C’è attesa, tanto tra i cacciatori, quanto tra gli animalisti, per l’udienza del collegio del Consiglio di Stato, fissata per martedì 14 gennaio, per discutere nel merito l’istanza presentata dalle associazioni ambientaliste sul Calendario venatorio dell’Umbria.
Un Calendario venatorio tribolato
Un Calendario venatorio dalla “vita” quanto mai tormentata, dopo che il Tar ha annullato la preapertura alla tortora (consentendo di cacciare solo i corvidi), dando però poi ragione a Regione e associazioni venatorie in merito alle date di chiusura del prelievo di beccacce, turdidi e uccelli acquatici.
Un verdetto, quest’ultimo, per il quale però le associazioni ambientaliste hanno presentato appello al Consiglio di Stato. Che in attesa del giudizio di merito aveva parzialmente accolto l’istanza, “accorciando” la stagione venatoria in Umbria per queste specie, secondo il parere dato da Ispra.
L’emendamento che ha “riaperto la caccia”
L’emendamento all’art. 18 della legge 157/92 (la legge quadro su caccia e fauna selvatica in Italia) approvato dal Parlamento con la Finanziaria, ha però “riaperto” la caccia in diverse regioni, tra le quali l’Umbria. Regioni nelle quali, come prevede la nuova normativa, in attesa del giudizio di merito, si caccia sulla base del Calendario venatorio dello scorso anno. Novità recepita da tutte le Regioni dove il Calendario venatorio era stato congelato dai giudici amministrativi, tranne le Marche, dove il Calendario venatorio dello scorso anno era stato bocciato. Normativa nazionale recepita in alcuni casi con nuovi interventi del legislatore regionale. L’Umbria – come poi chiarito dagli uffici – ha scelto invece di recepire la normativa automaticamente. Così come aveva respinto la richiesta di Federcaccia di intervenire per cambiare eventualmente il Calendario venatorio, tra le possibilità indicate anche nel provvedimento di sospensiva del presidente del Consiglio di Stato.
E così in questi giorni i cacciatori hanno cacciato turdidi e beccacce, senza incorrere in sanzioni (almeno secondo quanto risulta).
Il verdetto
Si attende, ora, il verdetto. A tempo – come quasi avviene in questi casi – a tempo quasi scaduto. Una sentenza immediata, comunque, oltre a bloccare due settimane di caccia alle beccacce, rappresenterebbe un precedente anche per il futuro.
Le associazioni venatorie sono intenzionate a chiedere comunque più tempo, proprio alla luce della novità normativa intervenuta.
Le associazioni ambientaliste, subito dopo la presentazione dell’emendamento, ne hanno evidenziato la presunta incostituzionalità.
Il dubbio sulla costituzionalità
Dubbio di costituzionalità che potrebbe essere posto anche dallo stesso Consiglio di Stato. Cosa che però farebbe sospendere il giudizio di merito, in attesa che la Corte Costituzionale si esprima. Aspetto che potrebbe portare in futuro alla nullità della “riforma” inserita in Finanziaria, ma che consentirebbe ai cacciatori di proseguire l’attività venatoria fino alla conclusione prevista da Calendario.
Insomma, i tempi lunghi della giustizia, in questa lotta a suon di carte bollate, giocano a volte a favore degli ambientalisti, altre aiutano i cacciatori.
La nuova amministrazione regionale a guida Stefania Proietti ha comunque intenzione di cambiare, per il futuro, il metodo di lavoro che dovrà portare alla stesura del Calendario venatorio 2025-26.