e in parte fatti avere alla De Paola da Cerruti (15mila), altro non sarebbero che un acconto per le spese processuali e non una ‘tangente’ come sostengono invece gli inquirenti.
Uil “sostegno alla magistratura” – l’arresto di Antonini ha di fatto riacceso i riflettori su piazza Pianciani, sede del quartier generale di Bps. Dopo la nota della Cgil è la Uil ad intervenire. Il comunicato firmato da Claudio Bendini e Luciano Marini: “Alcuni mesi orsono come UIL e UILCA dell’Umbria uscimmo con un comunicato stampa nel quale sottolineavamo come di fronte ad assetti creditizi regionali in rapida evoluzione si assisteva all’assenza di un dibattito serio capace di coinvolgere le forze produttive e sociali insieme ad un appropriato livello istituzionale. Desideriamo ricordare anche l’incontro che unitariamente organizzammo fra CGIL-CISL-UIL confederali e Segreterie Regionali del Credito di FISAC-FIBA-UILCA con il Presidente di ABI UMBRIA dr. Tuccari che rappresentò uno dei rari momenti di riflessione su quanto stava accadendo a livello bancario nel nostro territorio. In quell’incontro emersero a nostro avviso alcune istanze che ancora oggi conservano una certa validità pur necessitando di un adeguamento al mutato scenario di riferimento. Il nostro obiettivo era favorire la partecipazione di Istituzioni, imprenditori e Fondazioni bancarie e speravamo che il nostro contributo avrebbe dato per così dire la sveglia ad una politica talvolta assopita rispetto alle piccole e grandi questioni dell’Umbria o quantomeno fortemente distratta. Sulle vicende di corruzione contestate ai vertici aziendali di Banca Popolare di Spoleto – che qualora accertate sarebbero di una gravità inaudita – sta indagando la Magistratura alla quale va sin d’ora l’apprezzamento ed il sostegno della UIL e della UILCA dell’Umbria, con l’augurio che si arrivi a fare chiarezza definitivamente sugli accadimenti degli ultimi anni e che hanno visto protagonista la Banca e il suo azionista di riferimento. Chiediamo che questa chiarezza e l’accertamento di eventuali responsabilità sia fatta rapidamente nell’interesse principale della comunità spoletina, umbra, dell’economia regionale, della Banca stessa ma soprattutto dei dipendenti. Si!, i dipendenti, proprio loro, quelli che quotidianamente si prodigano dietro lo sportello, operando in un contesto difficilissimo e lo fanno con grande professionalità perché hanno un grande spirito di appartenenza ed ambiscono a tenere alto il blasone di una Banca e di un marchio storici, che purtroppo altri e non certo i lavoratori hanno contribuito ad infangare. No!, noi in questo gioco al massacro fatto di velate minacce, di sussurri nei corridoi non ci siamo mai voluti entrare e non lo faremo. Torniamo a reiterare la richiesta che dall’imprenditoria locale possa partire un piano di azione finalizzato alla ricapitalizzazione dell’Istituto spoletino, vogliamo capire se c’è l’interesse e la volontà a sostenere un’operazione vantaggiosa per l’economia del territorio. Chiediamo alle Istituzioni una maggiore attenzione alle sorti della Banca Popolare di Spoleto, quelle stesse Istituzioni che giustamente si interessano dei vari tavoli di crisi aperti presso le miriadi di aziende in difficoltà della regione ma che invece sembrano disinteressarsi rispetto le vicende dell’ultima banca locale che dà lavoro a centinaia di dipendenti e contribuisce a sostenere la domanda di credito in una fase congiunturale di crisi senza precedenti. Ribadiamo la necessità a questo punto urgente della convocazione di un tavolo regionale del credito al fine di suscitare fra i diversi attori un dibattito approfondito su quale modello di credito vogliamo per l’Umbria, quali strategie mettere in campo e secondo quali principi, proprio a partire dalla partita in Banca Popolare di Spoleto”.

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